È una capriola della logica con avvitamento: romanzi che hanno per protagonisti giovani maschi che si amano tra loro; che sono scritti da autrici e piacciono moltissimo a giovani donne eterosessuali; e che i gay in larga parte snobbano. Benvenuti nel mondo BL, da “Boys Love”. E la politica vuole entrare nel business con tutti e due i piedi
È una capriola della logica con avvitamento: romanzi che hanno per protagonisti giovani maschi che si amano tra loro; che sono scritti da autrici e piacciono moltissimo a giovani donne eterosessuali; che i gay in larga parte snobbano. Benvenuti nel mondo BL, da “Boys Love”, o delle “Y series”, dal termine giapponese “yaoi” che descrive la narrativa su relazioni romantico-erotiche tra protagonisti maschi.
Il calcio d’inizio l’hanno dato anni fa i manga giapponesi, ma sono i thailandesi ad aver fatto del BL un genere – letterario, televisivo, cinematografico – d’enorme successo. I thailandesi ad averlo fatto diventare fenomeno culturale travolgente, che affascina l’Asia – le sue donne soprattutto – dalla Cina al Giappone alla Corea. Un fenomeno che vale milioni e milioni di Baht, la moneta thailandese, soprattutto grazie a serie tv vendute all’estero: a giugno 2021 gli investimenti ammontavano a 360 milioni di baht, circa 9 milioni e mezzo di euro; nel 2022 il mercato Y series valeva 26 milioni di euro in export verso Cina, Giappone, Taiwan, Filippine, Vietnam, Indonesia e America Latina, e continua a crescere – a ritmo tale da meritarsi il neologismo “Y Economy”.
Un fenomeno talmente importante che il governo ambisce ora a capitalizzarlo in soft power, moderna forma di propaganda, operazione-simpatia verso il Paese: che al 2023, nel Global Soft Power Index, è solo 41mo su 121 Paesi e perde posizioni (l’Italia è al nono posto). Così il Boys Love thailandese sfida il K pop coreano, perché i thai hanno imparato la lezione che da decenni i sud-coreani impartiscono al mondo producendo K beauty, K fiction, K movies, K everything – e tutto quel che ne segue per fare più business possibile, dal turismo ai concerti, agli eventi per far incontrare fan e star.
Il successo delle fiction
Al 2gether Café di Shibuya, Tokyo, locale effimero aperto per celebrare la serie tv thailandese “2gether”, le ragazzine giapponesi vanno in deliquio davanti alle gigantografie di Bright Vachirawit and Win Metawin, i due bei protagonisti, ritratti mentre si scambiano sguardi romantici o si abbracciano. In sottofondo, musica pop thailandese. «Non sapevo che i ragazzi thai fossero così belli», sospira una di loro, così appassionata al Boys Love da aver cominciato a studiare la lingua. Non è l’unica. In Giappone si usa l’hashtag ThaiNuma (“palude thai”) per alludere alla dipendenza dal genere: ci caschi dentro e non ne esci più. In Cina WeTV, piattaforma per streaming del gigante Tencent, offre 50 Y series thailandesi, popolarissime. “I told sunset about you”, girata a Phuket, ha attirato molti cinesi nella località – donne in stragrande maggioranza, perché, come ha spiegato una responsabile dell’Ufficio del turismo thai, a seguirla sono soprattutto donne tra i 30 e i 40.
Ma perché la fiction BL ha tutto questo successo? Lo spiega al telefono da Chiang Rai, nel nord del Paese, Jidanun Leung (“Lee”), 31 anni, nota autrice di BL e più giovane vincitrice del South East Asia Write Award. «Quando avevo 12 anni leggevo Harry Potter, in molte scuole chiedevano a noi bambini di inventare storie sul modello. Ci piacevano molto anche anime e manga giapponesi, tra cui gli Yaoi. Poi esplose il pop coreano, con le sue band di ragazzi bellissimi. Questo ha creato il contesto. Il motivo vero, però, è che in Asia il ruolo delle donne è tuttora quello di stare a casa e curarsi degli uomini. Nei romanzi i protagonisti maschi vivono mille avventure, le ragazze cucinano per loro. L’unico loro compito è essere carine e docili», spiega la scrittrice, tradotta in cinese, inglese e giapponese: «Quando cominciarono a circolare romanzi BL noi ragazzine ci accorgemmo che se protagonisti erano due maschi le cose erano diverse: nessuno doveva supportare l’altro, loro erano pari. Tutti e due affrontavano il dragone. Questo ha suscitato interesse, riflessioni. Ci ha fatto capire che i ruoli non sono necessariamente quelli tradizionali». Intanto cominciavano a prender spazio la cultura woke e il dibattito sulla fluidità dei generi. Intorno al 2016 la letteratura BL esplode, arrivano i grandi editori, i romanzi diventano serie televisive: un boom non soltanto in Thailandia, ma anche in Giappone e Cina, perfino fuori dall’Asia, per esempio in Nigeria.
