Come ha fatto un tassista abusivo a mettere il mondo ai suoi piedi? Oggi ripercorriamo le tappe fondamentali del tiranno più temuto del mondo. Escluso i reali, i capi di stato più longevi in Europa sono due dittatori, Aleksandr Lukashenko e Vladimir Putin.

Questo ci fa intendere che la tirannia rispetto alla democrazia funziona meglio su LinkedIn. Ho scritto Diventa un tiranno (Rizzoli), il corso in dieci lezioni per diventare dittatori, perché è la professione più in crescita negli ultimi due anni con un terzo dell’umanità che nel 2022 vive sotto un regime.

Oggi Putin è come chi vende un attico a Roma: può chiedere quello che vuole. Ma come ha fatto Putin a diventare Putin? La prima tappa fondamentale è stata l’esperienza da tassista abusivo, dopo il crollo dell’Urss.

Sul taxi abusivo Vladimir ha sviluppato le sue doti principali: la sfrontatezza e il raggiro. Mi immagino il giovane tiranno fuori dalla stazione di Mosca centrale che raccattava turisti giapponesi, li portava in giro distraendoli con informazioni turistiche “guardi il Cremlino, signò” mentre spillava 50 yen dalla borsetta della malcapitata. L’autista, tra l’altro, è un mestiere che ha formato molti tiranni: Nicolás Maduro, prima di fare il despota, guidava gli autobus di Caracas.

La rabbia sociale

Da dove nasce la sua rabbia sociale? L’essere diventato un tassista abusivo dopo la laurea non ha aiutato. Un tiranno molto spesso è dottore. Lukashenko ha una laurea in Agraria, Saparmurat Niyazov, il tiranno turkmeno che ha lanciato nello spazio il suo testo sacro, era un ingegnere, Elena Ceaușescu ne vantava ben 15 pur avendo la quarta elementare (come avrà fatto?).

Dalla collega rumena Putin ha imparato il saccheggio accademico. Secondo gli Usa, il master in Economia di Vladimir sarebbe copiato al 60 per cento da un manuale americano tradotto dal Kgb. Lo stesso avrebbe fatto il tiranno ceceno, Ramzan Kadyrov, il fedelissimo più cattivo di Putin, che di recente è entrato nella storia per essere andato in guerra con un paio di Prada da mille dollari.

Due piccole note su Ramzan: è una star di Instagram dove fa il pet influencer postando foto con gattini, coccodrilli e tigri. A volte, per variare, con armi da guerra. In Cecenia chi parla male del regime è obbligato a pentirsi in tv e sui social. Alle accuse di torture sugli omosessuali Kadyrov ha risposto: «È una fake news. Qui non esistono i gay». 

Ceceni e russi prima non andavano d’accordo. Putin nel 1999, durante la seconda guerra cecena, ha detto «noi perseguiteremo dappertutto i terroristi e quando li troveremo li butteremo dritti nella tazza del cesso».

Le figlie di Vladimir

Un tiranno è per sempre. Putin è il leader più longevo dai tempi di Stalin e ha modificato la Costituzione per rimanere al potere fino al 2036, col suo piumino italiano da 12mila euro.

Per affermare il machismo, un tiranno si riproduce come Priamo e ha più figli illegittimi di Jack Nicholson. Putin ha svariate figlie, alcune dichiarate, altre sarebbero in nero (il tiranno ovviamente nega). Ne citiamo una su tutte; si tratterebbe di un’influencer russa nata da una sveltina con una cameriera che oggi è milionaria ed è persino finita nei Pandora papers. Questa vicenda meriterebbe una serie culto su Rai 1 con le protagoniste che parlano inspiegabilmente romano.

Un tiranno deve favorire il processo di arretramento democratico. Scendere in piazza non è facile in Russia. L’unico gruppo che non viene picchiato dall’antisommossa si chiama “Nashi” ed è un fan club giovanile basato sulla devozione di Putin.

Secondo il Time, si tratta di 18enni che non conoscono Putin ma che ripetono in continuazione “Putin è eccezionale” in cambio di un panino (non c’è alcuna battuta in questa frase). Alcuni sono anche violenti, il New York Times racconta che una volta “i paninari” hanno bullizzato così tanto l’ambasciata estone (paese nemico di Putin) al punto da far scappare i diplomatici a Tallin.

Col suo taxi Putin ha guadagnato tantissimo. Nel 2017 l’imprenditore Bill Browder, durante un’audizione al Senato americano, ha stimato la sua ricchezza personale in «200 miliardi di dollari di denaro sporco». Tra i motivi per cui Aleksej Navalny ha pasteggiato a Novichok, c'è l’aver svelato la presunta dacia di Putin sul Mar Nero grande «quanto 39 Principati di Monaco».

Nel 2005 una scoperta ha cambiato la storia del tiranno: un giornale russo ha affermato che Putin, cognome dal suono veneto, è originario di Vicenza. Notizia poi confermata da Stalin che è di Abano Terme e da Ho Chi Minh che è di Anguillara Veneta.

Colpisci per primo

La Russia oggi è diventato un bazar della contraffazione. Ci sono già il tarocco di Instagram e di McDonald’s. Instagram è diventato Rossgram, McDonald’s Zio Vanja. Il tiranno ha fatto precipitare la Russia in quell’Italia dove Louis Armstrong si chiamava Luigi Fortebraccio e i cocktail “polibibita”. Putin tiene in scacco 150 milioni di persone con un Pil (nominale) inferiore al Texas. Ma se oggi Rocky ricombattesse, vincerebbe Ivan Drago. Qual è il motivo?

Secondo Joe Biden, Putin è «un criminale puro». Mikhail Khodorkovsky, l’oligarca messo nei gulag dal tiranno, l’ha confermato sull’Economist: «L’errore è approcciare a Putin come statista. Lui è un delinquente, ha la mentalità di un esponente della criminalità organizzata». Putin non ha mai nascosto il suo quid malandrino e nel 2015 ha dichiarato: «La strada a Leningrado mi ha insegnato una lezione: se la rissa è inevitabile, colpisci per primo».

Sfidare Putin sul piano diplomatico è un errore. E quindi come si ferma un tiranno malamente? Volodymyr Zelensky dovrebbe chiedere una mano al paese più skillato sull’argomento: l’Italia. In prima linea, l’ucraino potrebbe schierare i mafiosi che a gennaio hanno messo nove bombe in nove giorni a Foggia. I giovani camorristi, invece, verrebbero usati per intimidire Putin con le “stese” sulle sue dacie. Un vecchio irriducibile dell’anonima sarda potrebbe portare all’hotel Supramonte un generale russo e mandare al Cremlino una busta con dentro un pezzo di “Z” staccato dalla divisa. La nuova mala del Brenta potrebbe dissanguare le casse del Cremlino chiedendo un euro per ogni russo che vuole entrare a Kiev.

Per disorientare i russi, l’Italia manderebbe sul fronte anche i finti gladiatori romani che chiederebbero 15 euro per una foto ricordo e prenderebbero a capocciate i soldati che si rifiutano. La ‘ndrangheta gestirebbe le mense dei russi per poi intossicare i soldati con cibo scaduto e ricongelato. Ursula, che ne pensi?


Antonio Losito, autore tv e scrittore, è autore del podcast Tyranny

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