Ho dei parenti della cui morte mi fregherebbe molto meno di quella di David Sedaris. Parenti prossimi, che tuttavia non hanno avuto nessun ruolo nella mia vita, cosa che non posso dire di Sedaris, che invece ritengo personalmente responsabile di questa rubrica e di qualsiasi cosa io abbia mai scritto. Nessuno racconta sé stesso e gli altri come lui, nessuno mi ha mai fatto così ridere, e se dovessi portarmi tre libri su un’isola deserta mi porterei tre libri di David Sedaris (facendo un’immensa fatica a scegliere quali).

Non è questo lo spazio per elencare i motivi del mio amore, ma sono evidenti a chiunque abbia letto anche uno solo dei suoi racconti. Semplicemente: non c’è nessuno che gli somigli.

Realizzando uno dei miei desideri più proibiti (e contemporaneamente uno dei miei peggiori incubi), Domani mi ha permesso di incontrarlo a Mantova, dove è stato ospite del Festivaletteratura per presentare il suo ultimo libro Cuor contento il ciel lo aiuta e per deliziarci tutti con la sua stupendevolezza.

Oggi sono tutti traumatizzati da qualcosa, mentre nei tuoi libri – anche in quest’ultimo in cui racconti la morte di tuo padre – sembra che tu sia capace di scivolare sopra ai tuoi traumi.
Credo che c’entri la mia età. Semplicemente io non chiamerei trauma un sacco di cose che oggi vengono definite così. Uno schiaffo per me non è un trauma, essere criticati da un genitore non è un trauma. Un trauma sarebbe essere aggredito in casa mia ed essere costretto a guardare mentre una delle mie sorelle viene violentata. Scommetto che in Ucraina molte persone darebbero una buona definizione di trauma. Ma è diventato un termine un po’ troppo onnicomprensivo per i miei gusti. A volte alle persone che si dicono offese vorrei chiedere solo: quanto sei offeso, su una scala da uno a dieci? Ma non posso farlo, si offenderebbero.

E a te? Cosa ti offende?
Possono dire cose orrende sugli omosessuali, e non mi importa. Possono insultare mia sorella, e non mi importa. Ho vissuto per anni in Francia, dove odiano gli americani, e non mi importava. L’unica cosa che mi offende sono gli animali con gli occhiali da sole.

Era più facile avere esperienze da raccontare prima di essere ricco e famoso? O non è cambiato niente?
A volte devo mascherare il fatto che ho cinque case. Non me ne vergogno, ma alla gente può dare fastidio. Durante la pandemia un sacco di persone si sono infuriate con Ellen DeGeneres perché quando si collegava per fare il suo programma da casa si poteva intuire che c’era una villa di lusso intorno a lei. Ma cosa si aspettavano? Cosa pensavano che facesse con i soldi guadagnati grazie a loro?

In Italia invece con la pandemia abbiamo scoperto che un sacco di gente famosa ha case orrende, a me fa più arrabbiare questo.
Io cerco di evitare di far arrabbiare le persone. Ogni tanto qualcuno mi scrive che dovrei tornare alle origini, accettare un lavoro da Macy’s per un po’ e scriverne. Ma non sarebbe giusto, no? Ora non ho bisogno di quel lavoro, e lo toglierei invece a qualcuno a cui farebbe comodo.

Sarebbe facilissimo tirare fuori una nuova raccolta di racconti da un’esperienza del genere, basterebbe che mi trasferissi in un quartiere povero di New York, ne farei un libro in un secondo. Ma sarebbe un inganno, e non mi piace l’idea di ingannare chi mi legge. Certo, se vado a fare shopping con mia sorella e spendo 22mila dollari in un giorno come è successo una volta ad Amsterdam non lo scrivo.

Perché no? È una storia che vorrei leggere.
Perché sarebbe difficile per molte persone immedesimarsi. Preferisco raccontare di come mia sorella ha svuotato una bottiglia di vodka e l’ha riempita d’acqua da bere in pubblico per vedere come reagivano i passanti. Questo mi fa ridere.

La verità è che i miei rapporti non sono cambiati, i miei legami sono sempre gli stessi. Quarant’anni fa non saremmo andati in hotel così belli e non avremmo speso tutti quei soldi, ma fra di noi non è cambiato niente.

Si può imparare a essere simpatici?
No. Mi iscrissi a un corso da giovane, mi ero appena trasferito a New York, si chiamava Writing Funny (scrivere in modo divertente). Purtroppo io e l’insegnante eravamo le uniche persone divertenti, all’inizio e alla fine del corso.

Te lo chiedo perché esiste un tuo corso su Masterclass.
Non l’ho mai visto.


A pochi minuti dalla fine del tempo a nostra disposizione decido che è il momento di buttarla in caciara, perché se c’è uno con cui posso (e forse devo) permettermelo è David Sedaris. Ho le orecchie calde e ostento sicurezza mentre gli propongo un round di “Preferiresti”, un gioco molto popolare nel mio gruppo di amiche, in cui si propongono alternative ipotetiche, preferibilmente sgradevoli e paradossali, tra cui scegliere. Per fortuna apprezza, ride e prende appunti mentre parliamo, una lusinga che mi fa temere per il mio piccolo cuore.


Preferiresti avere un cane o un bambino? So che odi entrambi.
È dura, ma direi un cane. Gli reciderei le corde vocali per non farlo abbaiare e pagherei qualcuno per raccogliere gli escrementi. Inoltre un cane vive meno a lungo di un figlio.

Preferiresti andare in prigione per cinque anni o essere in coma per dieci?
Wow! Mi farei la prigione, e ne tirerei fuori un bestseller.

Preferiresti perdere il senso dell'umorismo o fartela addosso ogni volta che ridi?
Senza dubbio farmela addosso. Imparerei a non ridere per certe cose e per il resto del tempo vivrei sul water.

Preferiresti fare qualcosa di criminale e orribile, tipo dare fuoco a una persona senzatetto, senza che nessuno al mondo lo sappia, o non farlo ma tutto il mondo è convinto che tu l’abbia fatto?
Preferirei farlo. Alcuni senzatetto sono stronzi, sceglierei uno di quelli.

Preferiresti combattere a mani nude con una gallina ogni volta che sali su una macchina o combattere con un gorilla una volta all’anno, armato di spada?
Scelgo il gorilla, ma passerei tutto l’anno ad allenarmi con la spada.

Se domani ti svegliassi con i tuoi genitali ma il resto del mondo li avesse scambiati, preferiresti gli uomini con la vagina o le donne con il pene?
Uomini con la vagina, perché il culo sarebbe ancora quello di un uomo. Qualcuno di recente mi ha chiesto: preferiresti praticare sesso orale su tuo padre o su tua madre? Credo avrei scelto mio padre, per risparmiare l’imbarazzo a mia madre. Ma ecco, quello lo chiamerei trauma.

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