Sono il fenomeno del momento, ma c’è chi li ritiene solo una delle tante trovate speculative di una stagione. I protagonisti della scena internazionale si dividono: abbiamo chiesto ad alcuni di loro che cosa ne pensano
- I tanti articoli dedicati alla criptoarte, opere criptate conservate nell’hard disk di un server, si soffermano ben poco sulla dimensione estetica del lavoro di quegli artisti considerati capiscuola più per le sorprendenti quotazioni d’asta raggiunte che per la novità delle loro immagini.
- Molte opere Nft sono state realizzate da graphic designer che attingono all’universo dei fumetti, dei videogiochi e dei film a effetti speciali. Queste immagini e video, sovente in 3d, non generano un’estetica ma, almeno al momento, ripetono più o meno passivamente quella imposta da fenomeni popolari come i superhero movie.
- Chi può negare che il lavoro di artisti i cui nomi appaiono nei titoli di coda di un film o di un videoclip musicale abbia influenzato il gusto assai più di quanto possa aver fatto un dipinto, una scultura, un video d’arte o una performance?
I tanti articoli dedicati alla criptoarte, opere criptate conservate nell’hard disk di un server, si soffermano ben poco sulla dimensione estetica del lavoro di quegli artisti considerati capiscuola più per le sorprendenti quotazioni d’asta raggiunte che per la novità delle loro immagini, come accade con Beeple, Rafaël Rozendaal o Pak. Molte opere Nft sono state realizzate da graphic designer, illustratori, matte painters che attingono all’universo dei fumetti, dei videogiochi e dei film a effetti speciali, ma anche all’astrazione geometrica e all’optical art. Queste immagini e video, sovente in 3d, non generano un’estetica ma, almeno al momento, ripetono più o meno passivamente quella imposta da fenomeni popolari come i superhero movie. Chi può negare che il lavoro di artisti i cui nomi appaiono nei titoli di coda di un film o di un videoclip musicale abbia influenzato il gusto assai più di quanto possa aver fatto un dipinto, una scultura, un video d’arte o una performance?
Resta il fatto che attualmente l’interesse per il fenomeno ruota quasi esclusivamente intorno alle implicazioni economiche degli Nft. Eppure c’è dell’altro. Abbiamo così deciso di dare la parola ad alcuni protagonisti della scena artistica internazionale, alcuni dei quali, Serrano e Clemente, stanno per emettere la loro prima opera Nft. A tutti abbiamo chiesto tra l’altro se sia sufficiente utilizzare una tecnologia elettronica avanzata per far percepire la criptoarte come espressione di una nuova forma di avanguardia. Sull’argomento interverranno altri artisti la prossima domenica.
Francesco Clemente
NEW YORK
«Sì ho già realizzato un’opera Nft. Verrà divulgata tra qualche mese.
Direi che Nft è una possibile arte del presente, rivolta a chi non ama la materialità degli oggetti. C’è chi vuol vivere con un mazzo di fiori freschi alla finestra, uno schermo alla parete e un materasso in terra e vuole anche sapersi custode di una immagine unica e preziosa da mostrare solo in rare occasioni a una persona amata.
Tutta l’arte è una arte del futuro perché l’arte è la scommessa che il futuro ci sarà e che sarà più poetico e forse appena un po’ più equo e compassionevole dell’iniquo presente.
La tecnologia riflette l’ineluttabilità dogmatica delle religioni rivelate, giudaismo, cristianesimo e islam.
Una cosa, se conosciuta, non può’ essere disconosciuta, il solo rimedio all’espansione materiale è la catastrofe. È per questo che in ogni discorso siamo assediati dal culto tanto del Nuovo che dell’Apocalisse».
Ding Yi
SHANGAi
«A guidare l’arte digitale sono le nuove tecnologie odierne, non le nuove idee. Queste tecnologie sono destinate a continue evoluzioni e a essere sostituite rapidamente. Com’è sempre avvenuto nella storia, le cose profonde rimarranno e le altre moriranno».
