«Ciao vecchio».

«Ehi Manuel».

«Che fai? Un cazzo come al solito?».

«Colazione».

«Io mi sono svegliato tre ore fa, ho già fatto duecento chilometri».

«Dove sei?».

«Dopo Ancona, ieri ero a Pescara. Ho una cosa da raccontarti».

«Spara», dissi mentre contavo i biscotti al grano saraceno che avrei intinto nel caffè: tre. Vabbè quattro, così finisco la confezione.

«Son stato giù che avevo da chiudere un contratto».

«A Pescara».

«Sì, qualcosa c’è da quelle parti, è sotto che non c’abbiamo più un cliente. Uno a Napoli, un altro a Bari ma per il resto solo i leoni sotto lì, a Pescara però ce ne sono ancora un paio, tra cui quest’azienda che fa carta igienica, fazzoletti, cose così. Bella grande, pure».

Mi disse il nome di alcuni dei prodotti, li conoscevo, negli anni Ottanta era impossibile sfuggire ai loro spot televisivi.

«Ho presente».

«Beh, sì, se non sei vissuto sulla luna».

«Non sapevo stessero lì però».

«Io manco, l’ho scoperto due anni fa ed è da allora che me li lavoro».

«Ok, e?».

«Ieri m’han comprato un magazzino intero, vez».

«Automatizzato?».

«Totalmente. Ci mettiamo l’illuminazione, ma giusto per la manutenzione, potrebbe funzionare anche al buio tanto le macchine si muovono con i puntatori laser».

«Chiuso bene?».

«Sì vecchio mio. Sì. E quindi bonus. Ci butto giù un bel po’ del mutuo e ne rimane ancora per un viaggio in Thailandia con Sandra, la prossima estate. Alla grande cazzo».

«Bravo vez. Perché Thailandia?».

«Non so, mi ha sempre affascinato».

«Ah sì? A me proprio zero invece».

«Perché sei uno stanziale».

«Può darsi, se proprio devo viaggiare io preferisco rimanere in Europa».

«Sai che due palle, tanto vale farsi un giro in una casa di riposo. Ma lascia perdere la Thailandia un attimo, è un’altra la cosa che ti volevo raccontare. Questa faccenda del magazzino ha richiesto un milione di viaggi a Pescara, che non ci saranno i leoni ma comunque non è che sia una festa...».

«Vabbè capirai perché al paesino tuo?».

«Ma lì è diverso c’è la Sandra, i miei, poi conosco tutti. È casa mia. Invece un viaggio e poi una notte in un tre stelle è sempre un po’ una tristezza, vabbè che c’è Netflix e ci sono i podcast ma comunque le notti fuori casa alla nostra età sono più un rompimento di maroni che altro. Comunque fammi dire: un progetto così grosso passa attraverso un sacco di persone in un’azienda di quelle dimensioni e quindi i tempi si dilatano, hai presente?».

«No».

«Beh, certo che no» si mise a ridere di un riso un po’ risentito «scusami. Ad esempio viene coinvolta direttamente la proprietà perché l’investimento è importante».

«Quanto?».

«Abbiamo chiuso a 20 milioni».

«Ah cazzo, ci credo che il bonus è grosso».

«Sono il dio delle trattative vez».

«È contento il cowboy?».

«Quello sta in Perù a caccia di uccelli con un suo amico, fai un po’ te».

«È gay? Ora che ci penso ha effettivamente un aspetto un po’ Village people».

«No, ma va, non hai capito un cazzo, quello spara agli uccelli, cioè proprio i volatili e poi spedisce le foto delle pernici che ha ucciso. Pernici o non so che razza di uccelli ci siano in Perù».

«Vi manda le foto?».

«Non a tutti, solo a qualche prescelto: è un grande segno di stima, molto ambìto».

«Minchia».

«È matto come un cavallo, ma pensi che qualcuno glielo dica? D’altrocanto vez se non fosse stato matto mica gli veniva in mente di utilizzare una tecnologia di puntamento militare israeliana per fare dei magazzini automatizzati. Comunque mi ha chiamato per complimentarsi».

«Ci credo».

«Beh guarda in realtà ne abbiam venduti già dieci di magazzini così quest’anno, per cui in assoluto non è manco una cosa pazzesca, è buona per me, più che altro. Dopo un paio di ore mi ha mandato una foto con le pernici peruviane. Saran state quaranta, tutte stese per terra in fila davanti a lui».

«Con il cappello da Cowboy?».

«E stivaloni, ovvio. Commento: “Secondo spettacolo oggi dopo il tuo magazzino”».

