«Non mangio carboidrati, cibi vegetariani o verdure». A dirlo è un’influencer mentre mostra il suo prossimo pasto: una dozzina di uova, sette o otto pezzi di carne e un panetto di burro da mangiare rigorosamente a morsi, come se fosse una carota. Su Instagram si chiama Steakandbuttergal e, con 315mila follower, è una delle meat influencer più seguite.

Alcuni video con l’hashtag #carnivorediet su TikTok hanno milioni di visualizzazioni e centinaia di migliaia di like. Sono decine le persone che sui social raccontano la loro esperienza e mostrano alla propria community piatti ricchi di proteine e grassi. Mangiano carne due, a volte tre volte al giorno, evitando completamente (o quasi) frutta e verdura e tutte affermano la stessa cosa: da quando mangiano carne hanno più energie, vedono la propria pelle migliorata, hanno perso peso e qualcuna dice anche di non soffrire più di ansia o attacchi di panico.

Uomini e donne

I mangiatori seriali di carne sono soprattutto uomini che seguono un’alimentazione spesso legata all’attività sportiva, ma non è raro vedere anche video di donne che fanno cuocere le bistecche alla brace o raccontano che da anni seguono fedelmente la carnivore diet. E sono proprio loro, le meat influencer, a rompere inconsapevolmente uno stereotipo. La carne, infatti, è ritenuta da sempre un alimento più maschile che femminile e questa tendenza sembra essere dimostrata anche dal numero di persone vegane. Nonostante sia difficile quantificare il fenomeno, gli studi concordano nell’affermare che a livello mondiale le donne sono tendenzialmente più inclini a diventare vegane rispetto agli uomini.

In realtà, non ci sono evidenze scientifiche che sappiano chiarire perché persiste questa differenza. Secondo una ricerca dell’Università californiana di Adelaide, «il motivo per cui gli uomini mangiano carne è perché li fa sentire uomini veri, e più approvano i ruoli maschili tradizionali, più presentano atteggiamenti carnivori». La carne, infatti, ha rappresentato nella storia – fin dalle società di cacciatori-raccoglitori – un simbolo di potere, dominio e di status sociale che ancora oggi si associa più agli uomini che alle donne.

Negli anni, poi, questa tendenza è stata amplificata dal marketing. Uno spot del McDonald’s del 2012 forniva un ritratto del sesso maschile, rappresentando gli uomini come forti, gentili, sicuri e competitivi. Alla fine della pubblicità, mentre si vede un ragazzo addentare un hamburger, la voce fuoricampo fa tornare l’uomo e la carne a quel binomio originario dicendo: «100% uomo vero, 100% carne».

L’accostamento uomo forte-carne – e, di conseguenza, uomo debole-legumi – è visibile anche nel termine «soy boy», usato negativamente per descrivere chi ha assume atteggiamenti ritenuti femminili.

Tra le motivazioni per cui le donne mangerebbero meno carne se ne aggiunge una legata a una corrente femminista. Nel 1990 la scrittrice e attivista statunitense Carol J. Adams ha pubblicato The sexual politics of meat, un saggio in cui mette in relazione l’oppressione femminile e quella animale. Secondo lei, alla base della violenza di genere e del consumo di carne c’è una comune radice patriarcale. È il femminismo antispecista, diffusosi nel Novecento e valido tutt’oggi, che condanna il consumo di carne perché ritiene che donne e animali siano entrambi vittime del dominio maschile.

I rischi

Nonostante le carnivore influencer rompano uno stereotipo, dietro alla loro scelta non sembrano esserci particolari decisioni ideologiche o valoriali. Nei video su TikTok spiegano spesso perché hanno deciso di seguire la meat diet: le fa sentire meglio fisicamente e psicologicamente. Ma le ricerche scientifiche sostengono il contrario, almeno sul lungo periodo.

Oltre al pesante impatto sulle emissioni globali di gas serra, molti studi evidenziano che il consumo eccessivo di carne può avere conseguenze pericolose sullo stato di salute del soggetto. «È plausibile che molte persone si sentano bene all’inizio, ma questo non ha niente a che vedere con il medio o lungo periodo», dice Stefano Vendrame, biologo nutrizionista e autore del libro Trappole alimentari. Cosa è andato storto nella nostra dieta e come rimediare. «Bisognerebbe innanzitutto guardare quali erano le abitudini alimentari prima. Ad esempio, la dieta media degli italiani, che non ha niente a che vedere con la dieta mediterranea, è pessima. La maggior parte delle persone consuma troppi carboidrati raffinati e questo crea una serie di problemi al nostro organismo. Passando da una dieta media italiana a una a base di carne si risolve l’eccesso di picchi di insulina e glicemia. Così si spiegherebbe quello stato di benessere iniziale, ovviamente però la soluzione non è spostarsi da un estremo all’altro».

Sono numerosi i motivi per cui a lungo andare mangiare solo carne non fa bene alla salute. In primo luogo, non assumendo fibre, secondo l’esperto, «si devasta il microbiota intestinale che protegge dal rischio di malattie neurodegenerative, tumorali e cardiovascolari». Inoltre, ci sono vitamine e minerali che si trovano unicamente nei vegetali. Seguire una carnivore diet «significa avere un eccesso di tre componenti che fanno male: grassi saturi, colesterolo nel sangue e sodio».

Dietro alla scelta di mangiare unicamente carne si può nascondere un’abitudine, una scelta consapevole, il desiderio di seguire la moda del momento o il superamento di uno stereotipo. In ogni caso, è certo che a lungo andare gli effetti sulla salute potrebbero essere gravi. «Teniamo a mente però che la dieta dell’italiano medio, piena di alimenti densi di energia e povera di nutrienti, non fa molto meglio rispetto a quella a base di carne – conclude Vendrame –. Manca una sensibilità alimentare ma, per condurre una vita sana, sarebbe essenziale porsi il problema di cosa sia meglio mangiare».

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