- Nico Fidenco, all’anagrafe Domenico Colarossi, è morto a Roma, la sua città, nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 novembre, aveva 89 anni.
- Fidenco è stato archetipo straordinario, il grado zero di una definizione che in Italia non solo è nata ma ha continuato a mantenersi viva e a ricercare il proprio senso d’essere col procedere del tempo.
- Nel 1961 con Legata a un granello di sabbia nasce il tormentone estivo, archetipo e colonna sonora dell’estate del boom e della commedia all’italiana.
Nico Fidenco, all’anagrafe Domenico Colarossi, è morto a Roma, la sua città, nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 novembre, aveva 89 anni.
Un rapido identikit parrebbe risolvere la sua storia artistica nelle definizioni convenzionali di musicista, cantautore, cantante ma la verità è che Nico Fidenco è stato, per la storia della cultura pop italiana e, in modo molto più ampio, per il costume della nazione, un archetipo straordinario, il grado zero di una definizione che qui in Italia non solo è nata ma ha continuato attraverso i decenni a mantenersi viva e a ricercare il proprio senso d’essere col procedere del tempo, dei cambiamenti e delle stagioni musicali.
La definizione in questione è quella di tormentone estivo, coniata nell’estate del 1961 quando il successo di Fidenco esplose grazie a al brano Legata a un granello di sabbia scritto insieme a Gianni Marchetti (di cui, specialmente, conosciamo le composizioni musicali per i testi di Piero Ciampi).
Il successo del brano
Ecco come andò: la canzone venne proposta per l’edizione del 1961 del Festival di Sanremo ma, ufficialmente ritenuta poco adeguata agli standard formali sanremesi, venne rifiutata e non potè accedere alla gara.
Alla Rca, il neodirettore artistico Vincenzo Micocci decide di non abbandonare il brano all’oblio e di provare a svoltarne la sorte: il pezzo esce nel mese di giugno, all’inizio della stagione calda e resta primo in classifica per 14 settimane diventando, oltretutto, il primo 45 giri in Italia a superare il milione di copie vendute, vendendone oltre un milione e mezzo.
Il pezzo diventa dunque un tormentone, quella cosa che già Boris Vian, scrittore, paroliere, musicista e poeta francese aveva identificato alla fine degli anni ’50 nelle vesti di direttore artistico della Philips e poi della Barclay Records definendola con il termine tube: una canzone senza particolari qualità apparenti se non quella di andarsene come svolazzando per conto proprio, raggiungendo gli antri più segreti, le menti e le memorie più restie; una canzone in prima battuta né particolarmente allegra né particolarmente triste, con un ritornello che si ripete incessantemente e che come il flâneur di Walter Benjamin è “abbandonato a sé stesso nella folla”, indolente eppure vivo e alimentato dal suo stesso attraversamento di spazi e corpi diversi.
Lo psicoanalista e discepolo di Freud Theodor Reik aveva già identificato questo fenomento e lo aveva studiato per decenni anche attraverso il proprio lavoro clinico, scrivendone infine in un volume mai tradotto in italiano intitolato proprio The haunting melody, ovvero la melodia fantasma, quella che si fa ossessiva e assillante nell’insinuarsi pervasivamente come tarlo nelle orecchie di tantissimi.
Formalmente, proprio a partire dal pezzo di Fidenco, in Italia, alla nozione di semplice tormentone si è aggiunta una qualifica stagionale, riferita all’esplosione di quella che chiamiamo, ormai alludendo ai costumi più che alla stagione in sé, estate italiana. Siamo nel pieno boom della villeggiatura sulle nostre coste, in Romagna quanto in Versilia le località di mare si attivano in modo sorprendente e travolgente tra giugno e settembre, pronte ad accogliere orde non di turisti ma di villeggianti; contestualmente i 45 giri si vendono a cascata, il nuovo target sono i giovani e i giovanissimi che, fuori casa, li fanno suonare a ripetizione nei jukebox di cui sono pieni i locali, i bar e gli stabilimenti balneari.
