Cara Giulia,

ho iniziato a lavorare quest’anno in una grande azienda e mi trovo benissimo in tutto, tranne che per una cosa. Il mio superiore, che è un uomo dell’età di mio padre, fa spesso battute che io ritengo molto inopportune sul luogo di lavoro. Il mio è un ambiente tipicamente maschile, quindi forse è abituato ad avere a che fare con uomini che gli reggono il gioco, ma mi sembra comunque sbagliato che dica tutto quello che vuole. Con noi dipendenti donne a volte è allusivo e volgare, ci mette a disagio con frecciatine sul nostro aspetto o sulla nostra vita sessuale, argomento che noi non abbiamo mai portato in ufficio. 

Mi dispiace perché è molto bravo nel suo lavoro e lo rispetto da quel punto di vista, ma questa situazione mi mette in difficoltà. Come posso fargli capire che le sue attenzioni non sono gradite e sono anzi fuori luogo, ma senza inimicarmelo? Ho paura che se dico qualcosa possa ritorcersi contro di me. 

C.


Cara C.,

vorrei dirti che questo problema mi giunge nuovo, ma ahimè potrei portare qui a testimoniare una vasta schiera di amiche che hanno passato quello che stai passando tu. La risposta pratica è una sola: risorse umane. Non spetta certo a te accollarti la responsabilità di educare un uomo adulto a comportarsi come tale. Se lavori in una grande azienda mi auguro ci sia un ufficio in cui puoi andare a segnalare la questione in maniera anonima, sperando che il suddetto ufficio sappia prendere i dovuti provvedimenti nei confronti del tuo capo. Che non vuol dire per forza licenziarlo e impedirgli di fare il suo lavoro – che a quanto mi dici gli riesce meglio delle interazioni umane – ma può magari spiegargli come relazionarsi all’altro sesso e all’umanità tutta. Ho scarsa fiducia nelle risorse umane come categoria, ma mi rifiuto di credere che davanti a una rimostranza del genere non ci sia modo di agire in maniera virtuosa e non dannosa per te.

Già lavorare è faticoso, farlo schivando le avances di una persona che non conosce il concetto di spazio personale è francamente insopportabile. E i colleghi maschi che dicono? Se anche loro imparassero a smorzare lo spirito cameratesco molesto forse questo signore si renderebbe conto di vivere nel 2023 e si adeguerebbe alla modernità, a questo strano desiderio che abbiamo di non dover correre a fare una doccia ogni volta che interagiamo per due minuti con un uomo in una posizione di potere. Difendi questo diritto. 

Giulia

Cara Giulia,

temo che il mio matrimonio sia arrivato al capolinea ma non so come mettere la parola fine. Mia moglie mi tratta malissimo da anni ormai, non perde occasione di rimproverarmi come fossi uno dei suoi studenti (lei fa la maestra alle scuole elementari), quando sono fortunato mi tratta con sufficienza o mi ignora del tutto. Stiamo insieme da quando eravamo giovanissimi e forse ci siamo sposati troppo presto, e ora che siamo entrati nei quaranta sembra che non ci sia più niente di bello davanti a noi. Uno dei nostri problemi più evidenti è che volevamo dei figli e non ci sono venuti. Abbiamo provato per anni e poi ci siamo semplicemente arresi, senza parlarne neanche. Non mi ricordo neanche l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore. 

Ora, da qualche tempo, lei ha riaperto l’argomento dicendo che vuole adottare, ma visto come va il rapporto fra noi a me non sembra una grande idea. Ho paura che adottare un bambino sarebbe una pezza provvisoria ai nostri problemi e non credo che saremmo dei bravi genitori in questo momento. O mi sbaglio?

P.


Caro P.,

eh no, mi sa che hai ragione tu. Non riesco a immaginare un mondo in cui due persone che si sopportano a fatica ritrovano la sintonia con l’arrivo di un figlio e tutte le prove di resistenza che, immagino, una novità del genere possa comportare. Per quel poco che so dell’adozione, peraltro, mi viene anche da dire che la strada è long and winding, e lastricata di difficoltà davanti alle quali, per buonsenso e quieto vivere, sarebbe bene essere uniti e allineati. 

Ci sono molte ragioni per fare dei figli (altrettante per non farli) ma come ho scritto a un’altra lettrice qualche settimana fa, “per fare un piacere a qualcuno” non è certo ai primi posti delle motivazioni sensate. Poi le coppie sono tutte diverse, le persone sono tutte diverse, eccetera eccetera, però ecco, se tu fossi un mio amico mi verrebbe da accompagnarti fuori da questa relazione, non ti incoraggerei ad aggiungere elementi di complicazione. 

Il mio consiglio inutile è sempre quello: parlatene, parlatene allo sfinimento finché non troverete un punto d’accordo o la forza di dichiarare l’ora di decesso del vostro matrimonio.

Giulia

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