Scrivi Clark e pensi a Kent, il Superman dei fumetti e del cinema. Scrivi Caitlin e si apre un mondo. Quello del basket NCAA, la pallacanestro universitaria, uno dei pilastri dello sport e della società statunitense. In quattro anni ha trascinato in alto la squadra di Iowa, ha battuto record anche maschili, incanta col suo gioco totale. L’ultimo muro da abbattere: il gender gap pay
Scrivi Clark e pensi a Kent, il Superman dei fumetti e del cinema. Scrivi Caitlin e si apre un mondo. Quello del basket NCAA, la pallacanestro universitaria, uno dei pilastri dello sport e della società statunitense, lì dove il legame con il territorio è forte e dove l’orgoglio del campanile offre spaccati da serie televisiva.
L’Iowa è uno degli Stati del Midwest, ai confini con la Rust Belt, o Still Belt se preferite, la cintura di ruggine che in due parole descrive l’epopea della deindustrializzazione statunitense, dove una volta c’erano fabbriche e una classe operaia forte e coesa.
Caitlin Clark è nata a Des Moines, capitale dello stato, e il basket è stato, fin da piccola, la sua comfort zone. Oggi è il volto nuovo della pallacanestro femminile mondiale e forse, sarebbe il caso di dire, della pallacanestro mondiale, senza ulteriori aggettivi. In questi quattro anni con le Iowa Hawkeyes, la squadra della Iowa University, ha riscritto i numeri del suo sport, femminili e maschili, battendo il record di punti che resisteva dal 1981 e apparteneva a Lynette Woodard, quello maschile a Pete Maravich. Ha realizzato 17 triple doppie, cioè partite in cui è riuscita a fare almeno 10 punti, 10 assist e 10 rimbalzi, lì dove i numeri raccontano il talento che si nasconde dietro la perseveranza.
Chi è
Caitlin, madre siciliana, è la ragazza della porta accanto, la figlia della classe media, fisico normale e ghigno vivace, capace, anche per questo, di attirare l’attenzione di un pubblico sempre più vasto, tanto che la stessa NCAA parla di “effetto Caitlin Clark”, come l’effetto farfalla, cioè: infinitesime variazioni nelle condizioni iniziali producono variazioni grandi e crescenti nel comportamento successivo dei suddetti sistemi.
E l’impatto della Clark sul basket femminile, e non solo, è stato ed è impressionante. Caitlin, fino a ora, fa parlare di sé solo per quello che fa in campo, dai tiri da lontano al palleggio, eccellendo in tutti gli aspetti principali del gioco: tanto spettacolare quanto efficace. Tira da ogni posizione prendendosi quei rischi che solo i grandi e le grandi ai massimi livelli sanno maneggiare, sa portare palla e le avversarie difendono con difficoltà, non sapendo mai se passerà, se tirerà o se proverà ad andare a canestro con una penetrazione in area. Per questo si è detto di lei che è “ingiocabile”, espressione entrata nello slang sportivo negli ultimi anni.
I suoi tiri da 8 metri scagliati in frazioni di secondo costringono le difese a uscire a valanga dai blocchi, i suoi cambi di velocità la rendono imprendibile nel palleggio, i suoi passaggi e i suoi assist in contropiede arrivano alle compagne con precisione chirurgica e spiazzano le squadre troppo centrate su di lei. Un fisico normale capace di dominare il gioco in questo modo è qualcosa che non si è mai visto prima, tanto che si sprecano i soprannomi, non ultimo Genius at work, un genio al lavoro. E i paragoni maschili che da una parte non rendono pienamente merito a quello che sta facendo questa ragazza, raccontano dall’altra tutta l’ammirazione e la stima che il mondo sportivo ha nei suoi confronti.
I numeri
Gli sport universitari a stelle e strisce sono sempre molto seguiti, ma la voglia di vederla giocare dal vivo ha portato e sta portando gli statunitensi a fare chilometri pur di assistere a una sua partita. Un po’ di numeri?
