Mostrare il tuo lavoro in pubblico, chiedere consiglio agli altri, cercare dei mentori, sottoporre la tua arte al giudizio di scuole e gallerie, concorrere per borse di studio. Tutto questo richiede una fede incrollabile
- Ciascuno di noi, nella vita e nel lavoro, fa qualcosa che richiede vero coraggio e sacrificio. Affrontiamo le nostre paure, i nostri demoni e dubbi anche quando chi ci circonda non se ne accorge.
- Ogni opera d’arte valida ha in sé del coraggio, per un motivo o per un altro. E se non vuoi limitare il tuo potenziale, evita di presentare la tua arte confinandola in una sola categoria.
- Non giriamoci attorno: è dura essere poveri. Di tutti quelli che ho incontrato, però, coloro che possono contare su una rete di supporto vivono un’esistenza che mantiene la mente giovane, lo spirito vivo, l’arte in costante evoluzione.
Il coraggio non si può misurare. Ciascuno di noi, nella vita e nel lavoro, fa qualcosa che richiede vero coraggio e sacrificio, anche se gli altri possono non farci caso. Affrontiamo le nostre paure, i nostri demoni e dubbi anche quando chi ci circonda non se ne accorge.
Ogni opera d’arte valida ha in sé del coraggio, per un motivo o per un altro. È questa determinazione ad agire che devi trasmettere alla tua arte. Abbi fiducia, e fa che questa fiducia riesca a scacciare ogni scetticismo sgombrandoti il cammino su cui procedere spedito.
Mostrare il tuo lavoro in pubblico, chiedere consiglio agli altri, cercare dei mentori, sottoporre la tua arte al giudizio di scuole e gallerie, concorrere per borse di studio e residenze d’artista. Tutto questo richiede una fede incrollabile.
Pensa a un’artista come Alice Neel, e a cosa voleva dire dedicarsi alle ruvide geometrie dei suoi ritratti nel suo appartamento di Harlem, quando nessuno oltre a lei stava facendo niente di simile. O per Alex Katz creare i suoi dipinti figurativi grandi e piatti nel pieno del ciclone astratto degli anni Cinquanta. E infine per Cy Twombly fare di imprevedibili scarabocchi il motivo conduttore della sua arte.
Quanta fede hanno mostrato questi artisti nel lasciare che la loro arte seguisse la sua propria logica intuitiva. Il coraggio è una mossa disperata che ti porterà dritto in braccio agli angeli della creazione.
Non lasciarti incasellare da un unico medium
Se non vuoi limitare il tuo potenziale, evita di presentare la tua arte confinandola in una sola categoria: che so, ceramica, stampa, acquerello, merletti, pittura di paesaggio, scultura in pietra o in acciaio, carta, vetro, ritratti, incisioni, graffiti, serigrafie, collage, eco-art, arte digitale o tecniche miste. Tu sei un artista.
È da tempo ormai che il circolo esclusivo del mondo dell’arte guarda con sufficienza chi si autodefinisce soltanto sulla base dello specifico medium con cui lavora, anche perché è ciò che le etichette in qualche modo invitano a fare.
Buone notizie però: nell’eccitante momento storico che stiamo vivendo, molti artisti non si definiscono affatto sulla base del loro medium. Parlano di multimediale, di tutti i media, oppure dicono semplicemente “artista”, e ti lasciano scoprire i dettagli per conto tuo. Una volta ho sentito Robert Rauschenberg descrivere i suoi combine-assemblages non come “pitture o sculture”, ma come “poesie”. Questo sei tu: un poeta della materia.
Chi ha bisogno di un master? Nessuno
Fare un master può essere un’ottima idea. Se non altro ti offre la possibilità di ritardare di altri due anni l’ingresso nel mondo reale. Inoltre, ti catapulta in una fucina creativa in cui puoi entrare in stretto contatto con i tuoi colleghi.
Qui stringerai rapporti capaci di condurti a nuovi linguaggi condivisi, che ti permetteranno di imparare dagli altri e di far imparare gli altri da te (di solito fuori dall’aula). Ma un master è anche un’idea rischiosa. A meno che non paghino i tuoi genitori o tu sia particolarmente ricco, quasi tutti costano tanto. Ma proprio tanto!
Ho insegnato in tutti i più in e, nella mia personale esperienza, sono più o meno come i master meno esclusivi. L’unica differenza è che chi frequenta master particolarmente ambìti una volta uscito ha già fatto un piccolo scatto di carriera. Dopo un po’ di tempo, però, dello scatto può non rimanere più traccia, ma dei debiti sì.
Se ti piace l’idea del master, scegli un buon corso a un buon prezzo, e iscriviti. Lavora! Impara più che puoi. Perché il mondo reale è dietro l’angolo. Se non ti sembra un’opzione valida, non ti preoccupare troppo. Cerca di fare del mondo la tua scuola di specializzazione: lì hai infinite possibilità di scelta e a un prezzo onesto.
