Ilaria Cazziol è una SEO specialist e content writer freelance che scrive per clienti di ogni tipo, principalmente aziende di tecnologia e marketing. Il suo ufficio è qualunque posto del mondo dove si senta felice e produttiva
Mollare tutto e partire per un viaggio di sola andata. Il sogno di molti è diventata la realtà di Ilaria Cazziol, 33 anni, nomade digitale, che nel libro Destinazione viaggio (Rizzoli, gennaio 2024) ha raccolto i suoi consigli per chi vuole cercare un modo di vivere più libero, viaggiando a lungo termine in tutto il mondo. «Nel 2017 il mio compagno, Marco Mignano, ed io siamo partiti per un viaggio di sola andata. Abbiamo preso un aereo per la Russia senza un volo di ritorno, quindi abbiamo girato l’Asia per sei mesi scegliendo tappa dopo tappa il nostro percorso», racconta Ilaria Cazziol.
«Prima lavoravo per un’agenzia di comunicazione nel reparto di digital communication, ma quella vita di ufficio mi stava stretta. Ho studiato pensando che il mio sogno fosse quello di lavorare in una grande azienda e viaggiare per lavoro, ma le prime esperienze lavorative mi hanno dimostrato quanto in realtà l’obbligo di andare in ufficio mi stesse stretto. Nella comunicazione già dal 2015, il mio lavoro era totalmente o quasi online. Mi piaceva quello che facevo, in particolare come editor di progetti SEO e content, mi piaceva anche andare in ufficio, quello che non sopportavo era l’obbligo di farlo anche quando non era necessario, il fatto di dover sempre mettere le mie passioni da parte e rilegarle ai weekend e alle ferie».
Così è arrivato il grande viaggio tra Russia, Mongolia, Cina, Giappone, Nepal, India e Thailandia. «Quando siamo tornati abbiamo cercato di rendere sostenibile quello stile di vita, costruendo la nostra professione online e cercando di rendere il viaggio una possibilità da cogliere in qualsiasi momento ne abbiamo voglia. Questo ha significato in primis spostarci da Milano, mia città di origine, per fare base nelle Marche, vicino al mare, alla campagna, alle nostre passioni, alle nostre famiglie».
Il progetto
Parallelamente alla partenza per l’Asia è nato il progetto Viaggio Sola Andata. «Il mio compagno ed io volevamo creare una piattaforma in cui raccogliere tutto ciò che imparavamo nel periodo di preparazione al viaggio e durante, ma volevamo anche creare una vetrina per le nostre competenze di programmazione, marketing, fotografia, creazione di contenuti, che diventasse la base per il nostro lavoro di nomadi digitali. Così è stato e il progetto è cresciuto diventando in parte il nostro lavoro, in parte uno strumento a disposizione di tutti dove trovare una community e consigli per vivere uno stile di vita alternativo».
Ilaria Cazziol oggi è una SEO specialist e content writer freelance che scrive per clienti di ogni tipo, principalmente aziende di tecnologia e marketing. Il suo ufficio è qualunque posto del mondo dove si senta felice e produttiva. E il posto migliore da cui lavorare come nomade digitale? «Il mio van, è veramente comodo e ho tutto quel serve. In fondo poi basta un computer e una connessione internet. L’anno scorso ho lavorato molto bene dalla Grecia e quest’anno tra i borghi sperduti delle Dolomiti».
Ma quanto viaggia un nomade digitale? «Dipende molto. Di solito io e il mio compagno facciamo almeno un viaggio lungo di qualche mese e poi cerchiamo di muoverci quando vogliamo, che sia di pochi chilometri o di migliaia. Non abbiamo scadenze né obblighi, per sentirci nomadi digitali non abbiamo bisogno di tot timbri all’anno sul passaporto, ma solo di sapere che abbiamo la nostra libertà. Dovrebbe essere questo il senso del nomadismo digitale».
Non un influencer
Invece circolano tanti falsi miti su quella che si immagina una vita da sogno. «Il nomade digitale non è un travel influencer, è il mito che cerco sempre di sfatare. Nella mia accezione sono proprio due lavori diversi. Il travel influencer è un viaggiatore per professione, il suo scopo è mostrare la sua vita in viaggio e creare contenuti a questa legati. Il nomade digitale, invece, ha un lavoro diverso dal viaggio e deve capire come coniugare queste due realtà: quella del lavoro, con scadenze, necessità e ansie, e quella del viaggio. Ricordandosi di staccare e riuscire a godere del posto in cui si trova, cosa spesso non facile. Il nomade digitale non è un mestiere, è una possibilità. Il bello è che quando finisce di lavorare ha il mondo fuori dalla sua porta». La curiosità guida la sua vita raminga. «Per me il viaggio è scoperta, è mettermi alla prova e fare cose che normalmente non faccio oppure fare quello che faccio normalmente in modo diverso, imparando da chi è più lontano da me. Quando viaggio quindi cerco sia luoghi in cui è piacevole lavorare e stare in mezzo alla natura, sia paesi in cui scoprire una cultura diversa dalla mia ed entrare in contatto con la comunità locale magari facendo volontariato».
