- Quanto ci piacciono i matti. Soprattutto quelli che abitano al numero zero. Perché in quella casa piena di elefantini, dischi e lampade s’illumina l’arte. Quella musicale. Arte segreta che aleggia tra le dita di Stefano Bollani.
- C’è il miele di timo sul pianoforte messo in un prezioso angolo dell’abitazione. Lo sa bene Valentina Cenni, padrona di una casa bella, bella davvero, senza soffitto e senza cucina. Non c’è bisogno di cucinare perché la cena la portano gli ospiti.
- Il programma è un brevissimo gioiello televisivo che riporta la musica, come fece alcuni mesi fa il maestro Ezio Bosso, tra i divani degli ascoltatori come un lampo.
Quanto ci piacciono i matti. Soprattutto quelli che abitano al numero zero. Perché in quella casa piena di elefantini, dischi e lampade s’illumina l’arte. Quella musicale. Arte segreta che aleggia tra le dita di Stefano Bollani. C’è il miele di timo sul pianoforte messo in un prezioso angolo dell’abitazione. Lo sa bene Valentina Cenni, padrona di una casa bella, bella davvero, senza soffitto e senza cucina. Non c’è bisogno di cucinare perché la cena la portano gli ospiti. Viene Francesco De Gregori che ha le scarpette di gomma dura ma il cuore pieno di paura e regala una magnifica maglia numero sette. Poi Edoardo Bennato conferma che l’isola che non c’è esiste ed è possibile trasformare sogni e utopie in realtà. E arriva anche Marisa Laurito che fa frusciare le parole e le canzoni napoletane. In poco più di venti minuti (su Rai Tre, da Blob a Un posto al sole) Bollani spalma la cera con la mano su ebano e avorio e trasporta i suoi ospiti attraverso i sentieri misteriosi della musica.
In questa casa senti il tocco di Chick Corea, il tempo di Richard Galliano, la dolcezza di Chico Barque, l’alloro di Hector Zazou, la grazia di Riccardo Chailly, il sospiro magico di Enrico Rava, il desiderio di Zubin Mehta e la gioia di Antonio Pappano. Tutti matti. Consapevoli. Tutti i matti che abitano la casa al numero zero sono sicuri di essere matti. Alimentano la complessa semplicità d’esecuzione di Bollani, il suo innato istrionismo, la sua voglia di divertire e divertirsi. È il significato della sua musica che sembra presa in prestito dal suono delle parole, quel suono onomatopeico così caro a Fosco Maraini. “Il Lonfo non vaterca né gluisce / e molto raramente barigatta”. Il magnifico castello verbale costruito dallo scrittore sembra perfetto e funzionale al pentagramma del musicista così benevolmente contaminato dai generi. Come se il suono del suo piano nascondesse, tra i martelletti, un nuovo linguaggio.
Il programma è un brevissimo gioiello televisivo che riporta la musica, come fece alcuni mesi fa il maestro Ezio Bosso, tra i divani degli ascoltatori come un lampo. Bagliori di una girandola musicale mai scontata e spesso folle perché, fortunatamente, la mente vacilla in via dei Matti al numero zero. C’è gioia musicale in questa casa senza soffitto e senza cucina. Tutti si divertono. Sembra proprio un festicchio, un giorno a urlapicchio.
“Via dei matti numero zero” va in onda dal lunedì al venerdì dalle 20.20 alle 20.45 su Rai Tre.
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