La Avagliano editore ristampa “Storie Bastarde, quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la Banda della Magliana” di Davide Desario. Con la prefazione di Francesca Fagnani. Il libro sarà presentato mercoledì 20 novembre alle 18 al palazzo dell'informazione Adnkronos a Roma
A quattordici anni di distanza, dopo due ristampe, la Avagliano editore ha deciso di pubblicare una nuova edizione del mio libro Storie Bastarde, quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la Banda della Magliana. La prefazione questa volta l’ha scritta Francesca Fagnani cogliendo a perfezione lo spirito di questa raccolta di racconti, storie vere. Che hanno un’anima amara, romantica, ironica, tragica. Come solo le storie vere sanno essere.
Siamo a Ostia, estrema periferia di Roma. In quegli anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80. Un far west di marane, baracche, palazzoni in riva al mare, dove il confine tra vita e malavita è sottilissimo. Un gruppo di ragazzini vive qui, dove è stato ucciso pochi anni prima Pier Paolo Pasolini, attraversa la pineta dove capita di giocare con il cadavere di un morto impiccato, incrocia più volte i “bravi ragazzi” della Banda della Magliana e la primula rossa delle Br, Barbara Balzerani che si “nascondevano” lontano dagli occhi e dai controlli del centro della Capitale.
Ma in realtà, come in questi quattordici anni mi hanno scritto per mail e sui social tantissimi lettori, potrebbe essere un posto qualunque della periferia italiana di ieri e di oggi.
Come Caivano, Tor Bella Monaca, Quarto Oggiaro, Scampia o lo Zen di Palermo: una terra dove sopravvivere tra speranza e frustrazione.
Ma a differenza di molti film e di tante serie lanciate sulle piattaforme streaming in questo libro i protagonisti non sono né i grandi eroi, i super poliziotti e magistrati, né i famigerati criminali.
No, in questo libro ho voluto invertire la messa a fuoco. In primo piano ci sono le persone normali, noi. Quelli che la mattina si alzano e combattono per andare a lavorare, per studiare, per farsi curare, per essere genitori, figli, studenti, impiegati o commercianti. E solo sullo sfondo scorre la cronaca dell’epoca, come la tragedia di Vermicino, il sequestro di Aldo Moro.
Risse, pestaggi tra rossi e neri, fionde e motorini rubati, scippi e scommesse, rivalità tra bande nemiche, le storie d’amore diventano lenti d’ingrandimento su una gioventù che cerca un futuro.
«I racconti di Storie Bastarde – scrive Francesca Fagnani – ci consentono di sfogliare un album di foto, ingiallite dal tempo ma capaci di risvegliare emozioni potenti».
Una giovinezza, che parla la lingua della strada, malinconica e ruvida allo stesso tempo. Pagine dove si riassaporano i sapori e le musiche di anni che hanno visto gli adolescenti di allora vivere un’introduzione al mondo dei grandi senza le protezioni che riversiamo oggi in figli che accompagniamo in macchina anche all’università.
D’improvviso i pischelli si sono ritrovati uomini. Ma hanno lasciato troppi amici per strada: tra overdose, morti ammazzati e destini infami. Sfide innocenti e giochi pericolosi, una umanità «de lama e de fero», la metropoli e la città. E ti chiedi che cosa è successo? Perché, come si domanda lo scrittore Giancarlo De Cataldo, allo sparo dello starter tutti si mettono a correre di gran lena e poi solo pochi fortunati arrivano al traguardo? Perché qualcuno ha sbagliato strada? Perché qualcuno si è perso? Perché qualcuno ha deciso di fermarsi e farla finita? È il mistero della vita, ti rispondi. E sai benissimo che non potrai essere tu a svelarlo.
Oggi oltre alla nuova edizione l’attore Fabio Avaro ha deciso anche di farne uno spettacolo teatrale, con la regia di Ariele Vincenti. Uno spettacolo che rende ancora più vive quelle storie e rende ancor più evidente il mistero della vita.
E allora lasciamolo stare il mistero e teniamoci stretta la vita. Quella di oggi e quella di ieri. Senza rimpianti per quei sogni che sono rimasti là: sul muretto di una piazza, attaccati a un pallone finito sotto un camion o incisi sul tronco di un albero in pineta.
Le Storie bastarde, le mie e quelle di chiunque (perché sono certo che ognuno ha le sue), ci ricordano come eravamo. E ci aiutano a comprendere come siamo. Perché con i compagni di Storie Bastarde hai riso, hai pianto, hai avuto paura, hai scoperto, hai osato, hai lottato, hai fatto a botte, hai rubato, hai amato, hai consumato dischi e sigarette, hai incrociato le guardie, hai corso, hai fatto gol, hai detto «vengo anch’io». E se oggi sei quello che sei è perché c’è un po’ di loro dentro di te. Se sei come sei è anche grazie a loro.
© Riproduzione riservata