Anish Kapoor
LONDRA
«La criptoarte è una possibilità. E non è avanguardia. L’avanguardia è sempre stata radicale, come può un prodotto conforme al mercato essere radicale! Quest’arte per sua natura è conforme al valore di mercato. La grande arte ha una misteriosa risonanza poetica e raramente ha una redditività immediata sul mercato. Dobbiamo ancora vedere un buon lavoro fatto con questo nuovo mezzo. Indipendentemente dal prezzo, i lavori realizzati con questo mezzo sono finora mediocri. Vedremo, ma per adesso il risultato è modesto».
Tony Oursler
NEW YORK
«Potrei fare un’opera di criptoarte, ma credo non si possa cavare sangue da una rapa. Le persone che realizzano lavori digitali da decenni sanno che queste sono solo stronzate e una sorta di truffa commerciale. I tanti soldi di cui si parla sono tutta una farsa e le uniche persone che ne trarranno profitto sono quelle che la commercializzano. È la tipica bolla delle dot-com, in cui dei geni decidono di avere la nuova Ipo e stanno solo lavorando sul mercato della speculazione. Non appena potranno, le persone che coniano queste stupidaggini venderanno la loro azienda e si ritireranno.
La cosa interessante per me è che la gente crede che qualcuno abbia pagato seicentomila dollari per una gif che qualsiasi idiota potrebbe realizzare. Questo ci riporta alla speculazione sui bulbi di tulipano del diciottesimo secolo. Viviamo in un’epoca di pensiero magico. È triste anche perché molti di noi nel mondo dell’arte sono profondamente impegnati nell’uso creativo della tecnologia digitale e la ritengono una cosa necessaria alla luce del fatto che gran parte dei giovani è ammaliata dal paradigma del consumatore dello smartphone. L’Nft è solo un altro diversivo di un vecchio scenario e una continuazione della velenosa manipolazione del mercato delle aste. Dal momento che queste aste non sono regolamentate, è molto facile perpetrare uno schema Ponzi, per cui se fai un Nft posso comprarlo per centomila dollari e poi puoi restituirmi i soldi. Pertanto la percentuale presa dalla casa d’aste potrebbe essere solo un altro costo pubblicitario per il tuo brand, sia che tu stia coniando Nft o vendendo Gif. Gli artisti devono guadagnarsi da vivere, ma il motore dietro la faccenda Nft sembra sempre essere un qualche tipo di fantasia economica, l’arricchirsi rapidamente, che non ha niente a che vedere con la creazione artistica».
«Spero davvero che si possa creare arte digitale significativa. Allora sì che saremo a una svolta. In questo momento il computer è una perdita di tempo, uno spreco di umanità, un dispositivo di sorveglianza e uno strumento perfetto per il consumismo. In qualche modo troveremo la maniera di usarlo come piattaforma per arte visiva interessante. In questo momento Bandcamp è un modello più interessante. L’ambito del suono è più avanti di quello visuale. Molti artisti sperimentali possono promuovere il loro lavoro con quel mezzo. Forse il visuale ci arriverà dopo».
Richard Phillips
NEW YORK
«Se si presentano le circostanze giuste, potrei considerare di creare di un’opera di criptoarte. Recentemente Jerry Saltz e Kenny Schachter sono riusciti a raccogliere 97mila dollari per la ricerca sul cancro emettendo un Nft. Quella che era iniziata come una critica contro il cinico profitto delle criptovalute si è trasformata in un’efficace raccolta di fondi per una causa importante».