«Ma che cazzo».

«Totale. Vanno sempre in giro lui e il suo amico che poi è il meccanico che gli cura la manutenzione della Daytona e degli altri giocattoli. Son stati pure in Slovenia a orsi».

«Ti ha fatto piacere ricevere la foto?».

Ci fu una lunga pausa, solo il rumore sommesso del motore dell’auto e il rotolamento delle ruote.

«So che ti farà ridere, ma alla fine sì».

«Non mi fa ridere, chiedo».

«Le cazzo di pernici…».

«Peruviane».

«E davvero mi ha fatto piacere, che cosa ti devo dire... so che sei lì che stai ruminando anche se fai finta di far il comprensivo. Però devi tenere in considerazione tutto... anzi guarda una volta di ’ste cose dovresti scriverne, dovevi sentire l’energia alla fine della riunione: l’odore che si crea nell’aria quando tutti si alzano, una cosa… un misto di sudore, tensione, sollievo, un gioco delle parti assurdo, roba da uomini primitivi... Comunque finiamo che è quasi mezzogiorno, c’è ’sta tizia, la capa dell’ufficio acquisti, è stata lei, all’inizio, il mio piede dentro l’azienda. Insomma questa qui mi chiede se so già dove andare a mangiare, e quando le dico di no mi invita a casa sua».

«A casa?».

«Pescara è piccola, molti dei dipendenti tornano a casa a mangiare. Tipo 1960».

«Veramente».

«Però considera pure che prima non lo aveva mai fatto. Insomma arriviamo e a casa ci sono il figlio piccolo e il marito, solo che il marito ha già mangiato e deve andare al lavoro, hanno turni e orari diversi. Deve andare ma si vede che è preso male, però insomma va, che altro può fare? Io e lei mangiamo un’insalata, poi dopo il caffè questa piazza il figlio davanti a Peppa Pig, mi prende per mano e dice “vieni”, mi porta al piano di sopra, in camera da letto e mentre scopiamo mi chiede esplicitamente di metterglielo nel culo».

«E la madonna!».

«E la madonna sì».

Si mise a ridere e sorrisi a mia volta.

«Non si scherza un cazzo eh. E tieni presente che a me metterlo al culo a donne praticamente sconosciute non è che mi faccia impazzire come idea però c’era pure tutta la questione simbolica: la DigiLogistic aveva appena inculato CartieraPescarese S.r.l. per venti milioni di euro e insomma già questo è un durello di per sé e chiaramente si trattava di far fino in fondo la propria parte nel grande schema delle cose. Quando la storia chiama un uomo ha il dovere morale di rispondere».

«Makes sense. Lei com’è?».

«Valida, quarantenne, e nonostante il figlio devo dire tonica. Poi la fotta, la fotta che non aveva. A momenti mi ha fatto quasi paura».

«Quello è sempre un valore in sé. E quell’altro giù con Peppa Pig».

«Peppa pig, porca di una troia!».

Una ruota che gira

Era plausibile. Sempre stato un bel ragazzo Manuel, seppur non in una maniera smaccata e forse proprio questo suo understatement appaiato a un aspetto da brava persona – del tutto incoerente con la creatura mefistofelica che era in realtà – lo rendeva oggetto di approcci femminili insolitamente sfacciati già ai tempi dell’università. A Bologna lo avevo visto abbordato da fricchettone al Barazzo così come da ragazze pettinatissime al Piccolo: passava per discreto scopatore cosa che in effetti era ma il più delle volte per l’appunto in maniera inconsapevole, non c’era cioè in lui quell’indefessa e paziente dedizione travestita da non curante spontaneità che un occhio maschile riconosce immediatamente in tutti gli autentici chiavatori di professione. Da questo punto di vista ogni cosa per Manuel semplicemente accadeva e lui si limitava a non opporre resistenza.

«Poi sono rimasto a Pescara, nel pomeriggio ho visto l’altro cliente che abbiamo lì. Stamattina ho fatto colazione sul lungomare, vicino a quel ponte un po’ futuristico che hanno sul fiume e vuoi sapere la cosa strana? Mi è tornato in mente quel poveraccio del marito».

«Forse son separati in casa».

«No, non credo, non mi hanno dato questa impressione. Mi sa che è più lei che è assatanata e lui, semplicemente, non ha spazio di manovra».

«Mutuo, figlio, e cose del genere?».

