- Dunque, arriva Caronte. Caldo, possibili bombe d’acqua, trombe d’aria, eccetera. Il clima peggiora costantemente dagli anni Novanta, ma in pochi si ricordano dell’altra crisi, venuta prima: la microglaciazione del 1943 – 1946
- Comunque, dal 1946 fino alla metà degli anni Novanta l’Italia ha la fortuna di vivere una specie di suo piccolo optimum climatico. Ma cos’ha messo a riparlo l’Italia dalle catastrofi climatiche per 40 anni?
- Io un’ipotesi ce l’avrei: e se fosse stata la Democrazia cristiana, guardata con benevolenza da un (ipotetico, lo ammetto) Padreterno?
Dunque dunque dunque: arriva Caronte. Quindi temperature oltre i 40° ma non solo, anche possibili bombe d’acqua localizzate da qualche parte, forse occasionali trombe d’aria, eccetera. Il peggio, sembra, è stato tra martedì e mercoledì.
C’è in giro troppa energia in forma termica che si traduce in un mondo più nevrotico, con sbalzi d’umore e scatti d’ira intensi e improvvisi. Come sappiamo dagli anni Novanta in poi ogni anno va sempre peggio.
Ma cos’è quello che volevo dire? Pensiamo agli anni 1943–1945, qualcuno si ricorderà che sono gli anni della microglaciazione.
Già vivere era difficile per il particolare furore della guerra e in più ti arriva anche una microglaciazione con inverni caratterizzati da un freddo lungo e spietato. Non sto facendo il negazionista climatico, il mio discorso è un altro.
Infatti tra il 1945 e il 1946 la microglaciazione si attenua. E qualcosa ripara l’Italia dagli eccessi climatici. Basta coi freddi spietati. Ma anche basta coi caldi più orrendi. O meglio, non “basta coi caldi orrendi” ma piuttosto non ancora coi grandi caldoni orrendi.
L’optimum climatico
Potremmo dire che dal 1946 fino alla metà degli anni Novanta l’Italia ha la fortuna di vivere una specie di suo piccolo optimum climatico. Ma che cos’è che può avere riparato per una quarantina di anni l’Italia da qualsiasi catastrofe climatica? Io un’ipotesi ce l’avrei. Mi tocca qui, per la chiarezza del ragionamento, di introdurre un argomentazione che non è esclusivamente di natura fisica e, come mi rendo bene conto anch’io, sbanda un po’ nella metafisica. Ecco dunque il mio argomento.
Come è noto nessuno è mai riuscito a produrre una prova certa dell’esistenza di Dio, ma, parimenti, nessuno è neanche mai riuscito a produrre una prova certa dell’inesistenza di Dio. Facciamo quindi questa ipotesi: che Dio esista, magari in una forma anche un po’ simile al vecchio Motore Immobile tanto caro a Aristotele e anche a Dante.
Fatta la prima ipotesi dobbiamo adesso farne una seconda: la qualità dell’aria e l’andamento del clima non saranno dunque anche loro un’emanazione di Dio? Dato questo contesto di riferimento alcuni dati climatici diventerebbero facilmente spiegabili: periodo 1943 – 1945, scontro tra repubblichini e nazisti da una parte e partigiani comunisti dall’altra, microglaciazione; nel 1946 nasce la Democrazia cristiana e arriva De Gasperi al governo, la temperatura sale e la microglaciazione si interrompe.
Poi, sequenza di governi Dc, in pochi anni la temperatura si stabilizza verso quello che abbiamo definito come optimum climatico per la penisola, tanto da permettere raccolti copiosi, il boom economico, seguito anche da un boom demografico, dirette conseguenze di questo optimum climatico dato da inverni miti ma armoniosamente nevosi, piogge adeguate e carenze di gelate nelle mezze stagioni, che ancora esistevano, e estati giustamente calde ma ancora temperate. Ma l’armonia finisce.
L’èra della Provvidenza
A metà degli anni Novanta la Dc implode, distrutta dal furore popolare e da alcune indagini della magistratura. La temperatura però inizia a salire e prosegue spietata per diventare ogni anno più calda di quella dell’anno precedente.
Se tutto questo fosse vero e la lettura del fenomeno fosse corretta bisognerebbe riconoscere che Amintore Fanfani, Flaminio Piccoli, Giulio Andreotti, Donat-Cattin, Gava eccetera, sarebbero riusciti, come i migliori sciamani dei Siuox, a intercettare e a mantenere costante un’operare continuo e positivo della Provvidenza che si manifestava con nevi giuste, piogge giuste, caldi giusti, geli giusti e temperature intermedie giuste, per produrre per più di quarant’anni quello che abbiamo appena chiamato optimum climatico per la penisola: i campi erano ubertosi, i raccolti abbondanti, la gente andava a lavorare in fabbrica senza paura che la grandine gli distruggesse l’automobile, i tavolini esterni dei bar non venivano asportati con violenza dalle trombe d’aria, e coppie giovani e felici, ancora fertili, riuscivano a riprodurre gli italiani in numero sufficiente.
Anche l’aria era più respirabile. Finita la Dc, potremmo dire, finisce quell’occhio di riguardo che la Provvidenza aveva avuto sui campi, sui colli e sui cieli del bel paese. Adesso vedremo quello che riusciremo a fare esclusivamente con le nostre piccole capacità terrene.
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