Mare aperto. André Wiersig ha battezzato il suo elemento e continua a solcarlo con una voglia di sfida che non conosce limiti. Tedesco nato a Bochum e residente a Paderborn, 52 anni il prossimo 20 maggio, ama attraversare acque gelide e immaginare nuovi attraversamenti. Per poi fare di sé stesso un ambasciatore dei mari nelle fasi in cui gli tocca stazionare sulla terraferma. Il più grande pericolo quando si attraversano le acque profonde? Non gli squali, dice, ma le buste di plastica. Ché trovarsene una in faccia mentre sei pienamente concentrato a inseguire l’impresa può essere destabilizzante. Anche per questo ha deciso di unire l’attività agonistica con l’impegno ecologista. Ciò che lo porta a girare per istituti scolastici e a sensibilizzare i giovani sulla necessità di tutelare la natura e avere rispetto del mare. Quasi un altro sport estremo cui dedicare somma dedizione.

Io sono l’oceano

«Amo l’oceano e sento di essere tutt’uno con lui». Sono le parole che aprono il sito personale di Wiersig. Nuotatore da mari aperti per vocazione, ma con alle spalle una carriera sportiva variegata.

Inizia col triathlon, dapprima nel format olimpico e successivamente nella versione Ironman che si sviluppa su distanze altamente logoranti. Nel 2006, quando ha già 34 anni, si concede una parentesi da ciclista d’élite con l’Hannover Cycling Club 1932, durata due anni. Ma il suo grande amore sportivo è sempre stato il nuoto. Iniziato in piscina ma poi sviluppato in mare aperto, questo amore spinge Wiersig a esplorare confini estremi.

Entrare nel club degli uomini-pesce che hanno completato la sfida dell’Ocean’s Seven è il primo passo. Si tratta del circuito di maratona natatoria, inventato nel 2009 dallo statunitense Steven Munatones, che consiste nel completare l’attraversamento di sette tratti di mare particolarmente sfidanti: Canale della Manica, Canale Kaiwi (Isole Hawaii), Canale Nord (tra Irlanda del Nord e Scozia), Canale di Santa Catalina (fra l’omonima isola e Los Angeles), Stretto di Tsugaru (fra le isole giapponesi di Honshu e Hokkaido), Stretto di Cook (fra le isole Sud e Nord della Nuova Zelanda) e Stretto di Gibilterra. André Wiersig è il sedicesimo uomo al mondo, il primo tedesco, a completare il circuito tra settembre 2014 e giugno 2019.

Ma compiere imprese già portate a termine da altri deve sembrargli cosa ordinaria. Dunque, avanti con le sfide inedite. Come quella compiuta il 21 agosto 2021, che lo porta dalla terraferma di Germania verso l’isola di Helgoland. Per coprire i 48,5 chilometri di un mare gelido impiega 18 ore e 14 minuti, da mezzanotte alle sei e mezza del pomeriggio. Prima di lui, l’interrogativo era se si potesse o meno nuotare fino a Helgoland. Ora ci si chiede chi mai avrà il coraggio di imitarlo. E nell’aria riecheggia quello che ha eletto a proprio motto: «Tutto ciò che non provi rimane impossibile».

Cuore blu

La prossima impresa è la circumnavigazione delle Hawaii. Ci sono da percorrere circa 250 chilometri, che richiederanno un impegno in giorni successivi: dagli otto ai dodici, con sessioni in acqua della durata di otto-dieci ore.

Tutto quanto dovrebbe consumarsi in un mare nel quale le onde raggiungono i sei metri d’altezza, e in presenza di correnti che possono trascinare verso il pieno dell’oceano o scaraventare contro le rocce ostili dell’arcipelago. E senza tener conto della presenza di squali. Per condurre questa prova Wiersig ha cominciato a allenarsi nel 2023, contando di portarla a termine entro lo stesso anno.

Per il momento il progetto non è stato portato a termine, poiché le difficoltà di realizzazione devono essersi rivelate più alte del preventivato. Ma conoscendo il tipo, difficile pensare che abbia definitivamente desistito. E intanto che si prepara per questa e altre sfide, Wiersig va in giro a portare se stesso e il messaggio di impegno per la salvaguardia del mare.

L’Onu gli ha assegnato il ruolo di ambasciatore degli oceani, ruolo che lui svolge con grande dedizione. Viene chiamato a tenere conferenze, ma quando può va in visita presso le scuole perché è ai giovani che vuol veicolare il messaggio di rispetto della risorsa più grande che la natura abbia messo a disposizione degli esseri umani.

Serve anche a questo la fondazione Blue Heart, da lui costituita e diretta: a divulgare il rispetto per il mare, e a combattere pratiche come il blast fishing, la pesca con utilizzo di esplosivo che oltre a massacrare la fauna marina devasta l’ambiente subacqueo. Un’altra missione estrema, da condurre senza risparmio.

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