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Un cinquantenne deve affrontare la rottura con una donna che lo ha lasciato dopo quattro anni di relazione perché non si sente innamorata
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«Dice che non la faccio volare, e lei ha bisogno di questo senso di leggerezza. Io riesco a offrirle solo quello che penso essere un “amore maturo”»
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Mi piace perché è sentimentale, romantica, amante della natura, con un rapporto viscerale col mare. Perché ha fatto pace con quel che non ha potuto realizzare nella vita, grazie a tre figli che ama tra premure e leggerezza, nonché un filo di svagatezza come tratto suo proprio del carattere.
Solo che mi vuole bene, tanto bene, dice. Ma non mi ama. Dice che non la faccio volare, e lei (anche se a 53 anni) ha bisogno di questo senso di leggerezza. Io riesco ad offrirle solo quello che io penso essere un “amore maturo”, fatto di banali vicinanza, sostegno, premure, attenzioni. Dice che non le basta, che non sente la pienezza del sentimento come la sento io.
E quindi, dopo quattro anni di vicende varie, mi lascia dopo la prima, meravigliosa vacanza insieme (è sposata ma separata in casa col marito, come me con mia moglie). In queste vicende c’è stato uno strano sesso, all’inizio desiderato, alla fine difficoltoso (evidentemente per problemi suoi di attrazione, che sostiene dipendere alla mancanza di sentimento amoroso). Mi dice che ha fatto l’amore con me, sino a quel momento, solo per non perdermi (sapeva che ero innamorato e soffre molto gli abbandoni) e che, tuttavia, non riesce a “vedermi” in un futuro insieme. Sommessamente, le faccio presente che, visto il modo in cui le sue storie precedenti sono finite, il rischio è che quella sensazione di leggerezza l’avesse vissuta solo lei e non i compagni precedenti; mi risponde: «Chissà». Evidentemente, non vuole rinunciare a questo suo sogno.
E, tuttavia, non vuole perdermi ma come “amico”. Io l’amo e, quindi, mi risulta difficile restarle vicino senza amarla. Viviamo molto distanti, per cui sfruttiamo molto cellulare, social e chat. Io posto da due mesi soltanto poesie ed immagini romantiche, lei continua a metter likes, ma senza esporsi a dire di voler tornare insieme. È uno stillicidio, perché sembra sensibile ai miei richiami, ma quando concretizziamo un discorso sull’argomento del tornare insieme si mostra sempre irremovibile, nonostante durante la nostra vacanza di questa estate si sia fatta sfuggire che, lì dove eravamo, le bastava ci fossi io per non aver bisogno di altro. Questi segnali mi logorano, sembrano quasi un contentino per il due di picche che resta sul tavolo da gioco.
R.
Caro R.,
se non me lo avesse detto lei, glielo avrei confermato io: lei è proprio innamorato. La sua lettera mi ha un po’ commosso, deve sapere che ho un debole per gli uomini delicati come lei. Quelle prime due righe, in particolare, sprizzano amore da tutti i pori. Mi sono commossa, dunque, e poi mi sono un po’ innervosita. Possibile che questa signora non sappia riconoscere la purezza del suo affetto? Dove lo trova un altro che sappia apprezzare il suo rapporto viscerale col mare? È un attimo che mi butto in un’invettiva a sproposito contro le donne come un vecchio leghista qualsiasi (sugli autosabotaggi femminili ci sarebbe sempre molto da dire, comunque, ma non ci sono abbastanza pagine in questo giornale per affrontare l’argomento).
Poi però mi ricompongo e purtroppo mi tocca dirle che non è colpa di nessuno e che, come al solito, non ho una soluzione a questo problema. Me l’avesse scritta la signora una lettera le avrei detto che volano gli aeroplani e gli uccelli, ma gli amori – dal mio modesto punto di vista – è bene che siano ben ancorati a terra. Ho sempre pensato che l’euforia dell’innamoramento non valga niente in confronto alla concretezza (talvolta noiosa, magari, ma molto rassicurante) di un amore vero, a lunga percorrenza. Lo avrei detto a lei, come l’avrei detto a una persona più giovane, non è questione di età, non è questione di accontentarsi. Ma chi sono io per spiegare agli altri come amare? Chi sono io per dettare le regole dello stare insieme?
Non posso farlo io e, purtroppo, non può farlo lei, caro R. Non può insegnare a questa donna a far battere il suo cuore a un ritmo diverso. Lei mi sembra in possesso di tutta la razionalità del mondo, ma la ragione in questi casi arriva solo a un certo punto. Tutto il resto lo fanno le sensazioni a pelle, i brividi lungo la schiena, le emozioni più imperscrutabili. Non possiamo negare l’istintività di un amore, possiamo provare ad addomesticarla, ma se diventa un lavoro a tempo pieno rischia di essere uno strazio per tutti (lei mi sembra già bello provato, giustamente).
L’unico consiglio che posso darle, se non l’ha già fatto, è smetterla di affidare i suoi sentimenti alle poesie sui social. Parlatevi, chiaritevi, le dica le cose belle che ha scritto qui.
C’è poi da dire che un’indicazione la signora gliel’ha data: vuole leggerezza. Di conseguenza l’unica cosa che lei può fare – a parte chiudere le comunicazioni e andare avanti con la sua vita in cerca di un amore meno faticoso, che sul lungo periodo mi sembra la soluzione comunque meno stressante – è provare a rendersi più leggero. Non so cosa significhi questo esattamente, ma forse meno poesie e più weekend fuori porta? Inalare una bombola di elio? Veda lei.
Giulia
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