Il quotidiano americano aveva concordato con l’attrice di pubblicare il colloquio solo dopo la sua scomparsa. Nell’intervista la “Signora in giallo” racconta alcuni retroscena dei numerosi ruoli a cui ha dato un volto
The last word, l’ultima parola: il titolo dell’intervista a Angela Lansbury pubblicata dal New York Times dopo la morte di Angela Lansbury a 96 anni martedì sera è significativo. Il colloquio, registrato nel 2010 con l’accordo che sarebbe stato pubblicato soltanto dopo la scomparsa dell’attrice.
Lansbury ha vinto sei Golden globe, un premio Oscar alla carriera e cinque Tony Awards.
La conversazione ripercorre tutte le fasi della sua vita, dagli esordi nel cinema al suo ruolo più famoso, quello della detective Jessica Fletcher, la protagonista della Signora in giallo. Lansbury dice di essere stata «principalmente un’attrice, e non un bel viso». Ha puntato sulla capacità dei caratteristi di individuare un personaggio catturando il suo tratto dominante, un’abitudine tipica degli attori non protagonisti.
Le parole
Sul suo ruolo più famoso, quello di Fletcher, Lansbury nell’intervista dice che «è vicina alla donna che sarebbe stata se non fosse diventata un’attrice». Ma di fronte alla domanda quanto di Jessica Fletcher è Angela Lansbury, l’attrice risponde: «In realtà nessun parte di lei, anche se forse una parte della mia sensibilità è confluita in lei, perché quel tipo di cose viaggia da sola». L’intervistatore insiste anche sull’importanza dell’opinione di Lansbury sul destino della protagonista e l’attrice racconta come molte volte abbia imposto la sua volontà agli sceneggiatori.
Per quanto riguarda l’Oscar, dice che «aver vinto il premio troppo presto sarebbe stato un deterrente terribile perché a quel punto non sai cosa fare dopo».
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