Akiko Hori, che alla Kansai University di Osaka tieni corsi su gender e sessualità, ha dichiarato a Nikkei Asia che «Il BL può essere apprezzato come genere di storie d’amore genderless: non vi appaiono le donne, ritenute socialmente inferiori. Il BL ha un messaggio universale perché c’è disuguaglianza di genere in tutti i paesi del mondo».
Emblematico il caso cinese, dove il genere BL è noto come “Danmei”: è soprattutto la frustrazione delle cinesi per i ruoli in cui ancora sono confinate a spingerle ad amare tanto queste narrazioni, diventarne fan o “rotten women”, “donne marce”. Donne “guaste” scrivono per altre donne “guaste” storie d’amore tra pari: qui si fa esplicito il legame tra il genere e un nascente femminismo asiatico. Chi scrive trova un modo creativo per decostruire le regole ferree di società sessiste e alludere a un mondo in cui i ruoli non sono necessariamente binari; chi legge può immaginare per sé una vita libera e avventurosa.
«Sempre più gente condivide questo desiderio di libertà. All’inizio non avevo lettori maschi, ora sì», torna a parlare Jidanun Leung. «In Thailandia siamo ancora in gabbia, secondo me infatti la fiction BL guarda a due tipi di pubblico: uno, più adulto, che desidera avventura, divertimento e romanticismo, e cerca di evadere da un paese che lo intrappola; un altro, composto da giovani sui 20 anni, più consapevole e politico, interessato alle tematiche LGBT, attivo nella protesta politica. Questi giovani chiedono cambiamenti forti nel Paese, reclamano per esempio una legge sul matrimonio omosessuale». Eppure, la Thailandia sembra un paese aperto, i kathoey o ladyboys appaiono ben inseriti in questa società. Lettura sbagliata? «Per i boomer, come i miei genitori, kathoey, gay e lesbiche vanno benissimo se sono figli di altri, ma non sopporterebbero di averne in casa. Per la gente della mia età o più giovane è diverso: queer è ok per noi. Per questo il BL thailandese piace sempre di più. Ho amici giapponesi che si sono messi a studiare il thai per capirlo, progettano viaggi da noi. È la T Wave, “l’onda thailandese”, attira tantissimo».
Le cinque F
A Bangkok, non a caso, la politica vuole entrare nel business con tutti e due i piedi. La retorica delle “5 F” del soft power thai, Food Film Fashion Fighting Festivals (gastronomia, cinema, moda, thai boxe, eventi) che dovrebbero sedurre il mondo, si arricchisce di un nuovo, ricco capitolo. Con qualche complicazione sul versante queer: la Thailandia è sì il paese di ladyboys, tolleranza e chirurgia transessuale, ma a livello legislativo le cose sono meno scontate: Boys Love ok, diritti gay fino a un certo punto. Il “Marriage Equality Bill”, la legge che consentirebbe i matrimoni omosessuali, era nel programma elettorale di Move Forward, il partito che pur risultato primo alle ultime elezioni è stato estromesso dalla compagine governativa, ed è ancora da approvare. Ma i soldi sono soldi, il movimento LGBT sempre più forte, la sua capacità di spesa sempre più apprezzata. Se c’è da farsi queer, per far cassa, ci si farà queer.
La produzione di Y series thailandesi è aumentata negli ultimi tre anni del 270 per cento, dice il Dipartimento per la Promozione del Commercio Internazionale, il loro export adesso supera il miliardo e mezzo di baht (39 milioni di euro circa), e il Ministero del Commercio ha organizzato a Bangkok un evento per far incontrare produttori thai e acquirenti giapponesi, coreani e cinesi: ne sono già nate 158 partnership. Prossimo step, fare della Thailand Creative Content Agency un intermediario, insieme a privati, per la promozione del soft power nazionale: primo meeting ufficiale il 3 ottobre, alla presenza del Primo Ministro Srettha Thavisin.
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