Nel suo ultimo libro “La storia della letteratura del futuro” esprime la speranza di una «nuova storia letteraria non più maschilista, una Storia letteraria del futuro in cui le maggiori scrittrici e i maggiori scrittori di ogni tempo possano felicemente convivere insieme»
Poeta e filologo, Federico Sanguineti, morto mercoledì 26 marzo all’età di settant’anni, resterà nella storia italiana per i suoi studi non solo sui classici italiani ma anche sulle classiche. Oltre al commento delle Poesie di Lorenzo il Magnifico per Bur Rizzoli e della Monarchia di Dante per Garzanti, ha pubblicato per Il melangolo edizioni critiche dell’Inferno e dei canti XVIII-XXXIII del Paradiso. Inoltre, seguendo l’itinerario di Dante, che assegnò a una donna (Beatrice) il ruolo di guida nel suo viaggio ultraterreno, Sanguineti si è spinto (e ci ha spinto) a varcare i confini abituali, nel suo caso specifico quelli che escludono dalla storia della letteratura italiana le scrittrici.
Questo sconfinamento lo ha portato fuori dal recinto patriarcale e lo ha innalzato al livello delle grandi esploratrici ed esploratori umanisti, impegnati tra 1300 e 1400 a riscoprire i classici greci e latini. Se ne trovano le prime tracce in un aureo libretto, edito dal Melangolo nel 2018, intitolato La storia letteraria in poche righe. E lungo quelle “poche righe” si sono incrociate le nostre strade: venni a sapere della loro esistenza, dopo avere letto un altro prezioso volumetto di Sanguineti, Le parolacce di Dante, pubblicato da Tempesta nel 2021, che presentammo al festival di poesia La Punta della Lingua e che conteneva alcune pagine fondamentali sulla rimozione delle scrittrici dalla storia letteraria.
Ora un ricordo conforme alle consuetudini imporrebbe di parlare di come siamo diventati amici, ma Sanguineti era un anticonformista (uomo davvero “libero” lo ha definito Rosaria Lo Russo sui social network), perciò concluderò questo epitaffio come avrebbe desiderato lui, parlando del suo ultimo libro: La storia letteraria del futuro. Canone di scrittrici e di scrittori, pubblicato dalle Edizioni Dell'Orso alla fine dello scorso anno.
Proseguendo sulla scia della Storia del Melangolo, ampliata nel volume Per una nuova storia letteraria del 2022 (Argolibri, 2^ edizione 2023), di recente Sanguineti ha pubblicato una serie di articoli sul quotidiano «Il Secolo XIX» di Genova (la città di origine del padre, il grande avanguardista Edoardo), che sono stati infine raccolti, con un’introduzione e una conclusione inedite, nel libro edito dalle Edizioni Dell’Orso, con una prefazione di Stefania Lucamante, autentico testamento letterario dello studioso.
«Gli esseri umani hanno bisogno di immaginare un futuro luminoso», scrive Sanguineti nell'introduzione a La storia letteraria del futuro, «per trovare significato nel presente. Tuttavia, il futuro appartiene più al regno della fantasia che a quello della realtà, poiché non è stato ancora vissuto. La nostra idea di ciò che accadrà è, in larga misura, plasmata dalle esperienze passate e dalla loro percezione».
Inevitabilmente ci aspettiamo qualcosa dal futuro, scrive Sanguineti citando Siri Hustvedt, un’attesa da cui nascono anche le sue ultime pagine edite in vita: un’attesa di «una nuova storia letteraria non più maschilista, una Storia letteraria del futuro in cui le maggiori scrittrici e i maggiori scrittori di ogni tempo possano felicemente convivere insieme, proprio come Siri Hustvedt e Paul Auster hanno felicemente convissuto».
Seguono, come altrettanti capitoli del libro, le ristampe degli articoli pubblicati sul «Secolo XIX», grazie a cui, dopo una protasi iniziale con la panoramica generale, si passano in rassegna, per il Trecento, Cristina da Pizzano, «prima scrittrice italiana paladina femminile»; per il Quattrocento, Laura Cereta e Isotta Nogarola, che raccogliendo il testimone di Cristina dimostrò che il peccato originale «era colpa di Adamo, non di Eva»; per il Cinquecento, oltre alle ben note petrarchiste, Tarquinia Molza «esaltata da Tasso e la genovese Maria Spinola paragonata a Saffo»; per il Seicento, Moderata Fonte e Lucrezia Marinella, con le loro «opere rivoluzionarie sui meriti delle donne e i difetti degli uomini»; per il Settecento, Luisa Bergalli che «anticipa Goldoni sui vizi borghesi» e Pellegra Bongiovanni che «risponde per le rime a Petrarca»; per l’Ottocento, Fortunata Sulgher «contro il narcisismo maschile» e Guacci Nobile che ispirò la «Placida notte» di Leopardi, rivaleggiando con lui; per il Novecento, le tante scrittrici di cui anche la Cina ha scoperto il valore, traducendole per opera, soprattutto, di Chen Ying della Sichuan International Studies University di Chongqing.
Per chi si lascerà guidare da Sanguineti in questo viaggio alla scoperta dell’altra metà della letteratura, La città delle dame di Cristina da Pizzano, le epistole latine protofemministe di Laura Cereta (appena tradotte per la prima volta in italiano, dopo cinquecento anni, da Sandro Princiotta, per la collana Rosa fresca aulentissima di Argolibri, diretta da Sanguineti e Sara Lorenzetti), i sonetti di Veronica Franco contro la violenza sulle donne, l’incredibile dialogo di Moderata Fonte sull’emancipazione femminile, le corrosive commedie di Bergalli e gli altri capolavori femminili dissepolti doneranno la stessa sensazione che potevano donare, a chi non le aveva mai lette, le epistole ai familiari di Cicerone o il De rerum natura di Lucrezio. Una scoperta essenziale per godere di un’altra bellezza possibile e conoscere meglio l’umanità.
Il funerale di Federico Sanguineti sarà celebrato venerdì 28 marzo, ore 9.30, alla Parrocchia San Carlo Borromeo di Torino con partenza dall’ospedale Molinette alle ore 9.
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