CantareI luoghi del cuore
Ma quali sono i posti del mondo che ti sono rimasti nel cuore? «La Mongolia, un posto incredibilmente selvaggio dove ci si può sentire ancora dei veri esploratori e scoprire una cultura affascinante come quella nomade veramente. Grazie al volontariato qui abbiamo vissuto con i nomadi mongoli nelle loro ger. Un altro posto che mi ha conquistata è il Nepal con il suo popolo e le sue tradizioni secolari, le montagne e la natura incontaminata. Ma anche Panama, dove ho avuto la possibilità di partecipare a una grande festa del popolo nativo dei Guna. Ero l’unica turista».
Da queste esperienze in giro per il mondo è nato il libro Destinazione viaggio. «Una guida, quella che io non ho avuto quando ho deciso di cambiare vita, inseguire i miei sogni e diventare una nomade digitale. Ho voluto raccogliervi tutto ciò che ho imparato in questi sette anni di nomadismo digitale e di una vita vissuta inventando le mie regole. Ho cercato di rispondere a tutte le domande di chi vuole affrontare un percorso di cambiamento personale e professionale. Da come acquisire il giusto mindset e capire se lo stile di vita nomade fa per sé, alle questioni pratiche come cosa mettere nello zaino o come calcolare il budget, ma anche come mantenersi lavorando da qualsiasi angolo del mondo, come organizzare la partenza e il ritorno. Perché secondo me è proprio quando si torna che si mettono le basi per rendere questo stile di vita sostenibile, è lì che avviene il vero cambiamento».
BolognaI consigli
Attraverso esercizi pratici e contenuti multimediali, Ilaria Cazziol cerca di dare una visione più realistica di una vita in viaggio. Perché non fa per tutti. «Per mollare tutto e diventare nomade digitale serve innanzitutto tanta preparazione. Non è una scelta che si fa dall’oggi al domani, ma un percorso che parte prima di tutto nella testa, un percorso di autoanalisi che ci porta a interrogarci su cosa amiamo veramente e chi siamo davvero, a formarci su un mestiere che possa essere svolto da remoto oppure ad adattare quello che abbiamo. E poi a fare piccoli passi nella direzione dei nostri sogni».
Tra i tanti consigli e suggerimenti per fare scelte consapevoli, Ilaria riflette molto anche sulla vita nomade a due. «Perché viaggiare a lungo termine con un’altra persona mette davanti alla necessità di scendere continuamente a compromessi e spesso può essere più stressante di una vita normale. Io e il mio compagno stiamo insieme da 14 anni, quindi siamo cresciuti insieme e abbiamo scelto questo stile di vita insieme. Condividerlo è bellissimo, ma spesso è anche difficile. Per questo ci piace anche tanto viaggiare da soli. Soprattutto per chi è in coppia, il viaggio da soli è un grande strumento per conoscere se stessi e uscire dalle proprie comfort zone».
Ilaria Cazziol non promette la chiave della felicità, al massimo «spunti di riflessione su cosa significhi per ciascuno di noi cercarla e trovarla ogni giorno». E mette in guardia dal nomadismo digitale improvvisato e da quello patinato offerto dai social. «Se il nomadismo digitale diventa una scusa per fuggire da ciò che a casa non sappiamo affrontare rischia di diventare solo una fuga. Se invece è frutto di una decisione matura e consapevole, non un’emulazione di standard spesso irraggiungibili mostrati dai social network, credo che sia un ottimo modo per trovare il giusto equilibrio tra vita personale e professionale».
Dovelavoranoifreelance?DavantiauncaffèMa la vita da nomade digitale in Italia non è facile. «La connessione internet non è buona ovunque, soprattutto nei borghi isolati. In quanto parte dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali, uno degli aspetti su cui ci stiamo battendo di più è proprio quello di rendere i territori, soprattutto le aree interne, accoglienti dal punto di vista delle infrastrutture e delle comunità. L’altro grande problema dell’Italia è che non ha un’offerta pensata per i nomadi digitali, ma solo per turisti, quindi è molto cara». Nel tempo Ilaria Cazziol ha cambiato molto il suo modo di viaggiare. «Oggi ci muoviamo spesso con un van, da noi trasformato in camper, e due cani al seguito». Al momento ha disfatto le valigie nelle Marche, ma è già pronta a ripartire alla volta dell’Islanda. «Con l’altro mio progetto Fotografi in Viaggio e il tour operator Si Vola abbiamo organizzato per novembre un viaggio di gruppo fotografico in Islanda per non fotografi». Con soddisfazione ma anche lucidità, Ilaria guarda alla sua vita errante. «Ho avuto il coraggio di cambiare la mia vita e inseguire il mio sogno di lavoro da remoto quando ancora non se ne parlava, ho costruito una vita e una carriera sulle mie inclinazioni e passioni. Non dico che sia facile né di essere arrivata, ogni giorno è una lotta perché quando si sceglie la strada secondaria, o meglio la si inventa, è sempre in salita, però la vista è bellissima e vale la pena percorrerla».
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