Impara a fare gruppo. Forma la tua gang
Non importa se sei timido o introverso, cerca di passare più tempo che puoi insieme ad altri artisti che hanno più o meno la tua stessa età. Gli artisti, per sopravvivere, devono fare gruppo. Anche se abiti in un paesino o in qualche eremo sperduto nel bosco, fa’ tutto quello che puoi per creare legami con altri artisti come te.
Insieme stringerete dei rapporti sinceri, di affetto e reciproca comprensione, che ti aiuteranno a non farti mettere in ginocchio dall’insicurezza, dalla solitudine, da inutili manie di grandezza e dall’arroganza. È con queste persone che farai le ore piccole, da loro imparerai, a loro offrirai conforto, insieme combatterete fianco a fianco, e vi vorrete bene; sono le persone che ti daranno la forza di continuare a lavorare nonostante le difficoltà.
È così che cambierai il mondo, e la tua arte. Nel tuo gruppo, nella tua gang, vi dovete proteggere reciprocamente, a qualunque costo. Avete bisogno l’uno dell’altro, anche se non lo sapete. Almeno per adesso. E la regola più importante è: proteggete sempre l’artista più debole del gruppo. Del resto, può sempre esserci qualcuno che pensa che sia tu quello che ha più bisogno di essere protetto.
Probabilmente sarai povero, quindi fattene una ragione
Anche se il mondo dell’arte può sembrare un’orgia di vernissage mondani, prezzi d’asta da record, servizi sui giornali patinati e soldi a palate per chi arriva primo, ricorda che solo l’un per cento dell’un per cento dell’un per cento di tutti gli artisti diventa ricco grazie al proprio lavoro. È molto probabile che ti sentirai ignorato, sottostimato, e sottopagato.
Non giriamoci attorno: è dura essere poveri. E circa il 95 per cento di tutti gli artisti tira a campare. Di tutti quelli che ho incontrato, però, coloro che possono contare su una rete di supporto vivono un’esistenza che mantiene la mente giovane, lo spirito vivo, l’arte in costante evoluzione, e in grado di arricchire loro stessi e i fortunati che possono vederla.
Combattiamo tutti le nostre battaglie quotidiane. L’arte ci consente di guardare a fondo anche dentro queste battaglie, ci apre gli occhi sul problema delle differenze di classe e della disuguaglianza sociale.
Sono uno scrittore, e non ho avuto un soldo per la maggior parte della mia vita. Eppure non ho mai avuto rimpianti per l’esistenza che mi sono costruito, un’esistenza felice in mezzo a tutta questa arte. Né ho mai incontrato un artista che rimpiangeva di esserlo, per quanto complicata potesse essere la sua vita. È per questa ragione che, nel Pranzo di Babette, Isak Dinesen scriveva che «un grande artista, mesdames, non è mai povero».
Definisci la tua idea di successo
Ma stai bene attento. Gli artisti spesso cercano di definire il successo in termini di denaro, felicità, libertà, “fare quello che voglio”, guadagnarsi visibilità per il proprio lavoro, aiutare una comunità.
Ma… se avessi sposato una persona ricca e avessi tanti soldi, non vorresti nient’altro? Nessun riconoscimento, niente comunità, nessuna opera che duri nel tempo? Se possedessi una catena di fast food saresti contento così? (Subway vende tanti panini, ma questo non li rende degli eroi.)
“Felicità”, hai detto? Non essere sciocco! Molte persone di successo sono infelici. E molte persone felici non hanno successo. Io ho “successo”, eppure sono spesso confuso, impaurito, insicuro e di pessimo umore. (Ma sempre grato. Sempre.) Che gran sfortuna!
Successo e felicità stanno agli antipodi. Vuoi sapere la verità? Ciò che definisce meglio il successo è il tempo: il tempo di fare il tuo lavoro. E come trovi il tempo se non hai i soldi? Dovrai lavorare cinque giorni a settimana per un bel po’. Il che può renderti depresso, amareggiato (c’est moi), frustrato (sempre io), invidioso (eccomi ancora). È così che va. Di lunedì, avrai in testa il venerdì.
Ma sei un artista furbo e pieno di risorse! Presto troverai il modo di lavorare solo quattro giorni a settimana, e inizierai a essere un po’ meno depresso. Più fiducioso. Ti dispiacerà lasciarti alle spalle il fine settimana, ma ti sentirai meglio per tutto il lavoro svolto. La tua arte è una questione di vita o di morte; perciò, prima o poi, riuscirai a intrufolarti in un posto di lavoro che richiede la tua presenza per soli tre giorni a settimana. Che sia lavorare per una galleria, per un artista o un museo; o un lavoretto come insegnante, art handler, contabile, correttore di bozze, qualunque cosa.
Un lavoro di tre giorni a settimana significa quattro giorni liberi: quattro giorni per dedicarti alla tua arte. Hai visto? Ti sei già conquistato il principio del successo: il tempo. Adesso torna al lavoro. Oppure rinuncia ai tuoi sogni e leva le tende. Quella è la porta.
© Riproduzione riservata