I due comici hanno reinventato la comicità in prima serata, riuscendo a superare i confini dettati dal trash Felice serata, in onda su Canale 5, unisce al varietà le atmosfere che ricordano il “late show” americano
- Un mese interessante, questo secondo aprile di pandemia, per la comicità televisiva, prima Lol poi Felicissima sera di Pio e Amedeo.
- Ricordano Luttazzi per la metodicità con la quale affrontano senza vergogna argomenti tabù. Non solo la morte, ma anche il sesso e il piacere maschile, i soldi, la disabilità. Ma a differenza di Luttazzi non menano fendenti, hanno invece trovato un modo per essere immuni alla censura.
- Oltre a quelli già citati, nelle sole prime due puntate: Francesco de Gregori, Claudio Baglioni, Malika Ayane, Aleandro Baldi, Ivana Spagna, Francesco Pannofino (resident), Andrea Iannone e l’astronauta Umberto Guidoni.
Un mese interessante, questo secondo aprile di pandemia, per la comicità televisiva, prima Lol poi Felicissima sera di Pio e Amedeo. Un format internazionale, molto corporale com’è tipico della tv giapponese, contro la coppia comica nazionale, debitrice della commedia all’italiana per la sua capacità di mettere alla berlina i vizi nostrani.
Se il primo ha cercato, e trovato, lo zero comico, il secondo titolo ha azzerato la comicità di prima serata come la conoscevamo, facendola ripartire su nuove basi. Entrambi hanno prodotto uno scarto.
Sublimarsi del trash
Da Telenorba a Canale 5, passando, soprattutto, da Italia Uno (e dal Festival di Sanremo). Dopo aver cominciato con Le Iene, il duo foggiano ha realizzato il più estremo esperimento di comicità trash visto in tv con Emigratis (Italia Uno). Due buzzurri che girano il mondo in ciabatte, come fossero a casa loro, scroccando cibo, alloggio, soldi e Rolex a emigrati italiani di successo, soprattutto calciatori. Sono i compaesani di cui ci vergogniamo quando siamo all’estero, che si fanno riconoscere per i loro modi sguaiati, sempre pronti a farsi beffe di tutto ciò che è diverso da loro. Così protervi nella loro ignoranza da produrre a un certo punto, per estenuazione, un rovesciamento nel quale vediamo emergere, persino alla loro coscienza, il valore di quanto hanno fino a quel momento dileggiato. Con Pio e Amedeo il trash è talmente consapevole e cercato da sublimarsi nel suo contrario. Il catcalling diventa rispetto per la donna. L’omofobia un inno alla libertà di ciascuno.
In morte della madre
Maria De Filippi è stata fra i pochi ad accorgersi di questo processo alchemico. Non a caso Felicissima sera si apre con lei come primo ospite. I due sono talmente sfacciati che l’omaggio da pagare diventa l’occasione per stabilire la cornice del programma e settarne il tono. Lo sketch vive di due momenti, nel primo è Maria De Filippi che viene fatta accomodare su un divano, sineddoche dei programmi che fanno spettacolo delle emozioni, mentre Pio cerca di farla commuovere con delle foto che offrono ad Amedeo l’occasione di superare i soliti confini della decenza. Nel secondo momento è la conduttrice che prende il controllo e inizia una puntata di C’è posta per te che ha per protagonista la coppia di amici.
Si scopre che i due si sono incontrati per la prima volta a pochi giorni dalla nascita, le madri hanno condiviso la stessa camera di ospedale, che sono cresciuti insieme e che la famiglia dell’uno è diventata la famiglia dell’altro. Si racconta la storia del padre di Amedeo, presente in studio, e della morte recente della moglie. L’atto si chiude con l’uomo che realizza il sogno di cantare con Roby Facchinetti dei Pooh. Insomma, una storia perfetta di C’è posta per te. Ma è nel numero successivo che si scopre l’effetto comico, un pezzo dedicato alle madri che si apre con Amedeo che dà della bastarda alla sua. Avevamo appena finito di commuoverci per la sua morte che già il figlio la offende e racconta di come era solita menarlo e istiga l’amico a denunciare, per le stesse ragioni, sua madre: «Denunciala, tu che puoi ancora farlo!». L’effetto è irresistibile. Il rovesciamento è compiuto sulla loro stessa pelle.