Le Iowa Hawkeyes nella propria storia hanno avuto diciannove sold-out, diciassette negli ultimi tre anni, da quando gioca Caitlin Clark. In trasferta, le squadre che le hanno ospitate hanno avuto un aumento di pubblico del 150 per cento e il prezzo dei biglietti è cresciuto del 224 per cento. La scorsa stagione i tagliandi delle finali NCAA femminili costavano il triplo di quelli maschili. Anche se poi Iowa University non ha vinto il titolo, perdendo la finale contro le LSU Tigers della Louisiana State University.
La sua leadership in campo è stata definita sfrontata, irriverente quando ha sfoderato il celebre gesto del you can’t see me, la mano che passa davanti alla faccia, non mi vedi, ricordando il wrestler John Cena, per sottolineare l’impotenza delle avversarie. Una fiducia nelle proprie capacità espressione di una personalità che solo le grandi possiedono e che, non poteva essere altrimenti, ha scatenato l’invidia e l’antipatia delle rivali, soprattutto le più forti. Un anno fa Angel Reese, nella finale NCAA vinta dopo una partita strepitosa, rimandò alla mittente lo stesso gesto con la mano, scatenando un mucchio di polemiche. È una ragazza afro-americana e la faccenda amplificò lo scontro.
Scene da isteria collettiva
Questo non ha scalfito il sentimento popolare nei confronti di Caitlin Clark, un sentimento trasversale, capace di attraversare Stati diversi e differenti classi sociali, vedendo in lei un idolo da ammirare, tifare e seguire, come se portasse addosso la bandiera a stelle e strisce.
Un senso di identificazione difficile da ricordare che si ritrova all’ingresso delle arene, lì dove nonne e nipoti s’intrecciano alle comitive di ogni risma, pure quelle della parrocchia, nelle file chilometriche fatte per prendere i posti migliori, strappare un autografo o un selfie con Caitlin, tanto che la polizia deve aprire ogni volta un varco tra la folla per assicurare alle giocatrici di Iowa University di salire sul pullman in sicurezza: «Mi rivedo in quelle ragazzine. Io ero così alla loro età. Sarei stata lì, in prima fila. Aspettando uno sguardo che mi sarei ricordata per sempre. Per questo non mi pesa. So quanto significhi per loro», ha dichiarato Clark che non è affaticata da tante attenzioni e che si gode il momento, un momento che sembra solamente all’inizio.
In questo simile ad altre coetanee e coetanei sportivi di successo, che cercano, per quanto possibile, un approccio sano e sereno con il pubblico e le sue ‘isterie’, tentando di rimanere con i piedi per terra e portare un mood nuovo rispetto a tante stelle del passato, diventate irraggiungibili.
I Giochi
Anche per questo Caitlin Clark è il personaggio di cui lo sport statunitense ha bisogno, di cui gli Stati Uniti sembrano avere un bisogno spasmodico, alla ricerca di una stella polare delle proprie emozioni. Il pubblico europeo l’aspetta a Parigi, lì dove la Nazionale femminile a stelle e strisce inseguirà la sua ottava medaglia d’oro consecutiva. E in questo Caitlin Clark si è già allenata vincendo i Giochi Americani Under 16 nel 2017 e due volte il Mondiale Under 19, nel 2019 e nel 2021.
Intanto ha deciso di passare al professionismo e sarà sicuramente la prima scelta del draft WNBA con le Indiana Fever pronte ad accoglierla, visto che la chiamata numero uno spetterà a loro.
L’ultimo muro da abbattere, dopo i numeri in campo, sarà quello del gender pay gap, lì dove il salario medio di un giocatore dell’NBA è 90 volte superiore a quello di una giocatrice WNBA, disparità che negli ultimi anni è aumentata, grazie ai nuovi tetti salariali maschili. Intanto, la combo guard Caitlin Clark firma contratti e ha l’homepage di ESPN dedicata, un’ascesa economica interessante, restituendoci la difficoltà della pallacanestro femminile italiana, la quale fatica ancora a veder riconoscere lo status di sportive professioniste alle proprie atlete.
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