Sì, la generazione dei tuoi genitori è fastidiosa. Ma ascolta un attimo: vale la pena salvare gli ideali liberali di vecchia scuola
- Nell’idea prevalente tra i giovani progressisti, i vecchi liberal sono autoindulgenti e moralmente compromessi. Sono transfobici, se ne fregano del clima e hanno l’abitudine di sorvolare sulle atrocità dell’occidente.
- Noi della Gen Z ci vediamo come la generazione inclusiva. Il nostro argomento è che non sia sufficiente garantire a ogni persona uguali diritti di fronte alla legge, perché la legge stessa ha un colore e un genere.
- Il liberalismo dei nostri genitori ignorava i gruppi emarginati. Ma è altrettanto vero che i vecchi liberal erano orgogliosi di un valore che rimane cruciale per ogni minoranza: la diversità di opinione.
Se siete giovani come me, avrete certo sentito l’insulto che si faceva agli anziani «Ok, boomer». Forse però, come me, siete stati un po’ confusi dal significato di questa espressione. Secondo una spiegazione comparsa su Vox, «la generazione più anziana fraintende la cultura e la politica dei millennial e della generazione Z al tal punto che anni di boria e distorsioni hanno portato a questa risposta così acida e concisa». Urban Dictionary è più diretto è descrive «Ok, boomer» come «un semplice modo per dire ai vecchi di andare a farsi fottere».
Ciò che manca a entrambe le fonti è che «Ok, boomer» dice più della nostra generazione che della loro.
In genere non amo l’analisi generazionale, in parte perché non mi sento particolarmente legato alla mia. Sono sempre stato il ragazzino a cui piaceva stare con gli adulti. La maggior parte dei miei cugini hanno il doppio dei miei anni e ho passato i miei primi sedici anni cercando di essere considerato un loro pari. Odiavo quando i genitori si andavano a sedere in un’altra stanza, lasciando i ragazzi a giocare con i videogiochi: volevo disperatamente essere preso sul serio.
Status quo
A ventidue anni ora, invece, vedo che l’attuale stereotipo generazionale non è solo il vecchio che aggrotta la fronte al giovane, ma la mia generazione che alza le sopracciglia guardando i vecchi. Nell’idea prevalente tra i giovani progressisti, i vecchi liberal sono autoindulgenti e moralmente compromessi. Il loro uso di parole come “civiltà” e “pazienza” non è altro che un modo per preservare lo status quo. Sono transfobici, se ne fregano del clima e hanno l’abitudine di sorvolare sulle atrocità dell’occidente. E lo fanno con un sorriso compiaciuto (mentre accumulano denaro, sottraendolo ai giovani che ne hanno bisogno).
Ho in mente degli esempi di questi tratti e spesso li ho denunciati. Ho anche visto però i difetti di questo stereotipo e credo che i giovani debbano prenderli in considerazione.
Noi della Gen Z ci vediamo come la generazione inclusiva. Il nostro argomento è che non sia sufficiente garantire a ogni persona uguali diritti di fronte alla legge, perché la legge stessa ha un colore e un genere. Il movimento per i diritti civili era necessario, diciamo, ma era anche misogino ed escludeva le persone trans. Sebbene le barriere legali all’uguaglianza possano essere state rimosse, pensiamo che le barriere culturali rimangono in ogni aspetto della vita quotidiana.
Per questa ragione, spesso prendiamo l’insistenza dei boomers su ideali come la “libertà di parola” per bloccare il percorso verso la vera uguaglianza. Ai nostri occhi, quei principi hanno sempre difeso le persone che avevano opinioni discriminatorie e internet ha finalmente permesso di esporle. Ciò significa buttare via ogni simbolo di privilegio, sradicare i pregiudizi che l’America di ieri era stata progettata per difendere.
Gli ideali liberali
È un insieme di verità parziali. Le istituzioni negli anni Sessanta erano omogenee, razzialmente e sessualmente, mentre le istituzioni di oggi non lo sono. Il liberalismo dei nostri genitori ignorava i gruppi emarginati. Ma è altrettanto vero che i vecchi liberal erano orgogliosi di un valore che rimane cruciale per ogni minoranza: la diversità di opinione. Quell’ideale liberale, che alcune persone della nostra età considerano come dannoso per chi è più vulnerabile, è stato fondamentale per tutti i progressi della giustizia sociale a cui teniamo.
I radicali spesso credono nel mettere a tacere i discorsi che li offendono. Ma è una cosa che funziona solo finché sono al potere. Per testare una norma devi verificare se ti affidi a questa abbastanza da lasciare che anche i tuoi nemici la applichino. Il liberalismo di vecchia scuola è progettato proprio per difendere le minoranze garantendo la libertà di pensare, sperimentare e speculare.
