- Le premonizioni non si avverano mai. Quando lo fanno, anche agli scettici scorre un brivido lungo la schiena: Lorna Middleton raccontò di aver avuto un presentimento la notte prima della tragedia di Aberfan
- Middleton fu solo una delle tante persone che dopo l’incidente del 1966 si misero in contatto con lo psichiatra John Barker, che da tempo si interessava di premonizioni
- La storia bizzarra di questi studi al confine tra scienza e paranormale è raccontata nel libro Ufficio premonizioni di Sam Knight, uscito da poco per Mondadori
Abitualmente le premonizioni hanno la stessa caratteristica dei propositi d’inizio anno: non si avverano mai. O meglio, non si avverano quasi mai. Quando però accadono, soprattutto se parliamo delle premonizioni, anche ai più scettici scorre un brivido lungo la schiena.
Miss Lorna Middleton, insegnante di pianoforte residente a Londra, al 69 di Carlton Terrace, ad esempio, aveva un particolare talento nel predire il futuro. In realtà erano in pochi a chiamarla Lorna, questa donna dal vistoso accento del New England e dai denti sporgenti che catturavano immediatamente l’attenzione dei suoi giovani allievi. Per chiunque lei era Kathleen e lei stessa firmava le lettere come Kathy o Kay.
Quando aveva sette anni, mentre osservava la madre cucinare per pranzo, Miss Middleton vide un uovo vibrarsi nell’aria, saliva sempre più in alto fino a toccare soffitto. Comprensibilmente la madre si preoccupò di quella visione; forse meno comprensibilmente decise di consultare un indovino. Questi le disse che un uovo che volava fuori dalla padella simboleggiava la morte imminente di una persona cara. Poche settimane dopo, una delle migliori amiche della madre di Miss Middleton, morì. Si era appena sposata e così fu seppellita nel suo abito nuziale.
Miss Middleton, che avrebbe sperimentato da allora decine di altre premonizioni, paragonava la sensazione a quella di conoscere la risposta a un test di ortografia.
Nitido sogno
Sam Knight, che negli anni ha collaborato con il Financial Times, New York Times, Harper’s e Guardian, e ora scrive sulle pagine del New Yorker, ha dedicato un libro a questa strabiliante umanità che forse in maniera congenita, come c’è chi nasce con un naso piatto o con le lentiggini, o forse per ragioni ancora più imprevedibili, si scopre dotata di un talento predittivo che offre un’anticipazione cifrata di quello che sarà il futuro prossimo.
Il libro di Sam Knight si intitola Ufficio Premonizioni. Storia dello psichiatra che voleva predire il futuro (con la traduzione di Doriana Cormelati) ed è in libreria per Mondadori. Una pubblicazione eccellente ed esemplare per inaugurare il nuovo anno di Strade Blu, che insieme alle Frontiere einaudiane e alla Collana dei casi adelphiana è tra le presenze editoriali che osservano il mondo con tutta la curiosità stupefatta, con tutto lo sbalordimento intontito e perplesso che quello merita, soprattutto quando di mezzo ci finisce l’uomo.
Quando si parla di chiaroveggenza e di prescienza, si deve anche parlare di occulto o, invece, sarebbe meglio parlare di subconscio? Di sovrannaturale, magari? Di certo più che una magia è una condanna. È «un sogno molto nitido», è «un’intensa sensazione nello stato di veglia», è un caso di «telepatia al momento del disastro», e può coinvolge qualcuno anche a diversi chilometri di distanza da dove avverrà il fatto.
Poi capitò il disastro. È l’ottobre del 1966. Miss Middleton si sveglia con un terribile presentimento. Quasi non riesce a respirare. Un’ora più tardi tonnellate di residui di carbone, e di ogni altro detrito di un’immensa miniera, slitteranno sul villaggio di Aberfan. La mattina seguente la Bbc trasmette una notizia flash e all’ora di pranzo il bilancio comunicato dal notiziario è di 26 vittime. Appena qualche ora dopo si scoprì che non c’erano superstiti. Centoquarantaquattro morti. Il libro di Sam Knight ospita anche alcune fotografie che Chuck Rapoport, un fotografo americano della rivista Life che mai prima di allora era stato in Galles, realizzò in quei giorni terribili: se ne può dedurre l’orrendo strazio che gli abitanti di quel luogo sventurato dovettero provare.
Esperto di orchidee (psichiatriche)
Il giorno dopo, al volante di una Ford Zephyr verde scuro, arrivò un uomo alto e massiccio. L’avessimo incontrato una decina di anni prima, l’avremmo definito obeso – mangiava senza ritegno e senza limiti, fumava la pipa e il doppio mento sporgeva sopra la cravatta –ma poi si era intestardito con l’attività fisica e con una dieta quasi esclusivamente a base di pane duro. John Barker era uno psichiatra di 42 anni, medico specialista all’ospedale Shelton, un istituto per malati di mente situato a circa 160 chilometri a est della Merthyr Valley, sull’altro lato del confine con l’Inghilterra, e all’epoca stava lavorando a un libro che «esaminava la possibilità di essere, letteralmente, spaventati a morte».