«Considerare avanguardia la criptoarte è ovviamente una sottile finzione creata da collezionisti, dai loro consulenti pagati ed esperti di marketing (critici, curatori e case d’asta), quindi gli Nft sono naturalmente la punta più avanzata e l’arte più importante che viene realizzata oggi solo se si aderisce a questa costruzione. Per citare in modo approssimativo il signore dei meme di Instagram @jerrygagosian, gli Nft sono la prossima grande novità del futuro subito dopo avere una stella con il tuo nome! Dobbiamo decidere se vogliamo sottometterci alla scintilla coercitiva che accende un circuito di endorfine nella mente dando una piccola carica di euforia ogni volta che si manifesta un incremento di valore monetario, non comprovato, ma enorme. Come per l’illusione totalizzante causata da narcotici estremamente potenti, è solo attraverso la messa in atto di speculazioni finanziarie quasi psicotrope che sperimentiamo “l’arte pura”. Si pensi solo a quello che avrebbe da dire Mark Fisher».
David Salle
NEW YORK
«Cercare di prevedere il futuro dell’arte è tempo perso. Possiamo vedere le cose solo con gli occhi di oggi. Non c’è una ragione a priori per cui la criptoarte non possa essere arte, ma io non l’ho ancora trovata.
Questo di per sé non significa molto. L’arte è ciò che un singolo artista realizza con una data forma, la forma stessa è un recipiente vuoto finché non viene riempito da un artista, e il modo in cui è riempito riflette il confluire di decisioni e circostanze troppo numerose perché le si possa affrontare. Per come la intendo io, la differenza tra la criptoarte e l’arte come la conosciamo dagli ultimi cinquecento o seicento anni è l’elemento della folla, del gruppo, la mentalità da alveare usata per validare un dato lavoro. In passato, gli artisti hanno cercato di rendersi indipendenti da questa dinamica, ma forse non è più così. Se questo è vero, buona fortuna! La criptoarte potrebbe effettivamente essere una nuova forma, nel qual caso sarà interessante a seconda di come verrà riempita. Più probabilmente è un altro strumento. Non vedo cosa c’entri con l’avanguardia, che in ogni caso non esiste più, ma ha cessato di esistere molto prima dell’avvento del digitale».
Sean Scully
NEW YORK
«Non so nemmeno cosa sia un’opera di criptoarte. Dev’essere sfuggita al mio radar».
«Quando ero a scuola c’era appeso al muro un poster di Bambina con colomba di Picasso. Mi piaceva tanto».
Kiki Smith
NEW YORK
«Non so nulla sulla criptoarte».
Andres Serrano
NEW YORK
«Sto lavorando a un Nft di Piss Christ. Si intitola Piss Christ: 14 Stations of The Cross. Consisterà in un totale di 15 Piss Christ, compreso l’originale, e ne conterrà 14 in diverse versioni monocromatiche, rosso, blu, verde, bianco, nero, ecc. L’ultimo Piss Christ è in frantumi dal momento che l’opera ha subìto due attacchi ed è stata distrutta da vandali. È un’edizione di 15 esemplari. È in fase di sviluppo in questo momento, quindi mancano un paio di mesi alla data di lancio».
«Penso che la criptoarte abbia un futuro perché in tanti stanno creando Nft, compresi scrittori e atleti. Le persone collezionano qualsiasi cosa, anche i tappi di bottiglia. Dipende da cosa puoi permetterti e più soldi hai più puoi permetterti. Ma non tutti gli Nft sono un’opera d’arte. In realtà, pochissimi lo sono».
Yue Minjun
PECHINO
«Sto pianificando un lavoro di criptoarte.
Per quanto riguarda la questione se sia o meno un'arte d'avanguardia, io direi di sì.
Credo che la criptoarte sia l'arte del futuro. Lo vedo come uno degli stadi nel processo che ha portato l'arte ad abitare spazi diversi.
(1) Gli esseri umani primitivi facevano arte nelle caverne.
(2) Durante il periodo religioso l'arte umana è passata nello spazio della chiesa.
(3) Al giorno d'oggi, le opere d'arte sono nei musei d'arte.
(4) L'arte digitale passa ad uno spazio virtuale».
© Riproduzione riservata