La diversità di opinione sottolinea anche un’altra lezione importante: nessuna visione del mondo è mai perfettamente buona, compreso lo stesso liberalismo. Accettare l’esistenza di un altro punto di vista, con i suoi desideri e quelle preferenze che detesti, è al centro di ogni società civile ed è intessuto nella democrazia.
In effetti, è la democrazia, la sposa capricciosa del liberalismo, la cui fragilità è così spesso ignorata dalla nostra generazione. Molti della nostra generazione denunciano l’ingiustizia nella società e vogliono che il sistema venga corretto. Notano tutto ciò che l’establishment ha gestito male per troppo tempo, non solo l’armonia razziale, ma anche l’ambiente. Hanno ragione. Le democrazie liberali capitaliste devono rispondere di molte cose. Ma non perché la democrazia liberale sia inutile. Perché la democrazia liberale è imperfetta.
Qual è l’alternativa? E se ce n’è una, quale livello di violenza servirebbe per raggiungerla? Le società stabiliscono le regole o con il consenso, o con l’autorità, o con il caos. La democrazia ha a che fare con il consenso. Senza questo, rimane solo il potere: e chi può dire che sarà la tua parte ad avere la meglio?
I più grandi successi politici americani hanno avuto origine nella dedizione ai principi liberali, compresa la volontà di lavorare con nemici ideologici. La sinistra riformista che ha dato inizio al New Deal includeva comunisti, socialisti e democratici moderati. Condividevano un impegno per un riformismo pragmatico; non c’erano test di purezza ideologica, nessuna richiesta di rivoluzione, nessuna ortodossia ipocrita.
Oppure si pensi alla coalizione che guidò le proteste per la libertà di parola a Berkeley nel 1964. Includeva attivisti per i diritti civili, socialisti e tutti e tre i club repubblicani. Tutti questi gruppi erano moralmente imperfetti. Ma hanno promosso la causa della giustizia, hanno contribuito a creare politiche durature e hanno avuto un effetto incredibilmente positivo sulla vita delle persone.
L’argomento contro il pensiero illiberale va oltre i confini dell’America. Nel ventesimo secolo l’idea illiberale del darwinismo sociale, usata per molto tempo per giustificare le barbarie contro le popolazioni native in Asia e Africa, portò alla gerarchia pseudo-scientifica della purezza dei nazisti e all’olocausto in Europa. Gli ideali illiberali lasciano il conto dei morti. E laddove gli stessi paesi liberali hanno compiuto atrocità – durante la guerra del Vietnam, ad esempio – quelle azioni sono spesso nate dall’arroganza intellettuale e da una spaventosa indifferenza per le istituzioni liberali.
Quelli che sono nati al di fuori dei comfort dell’occidente hanno spesso una profondissima consapevolezza di questi fatti: tutti gli immigrati che sono arrivati nei paesi liberali proprio perché avevano sofferto in paesi non liberali. Questo potrebbe essere un pensiero distante per la maggior parte dei giovani progressisti in occidente, ma rimane una realtà per centinaia di milioni oggi.
Nel solco dei predecessori
La maggior parte delle generazioni, dall’alba della modernità, ha ignorato chi è venuto prima. Afferrano i privilegi dei propri genitori, mentre consegnano i loro anziani al ruolo di diavoli, erigono nuovi dei e si fanno sommi sacerdoti della nuova religione.
Eppure ogni generazione vive nel mondo dei suoi predecessori. I boomer, ad esempio, non hanno creato la cultura permissiva degli anni Sessanta, ma ne hanno goduto. Nel 1968 i più anziani baby boomer d’America avevano appena compiuto 23 anni: coloro che protestavano inseguivano le aspirazioni formulate dai loro vecchi. Hanno rattoppato una cultura degli scarti dello spiritualismo new age, del self-help terapeutico e dell’individualismo meritocratico.
Per quanto possiamo negarlo, anche la Gen Z ha fatto proprie le priorità dei suoi genitori. Andiamo all’università, ci impegniamo per i migliori voti, aspiriamo a un futuro nella classe medio-alta. È giusto osservare i difetti della visione del mondo dei nostri anziani, ma è ingenuo pensare di ignorare la loro esperienza. Se vogliamo creare una nostra cultura migliore, dobbiamo prendere il meglio da ciò che hanno imparato.
Che ci piaccia o no, siamo legati ai nostri concittadini e non c’è ragione di deridere quelli con cui non siamo d’accordo. Se accettiamo questo non saremo sempre come vorremmo. Ma tracceremo una via da seguire e potremmo persino trovare delle falle nella nostra visione del mondo.
Se sei giovane e progressista, pensa bene alle convinzioni di quei boomer insopportabili. Non li avremo intorno per sempre, ma avremo bisogno degli ideali liberali che loro stessi hanno ereditato se vogliamo tradurre le nostre nobili aspirazioni in una società nostra.
Questo articolo è stato pubblicato sulla testata online Persuasion.
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