Quand’ero ragazzo, avevo tante passioni: i giochi di prestigio, i fumetti, la musica dei Beatles, i misteri... Ero curioso e cercavo di imparare tutto ciò che potevo su questi argomenti, senza immaginare che potessero trasformarsi in una carriera. Le coltivavo semplicemente perché mi davano piacere e soddisfazione.

Non avrei mai potuto prevedere che seguire quelle passioni mi avrebbe cambiato la vita. Ma accadde quando lessi un libro di Piero Angela, un testo che mi aprì gli occhi sull’importanza del pensiero scientifico. In un impulso, gli scrissi una lettera per ringraziarlo. Non solo mi rispose, ma volle conoscermi. Rimase colpito dal mio entusiasmo e mi propose un’opportunità straordinaria: studiare con James Randi, il più grande indagatore di misteri al mondo, per poi portare quella conoscenza al Cicap, il comitato che Piero intendeva fondare. Mi offrì anche una borsa di studio di tasca sua per coprire tutte le spese.

Non ci potevo credere: un attimo prima ero un sognatore, e poco dopo stavo per intraprendere un percorso con persone che ammiravo profondamente. Tutto grazie a una semplice lettera, scritta senza aspettative. Avevo avuto molta fortuna, ma se non avessi fatto il primo passo, nulla sarebbe successo. La vera fortuna, infatti, non risiede solo negli eventi favorevoli, ma nel coraggio di agire, senza aspettarsi nulla in cambio.

Il pericolo del pensiero magico 

Oggi, spesso siamo bombardati da corsi e strategie per “avere successo”, fatti di strette di mano, contatto visivo e sorrisi a comando. Ma nessuna tecnica può sostituire la sincerità e l’altruismo disinteressato. Quando agiamo solo per ricevere qualcosa in cambio, l’inevitabile risultato sarà la delusione.

Questo concetto è antico quanto la saggezza dei nostri antenati. Filosofie orientali e classiche, così come la psicologia moderna, ci avvertono dei pericoli del “pensiero magico”, cioè l’idea che basta desiderare intensamente qualcosa per ottenerla. Lo psicologo Jean Piaget ha studiato come i bambini piccoli confondano desideri e realtà, superando questo stadio intorno ai sette anni. Eppure, molti adulti continuano a credere che il solo desiderio sia sufficiente a cambiare il mondo, cadendo in illusioni pericolose.

L’approccio più autentico e costruttivo è quello del disinteresse: agire senza aspettarsi nulla in cambio. Un modo di pensare che non solo ci rende più saggi, ma apre realmente nuove opportunità. Come disse la grande attrice Katharine Hepburn: «L’amore non ha nulla a che vedere con ciò che ti aspetti di ottenere, ma solo con ciò che ti aspetti di dare, cioè tutto».

Nel mio caso, il bisogno di ringraziare chi mi aveva aperto una nuova visione del mondo mi ha spinto a scrivere quella lettera. Il risultato, seppur inaspettato, è stato incredibile. Ma la soddisfazione più grande era già arrivata dal semplice gesto di scrivere.

Mettere nero su bianco ciò che mi aveva colpito del libro mi ha permesso di chiarire meglio a me stesso i motivi del mio entusiasmo. Inoltre, esprimere quelle riflessioni a qualcuno di cui ammiravo l’esperienza e le competenze – nettamente superiori alle mie – richiedeva un certo coraggio. Espormi in quel modo era già un piccolo atto di libertà, una presa di consapevolezza delle mie emozioni e del desiderio di condividere una scoperta importante.

Non lasciarsi paralizzare 

Il timore del giudizio altrui spesso ci paralizza, ma è proprio ignorando questo timore che si raggiungono grandi traguardi. Bebe Vio, Alex Zanardi, Nelson Mandela e Stephen Hawking sono solo alcuni esempi di persone che hanno superato avversità enormi, ignorando i limiti che non solo la natura, ma anche gli altri cercavano di imporre. La storia ci dimostra che chi osa superare le aspettative comuni, spesso ottiene successi straordinari.

L’infermiera Bronnie Ware, che ha lavorato per anni con malati terminali, racconta nei suoi libri come i rimpianti più grandi delle persone riguardino ciò che non hanno fatto. Il rimpianto più comune? «Se solo avessi avuto il coraggio di vivere la vita che volevo, e non quella che gli altri si aspettavano da me».

Spesso lasciamo che siano gli altri a definire il nostro percorso, rinunciando ai nostri sogni per paura del giudizio. Ma se io non avessi scritto quella lettera, non avrei mai avuto l’opportunità di intraprendere il percorso che mi ha portato dove sono oggi. La lezione è semplice: il primo passo è agire, con umiltà e coraggio, perché è quando non ci aspettiamo nulla che le opportunità più belle bussano alla nostra porta.

Di questo parlerò nel mio intervento rivolto ai ragazzi all’interno di “Incontro. Il festival culturale di Vidas”. E a loro ricorderò anche quanto disse il filosofo Ralph Waldo Emerson: «Non andare dove il sentiero può portare, vai invece dove non c’è sentiero e lascia una traccia». Seguire le proprie passioni, senza paura del giudizio, è il modo migliore per lasciare la propria impronta. Solo così possiamo davvero conquistare la libertà di vivere la vita che desideriamo, non quella che gli altri vorrebbero tracciare per noi.

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