I tormentoni estivi
A partire dal 1961 non c’è possibilità di ‘ombrellone senza tormentone’ cioè di estate senza hit, senza, appunto, quel tarlo nell’orecchio. La routine delle spiagge che si sostituisce temporaneamente a quella del quotidiano fatto di casa e lavoro, unitamente all’imporsi delle balere estive e dei nuovi costumi musicali e dello svago, appunto sempre più rivolti alle giovani generazioni, si presta perfettamente a far sì che il tormentone, da noi, si faccia, specialmente, estivo.
Le canzoni che conquistano gli italiani in vacanza sono canzoni allegre, melodicamente gustose e facilmente fruibili, con ritmi ballabili, rime di facile riconoscimento e testi almeno apparentemente leggeri.
C’è poi altro: chi ascolta non se ne accorge quasi mai ma il tormentone estivo più riuscito è quello che celebra sé stesso, l’azione e il tempo di cui si fa portavoce e di cui è protagonista, è quello che invita a ballare con le gambe ad angolo, a fare del cheek to cheek, a godere dei benefit naturali delle relazioni umane e del piacere naturalmente acclusi all’estate.
Da Nico Fidenco in poi non esiste estate che non abbia o, nel caso in cui sembri non averlo, non pretenda il suo tormentone. Negli anni ’60, e prima dell’esplosione del cantautorato a fine decennio, erano Edoardo Vianello, Rita Pavone, Gianni Morandi, Pino Donaggio, Fred Bongusto, tra pinne, fucile ed occhiali, rotonde sul mare, lune piene, corpi a-abbronzatissimi al profumo di salsedine a dominare le hit parade, portati al successo ed enfatizzati nella diffusione anche grazie a manifestazioni canore nate per celebrare che hanno attraversato i decenni, trasformandosi, da Un Disco per l’estate fino al Festivalbar.
Come nel caso di Legata a un granello di sabbia, poi, protagonista autoriferita massima del tormentone estivo è la fine della stagione che porta oltretutto con sé la fine degli amori estivi. Nel brano che segnò la nascita del genere, ad esempio, Fidenco, per cercare di impedire il ritorno in città della ragazza con cui ha trascorso momenti romantici durante l’estate, vorrebbe poterla cullare su un’onda del mare tenendola legata a un granello di sabbia, sul fondo, per non farla fuggire mai nella nebbia di città, in quell’inverno freddo che li terrà distanti.
Di immagini liriche estreme e interessanti e di arrangiamenti tutt’altro che primitivi – per Fidenco Luis Bacalov e per Vianello o Paoli, spesso, partiture di sconvolgente meraviglia firmate da Ennio Morricone – sono pieni i tormentoni, ma certamente dietro il fenomeno musicale in questione ci sono anche le prime grandi strategie del marketing musicale nostrano.
Leggenda metropolitana vuole che la Rca avesse persino formato gruppi di persone pronte ad andarsene in giro per le spiagge, percorrendo i litorali, con sacchi di monete da 100 lire da usare nei juke box - con cento lire si potevano ascoltare tre canzoni e dunque mandare in loop brani che avrebbero ‘tormentato’ i bagnanti.
A onor del vero Nico Fidenco è stato, dopo questa parentesi, un prolificissimo autore di colonne sonore: dai western all'horror, dallo spionaggio al softcore fino all’elettronica, musica per il cinema e poi per la tv, con sigle di cartoni animati dai testi illuminati e futuristici; come per molti suoi colleghi, musicisti di spessore e sconfinato talento, la famigerata canzonetta è stata quasi una parentesi, una breve apparizione nella multiforme vita di chi è un giovane compositori: apparizione che, in questo fortunato caso, ha contribuito a generare un sentimento, quello connesso al senso di necessità di dare un suono alla stagione del piacere di una nazione intera.
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