Paludi della vergogna
Ricordano Luttazzi per la metodicità con la quale affrontano senza vergogna argomenti tabù. Non solo la morte, ma anche il sesso e il piacere maschile, i soldi, la disabilità. Ma a differenza di Luttazzi non menano fendenti, hanno invece trovato un modo per essere immuni alla censura.
La dinamica segue grosso modo questo canovaccio: per prima cosa i due si inoltrano in quelle che potremmo chiamare le “paludi della vergogna”, dove mischiano populismo e qualunquismo in egual misura, così facendo si tirano dietro tutto il pubblico, chi indignato chi esaltato, su temi importanti e dibattuti come l’ambiente (Greta Thunberg), l’identità di genere (Achille Lauro), il diritto al piacere femminile (il pezzo sulle donne), l’odio nei confronti delle élite (Emanuele Filiberto di Savoia). Vi si inoltrano con tutto il corpo, un corpo perfettamente mimetizzato con l’iconografia popolare più sguaiata, e senza ironia, salvo poi tirarsene fuori un attimo prima di sprofondare nelle sabbie mobili.
L’attacco a Greta Thunberg diventa così una critica agli eccessi del consumismo; lo sfottò alla fluidità di genere diventa un bacio in bocca ad Achille Lauro (trasformazione che può avvenire a patto che la sua poetica diventi popolare, dalla Rolls Royce alla Fiat Punto); la denigrazione della donna che pretende di raggiungere l’orgasmo si trasforma nella demolizione del mito del maschio italiano gran amatore; ma il capolavoro forse è con il principe di Savoia, trattato come un pezzente fino al momento in cui Amedeo scopre che potrebbe farli diventare cavalieri del regno e da quel momento onorato con i guanti del servilismo, come solo noi italiani sappiamo fare con chi è in grado di farci un favore, per poi essere di nuovo preso a pesci in faccia non appena ottenuta l’onorificenza.
Se in Emigratis questo rovesciamento era reso possibile dal contrappunto della voce di Francesco Pannofino, che commenta e sanziona in qualità di Super Io le azioni dei due decerebrati, qui la coppia esce dalla perfetta simbiosi e scopre la dialettica, dove ognuno dei due ha un ruolo che rende possibile l’effetto comico. Come ai tempi delle Iene e di Telenorba, Pio è quello che aderisce alle convenzioni più civili e fa il conduttore, mentre Amedeo resta il guastatore, l’ignorante, l’emigratis, quello a cui spetta il compito di dire nel modo più volgare possibile la verità.
Ritorno al varietà
Questa dinamica salta solo nei momenti più popolar-caotici, come il finto matrimonio cafonal nel quale Tommaso Paradiso viene svalutato in cantante di matrimoni (ruolo che l’ospite accetta di buon grado) o la passerella riservata ai cantanti neomelodici.
Di Pio e Amedeo, Totti ha detto: «di loro mi fido». Non dev’essere l’unico a pensarla così vista la quantità di ospiti importanti, e molto diversi tra loro, che sono riusciti a coinvolgere (il budget messo a disposizione da Canale 5 immagino abbia aiutato).
Oltre a quelli già citati, nelle sole prime due puntate: Francesco de Gregori, Claudio Baglioni, Malika Ayane, Aleandro Baldi, Ivana Spagna, Francesco Pannofino (resident), Andrea Iannone e l’astronauta Umberto Guidoni. La comicità di Pio e Amedeo è sempre di situazione e vive i suoi momenti migliori in presenza di personaggi famosi. Ogni ospite si trova coinvolto in un mondo finzionale nel quale interpreta sia sé stesso, sia un qualcun altro che i due gli chiedono di essere.
Le scenografie che accolgono questi pezzi sono complesse e talvolta spettacolari, nel caso di Guidoni i tre se ne stanno appesi a ganci di acciaio sullo sfondo buio illuminati da stelle e galassie lontane. Si sfiora la contemplazione e la vertigine dello spazio.
Pur essendo uno show molto local che deve tantissimo al grande varietà, Felicissima sera ricorda anche la tradizione del late night americano proprio per il modo in cui tratta i suoi ospiti. E da queste parti non sono poi in molti a saper mettere insieme le due cose.
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