Sanremo è l'Italia e l'Italia è Sanremo: perciò Zingaretti ha fatto davvero quello che settimane fa minacciava di fare Amadeus davanti alla crisi delle poltrone, e si è dimesso.
A pochissime ore dal fatale annuncio Amadeus ha organizzato l'USA for Africa di cui il Pd ha disperatamente bisogno, il SANREMO for Zinga: per questioni di sponsor ha continuato a chiamarlo “serata delle cover”.
Un evento in cui ogni canzone ci ha parlato di te, Nicola, e ti abbiamo visto scritto su tutti gli spartiti.
“Lo stillicidio non finisce” (cit.) e mai parole furono più profetiche. Non importano gli ascolti così così per colpa del Perturbante Freudiano tirato in ballo dal direttore Stefano Coletta nel consueto cosplay di Massimo Recalcati in conferenza stampa, Sanremo è l'Italia e l'Italia è Sanremo: perciò Zingaretti ha fatto davvero quello che settimane fa minacciava di fare Amadeus davanti alla crisi delle poltrone, e si è dimesso. E Amadeus ha fatto quello che dovrebbe subito fare Zingaretti, ovvero cercare un terreno comune, accendere la mozione degli affetti, puntare al cuore e al nostalgismo valoriale per ricompattare pubblico e elettori, correnti e televotanti.
A pochissime ore dal fatale annuncio Ama ha organizzato dunque l'USA for Africa di cui il Pd ha disperatamente bisogno, il SANREMO for Zinga: per questioni di sponsor ha continuato a chiamarlo “serata delle cover”, ma è stato chiaramente un evento speciale in cui ogni canzone ci ha parlato di te, Nicola, e ti abbiamo visto scritto su tutti gli spartiti. E infatti non sono mancati problemi tecnici, lentezze agoniche e un numero francamente infelice di medley (cioè di abbracci mortali tipo Pd e M5S, sempre sull'orlo del sacrilegio ideologico), ma neppure momenti belli di solidarietà sinceramente democratica. Persino Fiorello si è scusato con te, che ti saresti dimesso per certe frecciatine della sera prima: si è pure fatto tagliare i baffi in diretta per non ricordarti più D'Alema e tutti quei consigli sui Responsabili per Conte (t'i'i ricordi).
I Negramaro te lo hanno cantato subito, col cuore in mano e il pezzo più abusato dell'ultimo decennio, che però ha riacquistato la forza del suo grido di speranza: Meraviglioso. Zinga, non fare gesti disperati, Ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso/Persino il tuo dolore potrà guarire poi, persino Bettini magari ne penserà una giusta, persino questo Pd può ritrovare la vocazione maggioritaria e magari gli fanno fare pure la transizione ecologica. Coraggio.
Ancora più affettuosi, a seguire, Noemi e Neffa che hanno voluto dedicare all'ex segretario Prima di andare via (Spero che resti un po' con me/Ora che la notte corre/ Può essere l'ultima buona occasione/Di redenzione insieme a te): resta dove sei Zinga, tanto lo sappiamo che ci vuoi ancora bene e che stai solo mettendo il broncio per farti portare fiori e cioccolatini all'assemblea nazionale del 14 marzo.
Più sottile ma forse ancora più straziante l'appello di Fulminacci, che spara a tradimento la canzone gloriosa degli anni ruggenti, Penso positivo: il pezzo che secondo Cuperlo doveva essere l'inno dell'Ulivo di Bersani prima che lo sostituisse la Canzone Popolare di Fossati. (Bersani che mentre Fulminacci cantava era su La7 a ricordare le sue dimissioni da segretario del Pd - quelle del 2013 - perché la vita è sceneggiata da Virzì o Moretti): resta Nicola, fagliela vedere a Pierluigi.
Più legati alla base e al territorio gli ExtraLiscio feat. Davide Toffolo, con un medley di Romagna Mia/Rosamunda/Casatchok che ha riportato Zinga alle Feste dell'Unità della sua adolescenza puntando alle radici identitarie.
Performance gemellata con quella di un'altra fervente compagna, Orietta Berti. Che ha straziato il cuore di Nicola con Io che amo solo te (Io ho avuto solo te/E non ti perderò/Non ti lascerò/Per cercare nuove avventure). Hai avuto solo noi, Zinga, non cercare nuove avventure al Campidoglio che poi fai la fine di Ignazio Marino.
Sentimento echeggiato da Bugo - un altro che se n'è andato ricavandone in cambio solo meme – che ha cantato Un'avventura: perché Questo amore/ Non è una stella/Che al mattino se ne va, anche se adesso sta nei sondaggi al 14% dopo aver regalato a altre stelle, quelle di Conte, il 22.
Irama è stato insospettabilmente il più accorato della kermesse benefica, scegliendo Cyrano di Guccini: Guccini che ha pubblicamente dichiarato di preferire Zingaretti a Renzi e che infatti di Nicola è anche il Social Media Manager visto che in Cyrano canta Facciamola finita/Venite tutti avanti/Nuovi protagonisti/Politici rampanti/Venite portaborse, ruffiani e mezze calze/Che avete spesso fatto del qualunquismo un'arte. Certo, poi Zinga l'ha un po' semplificato per venire incontro all'elettorato di Facebook, ma quello era il senso.
Willie Peyote e il Bersani che ce l'ha fatta (Samuele) hanno poi preso le difese di Nicola scagliandosi contro gli opportunismi e le evanescenze delle correnti interne: Potrei ma non voglio fidarmi di te/Io non ti conosco e in fondo non c'è/In quello che dici qualcosa che pensi/Sei solo la copia di mille riassunti (Giudizi Universali).
Più sulfureo e maledetto il messaggio solidale dei Maneskin e Manuel Agnelli, che hanno scelto non a caso un pezzo di Giovanni Lindo Ferretti (Amandoti) per mettere in guardia Zinga: se rinneghi le tue radici rosse è un attimo che ti ritrovi miglior amico di Giorgia Meloni.
Non sono mancate naturalmente alcune critiche al caro Nicola, ma sempre costruttive e rispettose, fatte per il suo bene: e infatti Ghemon e i Neri per caso gli hanno ricordato col medley Le ragazze/Donne/Acqua e Sapone tutte quelle ministre e dirigenti promesse e poi mancate, e Amadeus e Fiorello hanno annunciato che canteranno Siamo Donne indossando la parrucca: ma è solo una provocazione per spingerlo a restare e a trovare la sua Kamala cui lasciare in eredità il partito.
Insomma è stato un SANREMO for Zinga di straziante emotività, e se oggi l'auditel sarà ancora una volta moscio poco male: siamo sicuri che Nicola non potrà non ricambiare l'amore dei suoi fan e ritirerà le dimissioni. E trionfando al congresso del partito chiederà perdono per il suo errore più grande: aver puntato tutto su Barbara D'Urso invece che su Amadeus.
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