Vale più il contenuto o il contenitore? Vale più il significato o il significante? Per rispondere a queste domande, oggi, occorre riflettere sulla trasformazione che ha operato la tecnologia sulla informazione culturale e non solo.
Che la tecnologia stia occupando gran parte della nostra vita sociale, intellettuale, lavorativa è cosa nota. Se ne sono accorti gli editori e i giornalisti ma temo serva un’ulteriore riflessione per offrire al pubblico prodotti che tengano conto del contenuto e dei tanti differenti contenitori.
Dieci anni fa, durante la prima edizione del Festival del giornalismo culturale con Giorgio Zanchini e Piero Dorfles ci siamo chiesti cosa sarebbe successo alla terza pagina e alle pagine culturali nel momento in cui internet fosse entrata in modo ancora più invasivo nella comunicazione. Ora rispetto al 2013, si torna al punto di partenza ma rovesciando la domanda: cosa succede alla cultura nel web? Il Festival di questa edizione infatti titola Dal web alla terza (pagina). La vita della cultura nel mare della rete.
Il programma
Dieci anni fa c’era ancora una certa centralità sulla carta stampata, così in tanti credevamo almeno per l’informazione culturale. Poi sono arrivati i social e la promozione di libri e altri temi culturali nei loro post. Sarà un panel molto interessante quello intitolato: Dai dati alla realtà. Chi dove e come ci si occupa oggi di cultura. Un confronto fra la direttrice di un quotidiano storico, Agnese Pini, e i giornalisti di quotidiani apparsi più recentemente come Annalena Benini e il curatore delle pagine culturali di Domani, Beppe Cottafavi, poi le riviste con Giacomo Bottos e Giulia Ciarapica, che parla di libri su TikTok
E qui arriva la riflessione di Marino Sinibaldi direttore di una rivista “nuova” ma di carta a colloquio con un intellettuale Vito Mancuso. Le parole sono pistole cariche è il titolo della lezione magistrale affidata a Gianrico Carofiglio per l’apertura del festival. Uno scrittore che dalla carta ha riportato le parole in voce. Dunque ancora il primato della parola scritta e della voce, ma con come prima del web. E dunque si torna al principio di questa riflessione. Tutto cambia! Perché nulla cambi?
Tutto cambia anche perché cambiano i contenitori. Anche quelli tradizionali come le riviste e i libri di carta, non sono uguali a prima del web. Difficile anche per l’intellettuale più conservatore rimanere legato a una sola forma di lettura in un unico contenitore. E proprio qua sta la differenza fra il prima e il poi. La differenza fra contenuto e contenitore, non solo nell’accezione di McLuhan, ma per il fatto che sempre più il rapporto fra contenuto e contenitore influenza le nostre modalità interpretative.
Al rapporto fra media e pensiero critico sarà dedicato un approfondimento nel panel che vede a confronto studiosi, manager editoriali e giornalisti che aprono le porte a un ulteriore approfondimento sulla lettura, come dirà Angelo Piero Cappello (direttore del Cepell). Ultima questione: quale il ruolo dell’informazione pubblica e degli intellettuali? I tanti ospiti, Marco Vigevani, Gabriele Balbi, Simonetta Sciandivasci, Giovanni Boccia Artieri, Marianna Aprile, Luigi Contu e Marco Frittella proveranno a rispondere.
Di tutto questo si discuterà il 7,8 e 9 ottobre a Urbino nel suo splendido Palazzo Ducale, voluto da Federico da Montefeltro, di cui quest’anno si celebrano i 600 anni dalla nascita. Di lui e della mostra a lui dedicata parleranno il direttore Luigi Gallo con Arturo Galansino, Damiano Fedeli, Giovanni Russo e Costantino D’Orazio.
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