Immaginate per un momento che il vostro musicista preferito – se ne avete uno - bussi alla vostra porta e che voi lo facciate entrare come si fa con un vecchio amico che non vedete da troppo tempo; immaginate di trascorrere con lui il pomeriggio più felice della vostra vita, tra tazze di tea e musica e di potergli finalmente chiedere tutto quello che avete sempre sognato chiedergli sulle sue canzoni; e mentre lui ne improvvisa qualcuna con la chitarra, dirgli quanto siano state importanti per voi. Immaginate, infine, che quando il sole comincia a tramontare lo accompagniate alla vicina fermata del bus e lo salutiate con gratitudine stringendogli la mano.

Sarebbe grandioso, vero? C’è, però, qualcosa di ancor più stupefacente che dovreste aggiungere a questo sogno a occhi aperti: il vostro idolo è un fantasma. È lì in carne e ossa, con tanto di chitarra, ma è morto 50 anni fa. Se siete riusciti a dare corpo, nella vostra mente, a questo stravagante incontro, dovete sapere che c’è chi è arrivato a raccontarlo con parole e disegni dai colori di favola, bianco, nero e rosso, in un piccolo libro minimalista da poco pubblicato in Gran Bretagna per i tipi della Ebury Press/Penguin Random House UK: If Nick Drake Came To My House.

L’autore è Mackenzie Crook, attore e regista tra i più originali della scena british, vincitore di un premio Bafta con la serie tv Detectorists e scrittore di romanzi per ragazzi: Nick Drake è l’eroe musicale, defunto ma tutt’altro che evanescente, che un giorno arriva a casa sua e gli regala una felicità mai provata prima.

Scomparso mezzo secolo fa a ventisei anni – era il 25 novembre 1974 quando fu ritrovato senza vita a casa dei genitori, la casa dei giorni felici della sua infanzia, nelle campagne del Warwickshire – Nick Drake non ha probabilmente bisogno di troppe presentazioni: le sue canzoni di struggente bellezza, composte nell’arco di una vita introversa, segnata dall’amore per la poesia e per la natura ma anche, a un certo punto, dalle ferite oscure della depressione, sono veri e propri gioielli racchiusi in tre dischi che da decenni continuano a influenzare e ispirare generazioni di musicisti in tutto il mondo.

Lo stesso Crook, 53 anni, conosciuto anche dal pubblico italiano per i suoi ruoli nella sitcom The Office e nelle saghe dei Pirati dei Caraibi e Games of Thrones, ha raccontato in un’intervista sul Times di quanto il cantautore nato in Birmania ed educato a Cambridge abbia influenzato la sua vita.

Il precedente di Gesù

A dargli l’idea di realizzare questo «strano libriccino» (la definizione è sua) pieno di umorismo e di tenerezza è stato un celebre volume per bambini che circolava in Gran Bretagna negli anni Quaranta, If Jesus Came to my House, posseduto anche dal padre. «Ricordo che da piccolo mi piaceva moltissimo leggerlo, immaginavo il bambino che apriva la porta e si trovava davanti un piccolo Gesù arrivato per giocare. Ero specialmente affascinato dall’idea di passare un pomeriggio con un fantasma, con qualcuno che avevo sempre ammirato ma che non avevo mai potuto conoscere», spiega nella prefazione. E così, il suo cuore (e la sua penna) si sono posati su Nick Drake, scoperto e amato tardi, dopo che per tanto tempo gli amici lo avevano esortato, inutilmente, ad ascoltare i suoi dischi.

«Se Nick Drake venisse a casa mia e bussasse alla mia porta, mi piacerebbe che fosse un soleggiato pomeriggio d’autunno e che in casa non ci fosse nessuno, oltre a me», scrive Mackenzie Crook nelle prime pagine del libro: «Lo farei subito entrare e gli stringerei la mano, gli toglierei la giacca e la appenderei all’attaccapanni e poi, anche se i miei genitori insistono nel far togliere le scarpe agli ospiti, direi a Nick che le può tenere, se vuole».

L’io narrante, a cui l’autore ha dato le fattezze del figlio ventunenne Jude, chitarrista della band indie President Elected e attore «a tempo perso», prosegue il racconto immaginando di preparare all’insolito ospite una buona cuppa, una tazza di tea, di mostrargli la sua collezione di dischi, «magari mettendone uno di Elliott Smith o forse i Radiohead», di fargli leggere le sue poesie e svelargli come la sua musica lo abbia «aiutato negli anni più complicati».

E poi, seduti davanti al caminetto, tutti e due senza scarpe, il giovane immortale le cui opere hanno evocato confronti con Blake, Keats e Vaughan Williams, direbbe: «Spero non ti dispiaccia. Ho portato la mia chitarra e se ti andasse di ascoltare, ti potrei suonare la mia nuova canzone», e dopo di quella altri suoi capolavori, tra cui «la mia canzone preferita in assoluto».

Poi, sfumata anche l’ultima prodigiosa nota, Nick darebbe un occhio al suo orologio e timidamente si congederebbe: «Grazie per il bel pomeriggio, sarebbe meglio che ora andassi».

La sua influenza

If Nick Drake Came to My House termina con Mackenzie/Jude che ascolta con gli amici i tre album del suo artista del cuore e li condivide con quelli che ancora non li conoscono.

In questo cinquantesimo anniversario della scomparsa, l’amorevole libro di Mackenzie Crook ci invita a riflettere sull’eredità che il «ragazzo senza pelle, senza difese», come lo ha definito la sorella Gabrielle, ha lasciato al mondo. La sua musica e la sua poetica, considerate le più influenti mai prodotte dalla scena folk-rock britannica, hanno ispirato artisti del calibro di Bob Dylan, John Martyn, Kate Bush, David Sylvian, Jeff Buckley, REM, Radiohead, Six Organs of Admittance e moltissimi altri, compreso Brad Pitt, che nel 2019 ha accettato di prestare la sua voce al documentario della Bbc Radio 2, Lost Boy. In search of Nick Drake.

L'attore australiano Heath Ledgers ne era addirittura ossessionato tanto da avere in progetto di girare un film sulla sua vita; nel 2007, un anno prima di morire, a 28 anni, in un appartamento di New York, aveva realizzato un video-tributo sulle note di Black Eye Dog, una delle ultime, dolorose, tracce composte da Drake.

«Un cane dagli occhi neri mi ha chiamato alla porta/Un cane dagli occhi neri ha chiesto di più/Un cane dagli occhi neri conosceva il mio nome/ Sto invecchiando e voglio tornare a casa/Sto invecchiando e non voglio sapere».

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