Nel marzo del 2022, veniva pubblicato su queste pagine il primo di una lunga serie di articoli destinata a evolvere presto nella rubrica settimanale “Grand’angolo”.

Il titolo del pezzo era “È tempo di costruire un nuovo modello di democrazia” e si poneva l’interrogativo di come ripensare una cultura politica data per scontata per troppo tempo. Una questione complessa, che richiedeva immaginazione e spazi di confronto, difficili da creare mentre ancora non si era superato il trauma del Covid e i carri armati avanzavano verso Kiev.

Ventisette mesi e ben novantanove articoli dopo, le domande non sono cambiate, né la politica appare più pronta di allora ad avanzare proposte all’altezza della sfida.

La settimana appena trascorsa è stata emblematica a questo proposito: Biden e Trump hanno risolto il primo dei loro scontri televisivi screditandosi a vicenda, i lavori per la composizione della governance europea hanno ribadito come la politica continentale sia più preoccupata a conservare i rapporti di forza esistenti che a confrontarsi su nuovi assetti possibili per l’Unione. E le elezioni francesi? Il programma della coalizione guidata da Macron sembra avere un unico vero argomento: escludere il pericoloso avversario. Dopo, chissà.

Eppure, dovremmo avere imparato che la delegittimazione o la marginalizzazione degli avversari non risolve i problemi. Rimarcare la propria identità può anche pagare nelle urne, ma non costruisce il patrimonio di relazioni mature e resistenti necessario a trasformare quell’identità in un reale progetto: quella cultura della convivenza per cui è indispensabile creare uno spazio di relazione con l’”altro” senza allarmarsi per quanto esso possa rivelarsi disagevole e conflittuale.

In buona parte dei 99 articoli pubblicati si è riflettuto proprio su quanto la nostra sopravvivenza non possa che passare da questo implicito riconoscimento dell’alterità. Oggi è doveroso aggiungere un tassello e ricordare che siamo chiamati a un esercizio persino più arduo: per riconoscere “l’altro”, dobbiamo prima conoscere chi siamo noi.

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Cooperare per realizzare

Parrebbe un passaggio scontato considerando come l’insegnamento “conosci te stesso” ha occupato 2500 anni di storia, dalla maieutica socratica alla psicologica freudiana. Eppure non è un atto mai banale visto che ci costringe ad essere soggetto e oggetto del nostro sapere nel medesimo tempo.

Uno sforzo paradossale che ci induce a dubitare di quanto possiamo davvero conoscerci completamente. Sia in quanto individui che in quanto società, le nostre identità sono molteplici e mutevoli. Le stesse neuroscienze ci dimostrano come il nostro pensiero nasca dalla relazione inestricabile tra diverse parti di noi.

La “coscienza” scaturisce da un inconscio culturale, archetipico e antropologico, fatto di credenze, valori e radici in cui siamo nati e con cui ci confrontiamo ogni giorno e che ogni giorno si accresce di nuovi elementi.

Si tratta di un limite connaturato alla conoscenza di noi stessi. Del resto, se ci considerassimo davvero completi, non sentiremmo il bisogno di cooperare per realizzare le nostre opere. Ma questo significa anche che, per comprendere la natura profonda della relazione con l’”altro”, antropologia e psicologia non bastano: è necessaria una prospettiva morale.

La sfida centrale per generare una nuova cultura politica passa proprio da qui: dal riconoscimento che, in mancanza del pieno controllo sulle idee e sulle azioni proprie e degli altri, bisogna voler cooperare.

Perché si formi davvero un progetto di comunità, dobbiamo permettere che questa intenzione comune prenda forma: dare voce a tale determinazione non è solo il frutto di necessità storiche e culturali, ma di una vera e propria scelta etica, deliberata e consapevole. Una scelta che spetta a noi compiere.

Ho ritenuto giusto riaffermare tale ambizione qui, nell’articolo conclusivo di questa rubrica. Sono immensamente grato ai lettori, alla redazione e ai direttori di Domani che mi hanno così generosamente ospitato, offrendomi l’opportunità di condividere e far evolvere il mio pensiero ogni lunedì per più di due anni.

Ogni bellissima esperienza – e questa è stata meravigliosa – vive in relazione ad altre sfide e oggi è tempo di affrontarne di nuove. Ma so già che sarà impossibile resistere alla tentazione di superare la soglia dei 100 articoli. Quindi, per ora… arrivederci.

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