- Il protagonista del graphic novel di Elene Usdin è un bambino che deve ritrovare il suo coniglio di pezza. Per farlo inizia un percorso che attraversa realtà, fantasia e ricordi rimossi dei popoli originari canadesi
- È una storia che si snoda infatti su più livelli, caratterizzata dalle metamorfosi del protagonista e dall’intrecciarsi dei piani temporali
- Nel fumetto assistiamo alla magia che è l’impresa quotidiana di provare ad essere più vicini alla realtà, per quanto atroce essa sia, del desiderio di cambiarla e di renderla carica di senso e significato
René ha pochi anni, si trova poco a suo agio nel mondo e ha un unico amico: il suo coniglio di pezza, Sucre Doux. Lo porta sempre con sé, anche mentre entra entusiasta nell’enorme scatolone di un frigo, che la madre gli ha lasciato a disposizione per giocare.
Ma presto René si ritrova solo, perché Sucre Doux è sparito, così comincia il suo viaggio per ritrovarlo: «Senza non sono niente. Tutti i miei segreti appartengono a lui», dice al cospetto di Isba una creatura meravigliosa e letale che soffre della sua natura sanguinaria, che Renè incontra in una delle sue molte trasformazioni.
Perché René è un bambino, una bambina, un germoglio, un gatto, un fiore… Attraversa mondi immensi che gli si schiudono davanti, ma non è detto che quelli più riconoscibili siano i più concreti. René cambia forma insieme alla realtà che ha intorno, e ogni metamorfosi consegna nuovi pezzi di una storia che si compone tra sogni, memorie rimosse e ricordi consegnati alla figlia; a quale categoria appartenga ogni livello delle multiformi realtà in cui Usdin ci trascina è difficile da dire. I colori ci guidano, fanno da voce narrante, intrecciano i fili dei tanti tempi e spazi della storia.
Miti ancestrali
Così piano piano attraverso questo scorrere di memorie, più o meno immaginarie, e anni che passano, il dramma della vita di Renè si tratteggia chiaro davanti agli occhi della figlia Judith: il padre è uno dei circa 150mila tra bambine e bambini, provenienti dai popoli orginari del Canada, che furono rapiti dalla chiesa; strappati dalle loro comunità e portati in dei “collegi”, dove si stima siano morti in decine di migliaia.
I sogni di Renè lo avvicinano ai miti ancestrali del suo popolo, non li può più ascoltare dalla sua gente ma questi comunque lo visitano, si materializzano e provano a guidarlo verso un posto nel mondo che per lui, in mezzo ai palazzi ordinati della metropoli canadese, tra le braccia della madre adottiva, sembra non poter esistere.
Le creature che popolano i mondi e le età di Renè rimangono sempre al suo fianco, a vigilare sui passaggi del suo percorso, tangibili in una dimensione, simile a quella che abitano coloro che abbiamo amato e che non possiamo più toccare, ma di cui possiamo sentire l’odore.
L’opera di Usdin ci trascina in un vortice che sfuma i confini tra ciò che è reale e ciò che crediamo non lo sia, dando così presenza, corpo e colore al lascito di un trauma atroce e alla sua lunga guarigione. Le creaure magiche che Renè incontra, non lo allontano dalla realtà, bensì gliela consegnano e lo radicano in essa, gli sono testimoni, fanno parte della sua storia e al tempo stesso la raccontano, così riescono a trasmettere esperienze che spesso restano inaccessibili solo alle parole, intraducibili in altri tipi di discorsi.
Misteri quotidiani
Ho sempre interpretato così il realismo magico, più che un espediente creativo, è un modo di guardare e attraversare il mondo, di sentire l’esistente. Un dar voce ai piccoli misteri che ogni piega del quotidiano può nascondere: il sole che entra all’improvviso a inondare una stanza, l’odore di cui non si rintraccia l’origine ma che accende il ricordo, l’incanto potente di un’emozione; il realismo magico si insinua nella sospensione di quegli attimi e la ferma, la dilata.
René vive, attraversa la realtà mentre poco alla volta essa sfuma e si trasforma, s’imbeve dei suoi sogni, della sua disperazione, del suo desiderio. Judith che cercherà di incontrare di nuovo il padre rimettendone insieme la storia, incontra anzitutto gli scenari e le creature che l’hanno popolata, e la ascolta da loro, prima ancora che dalla nonna.
Elene Usdin scrive con le immagini, mischia tecniche e colori con la stessa sapienza con cui confonde i livelli di realtà nella storia. Non si può dare un senso a qualcosa come un tentativo di genocidio, infatti l’autrice non cerca di farlo; nel suo fumetto assistiamo alla magia che è l’impresa quotidiana di provare ad essere più vicini alla realtà, per quanto atroce essa sia, del desiderio di cambiarla e di renderla carica di senso e significato.
Renè.e aux bois dormants di Elene Usdin (Oblomov Edizioni, 2023)
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