Era un tipo strano, il dottor John Barker. Assieme al collega con cui si occupava di quelle che chiamava le «orchidee psichiatriche», vale a dire le malattie mentali meno comuni, Barker aveva installato fuori dal suo ufficio al Shelton, una slot-machine dalla quale i giocatori d’azzardo patologici ricevevano, per ogni vittoria, una scossa di 70 volt al posto dei soldi. Ed era un tipo ancora più strano di così, il dottor John Barker. Disse di avere “guarito” da una relazione extraconiugale un uomo sposato che si era innamorato della vicina di casa: Barker avrebbe mostrato al fedifrago in questione un’alternanza di immagini dell’amante e della moglie e subito dopo lo avrebbe sottoposto a sei sedute di 30 minuti di elettroshock al polso. L’uomo divenne così «completamente indifferente all’ex amante». La storia fu ripresa dai quotidiani di tutti gli Stati Uniti e sul New York Times qualcuno chiosò così la faccenda: «Che il vecchio e banale triangolo amoroso possa ora essere eliminato da un elettricista è deprimente».
I precettivi
Barker era un membro della Society for Psychical Research, fondata nel 1882 per investigare il paranormale, e già da qualche anno si era interessato al problema della precognizione, l’apparente facoltà di alcuni individui di sapere in anticipo cosa sarebbe successo.
Nei giorni successivi alla visita ad Aberfan decise di raccogliere quante più premonizioni possibili in relazione all’evento drammatico appena avvenuto e di esaminare le persone che le avevano avute: lanciò un appello in radio, chi le avesse avute avrebbe dovuto mandare una lettera all’ufficio del dottore presso l’ospedale Shelton.
Tra le 76 lettere arrivò naturalmente anche quella di Miss Middleton. Un’altra riportava la storia di una ragazzina che la notte prima del disastro aveva sognato che qualcosa di nero sarebbe piombato sulla scuola e la mattina successiva morì sepolta dal fango.
Lui, questa gente che aveva sintomi fisici e mentali di pura precognizione, li chiamava i percettivi, i percipients. Secondo Barker la “sindrome del disastro annunciato”, come lui stesso la definì, consisterebbe nell’insolita sensibilità di certi individui di provare particolari sensazioni corporee prima di eventi traumatici. Non gli bastò più lavorare nell’ospedale psichiatrico: Barker iniziò a tenere una rubrica sul tema a lui caro sulle pagine di un quotidiano locale e l’annuncio del lancio dell’Ufficio premonizioni recitava così: If you dream of disaster…
Tasso di successo
Quando cercava di spiegare il fenomeno delle premonizioni, Barker faceva spesso riferimento a Foreknowledge, una monografia scritta nel 1938 da Herbert Saltmarsh, membro della Society for Psychical Research.
La prima metà del XX secolo aveva portato a importanti sviluppi nella fisica delle particelle che a loro volta avevano contribuito a minare l’idea di un fluire ordinato da un prima a un poi e a rivitalizzare teorie della causalità più antiche e misteriose.
Si era dunque assistito a una proliferazione di nuove concezioni del tempo, in cui la predizione era qualcosa di meno simile alla divinazione. Forse la nostra esperienza del tempo – con la tripartizione abituale tra passato, presente e futuro – avrebbe lasciato spazio una concezione più porosa, in cui chiunque avrebbe potuto essere presago del domani.
Ma quando, molti anni dopo, uno dei percipients con cui Barker era rimasto in contatto gli predisse il rischio di una morte prossima, lui come si comportò? Sicuramente pensò che il suo Ufficio premonizioni contava fin lì il 3 per cento di successi: tutto il resto (il 97 per cento) erano profezie che non si erano avverate.
Alla fine il dottor John Barker sarebbe stato incluso in quel 3 per cento di casi che avevano confermavano la bontà dei suoi studi o si sarebbe rallegrato a far parte del ben più ampio 97 per cento di insuccessi? Avrebbe preferito confermare i suoi esperimenti o, al contrario, stavolta pur di sopravvivere avrebbe volentieri abbassato ancora la percentuale delle previsioni corrette?
Non serve chiedere a un indovino né attendere che una delle prossime notti un sogno premonitore dipinga le nostre palpebre con la risposta a quest’enigma: per conoscere questa storia è sufficiente leggere il bel libro di Sam Knight.
Ufficio premonizioni (Mondadori 2023, pp. 240, euro 18) è un libro del giornalista Sam Knight
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