«Esatto, mi è sembrata la situazione in cui lui è incastrato su tutta la linea. Se quella si vuol far scopare da uno sconosciuto a casa sua questo stringi-stringi non ci può fare niente perché è un attimo che si ritrova a dormire in macchina o in un appartamento di merda e ciao ciao figlio. La fascia di reddito mi sembra quella. Una lezione, in un certo senso. Sì, porca troia, aspetta! Scusa che faccio passare un attimo sto coglione col Macan. Oh poi chissà, forse invece son tutti viaggi ed è innamorato e soffre in silenzio perché mai potrebbe pensare di lasciarla».

«Lei per te merita una dedizione del genere?».

«È simpatica ma sai vez, non puoi mica mai saperlo come una donna prende un uomo. Magari ci son quelle che tu dici non son niente di che sotto ogni punto di vista e poi però trovano quello che ci va fissa. Trovano l’estimatore. Sono misteri».

«Funziona così anche alla rovescia».

«Certo, sì, ovvio, forse soprattutto alla rovescia. Una cosa però la escluderei, e cioè che questo fatto che gli sfilino in casa degli sconosciuti diretti alla sua camera da letto per scopargli la moglie in qualche modo perverso a lui faccia piacere e questo lo dico proprio perché l’ho visto in faccia».

«Preso male?».

«Minchia se avesse potuto mi avrebbe sparato, per sicurezza mi sono sciacquato via di lì in tempo record, sia mai che tornava. Il punto però non è manco questo, è che com’è, come non è, vez ero lì che stavo facendo colazione con la Gazza e il cappuccino e invece che al bonus, alla Thailandia, o ai bei momenti passati mentre il bambino guardava Peppa Pig, mi è tornato in mente sto poveretto e prima mi è salita una tristezza infinita poi però ho pensato che bisogna essere felici, rendersene conto cioè, le volte che si è sul lato giusto dell’inculata perché prima o poi la ruota gira, è inevitabile. Non ci si pensa mai, ma è un attimo finire nello squallore più assoluto. Un filo sottilissimo».

«Volendo anche tu potevi evitare».

«Ma cosa vuoi farci, alla fine sono cose più grandi di noi, come fai a dire di no in una situazione del genere? Ti ritrovi poi a mangiartici le mani per mesi, poi dai, non è che sul mio lato sia gran cosa, occhio non vede cuore non duole, è quella lì che glielo sbatte in faccia, io su ’ste cose sto attento».

«Massì vez, fai bene» replicai però perché ogni caso è a sé e non mi sembrava ci fosse molto altro da dire senza inerpicarsi in questioni complicatissime.

Sesso e capitalismo

«Comunque dì la verità, non ti piace tantissimo questo intreccio di sesso e capitalismo? Mi sembra roba da scrittore, ho pensato anche a questo, a colazione. C’è da dire che la Gazza era scarica stamattina, ormai manco ci provano più. Comunque il punto è tutto lì. La penna sulla carta il momento della chiusura. In quel momento, te lo dico, ti rendi conto di come tutte quelle frasi di circostanza prima di parlare di affari e le discussioni infinite su questa o quel punto del contratto, sul costo di questa o quella variante del progetto, discussioni lunghe mesi vez, non fossero altro che un gigantesco rituale di accoppiamento con il denaro a fare da collante e a ricordare che dove si parla di margini e di win-win in realtà si sta parlando di scopare vez. Se ci pensi è mindblowing».

Riflettei per un momento su quelle parole.

«Ci sei?».

«Sì, sto pensando. La prospettiva che tutto l’apparato economico si possa ridurre a un elaborato rituale sessuale mi ha sempre affascinato. Ha dalla sua anche il grande fascino delle risposte semplici. Conosco però almeno cinque persone che ti accuserebbero di psicologico d’accatto. Freudianesimo superficiale e grottesco».

«Sì vabbè, perché si faran tutto il giorno le pippe a scrivere articoletti sui giornali. Io che lavoro e cammino in mezzo agli umani ti posso garantire che è così. E stasera torno a casa con tutti i k del bonus, che son tanti, la prospettiva della Thailandia, e soprattutto con un’autostima rinforzata a livello primitivo vez. Come credi che ne esca il mio rapporto con Sandra se non migliorato? Il gioco è in espansione, non a somma zero. Da questo punto di vista il capitalismo ha creato valore, ha creato pure un po’ di senso va, perché, porca la puttana, lo scopo della vita non può mica essere davvero quello di vendere magazzini automatici per il cacciatore di quaglie».

«E però c’è il marito».

«Esatto sì, il marito è la vittima collaterale, quello su cui si scarica tutto il peso dell’operazione, il cane omega. Il punto di fuga».

Tacqui per un momento.

«Peppa pig hai detto?».

«Peppa pig, porca troia».

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