Cronaca dal festival e dintorni. Sembra di vivere dentro al Truman Show. Artisti, stylist, uffici stampa, agenti, giornalisti e imbucati si trovano tutti negli stessi posti. Gli hotel dei famosi sono il De Paris, Londra e Miramare, dove ogni notte si va a letto alle 5. Sono due le sale stampa. Nascono anche storie d’amore. Dopo cinque giorni non ho mai sentito la voce dei colleghi a destra, uno da sinistra ha chiesto un Aulin.
Da quando ho ricevuto il gadget-telefono gold di Mahmood, mi ha chiamato anche una compagna del liceo per averlo in regalo. Ma ho scoperto che se lo vendo su eBay riesco a coprire i costi della trasferta a Sanremo, che visto i 12 euro per un toast è un’ipotesi da non sottovalutare. Ogni giorno qui la stampa incontra gli artisti, c’è l’edicola di Dargen, la casa di Ghali, la Noioteca di Angelina, la pizzeria di Geolier, la rosticceria di Big Mama, il concerto dei Negramaro e qualcosa che oggi pomeriggio farà Il Tre. Ho anche un buono cappuccino di Clara, la sciarpa dei Ricchi e Poveri e un gomitolo di lana dei Santi Francesi che uso come antistress.
In borsa ho il gin di Alfa che tra poco finirò, i calzini di Dargen che ho promesso a qualcuno, la maglietta di Annalisa e il cappellino di Rose Villain, la preferita di mio padre, che dopo il mio sguardo interrogativo ha aggiunto «L’ho vista una sera in tv dalla Gialappa’s». Tra i tormentoni fissi c’è: «Ciao Geolier, puoi fare un videosaluto a mia cugina», ma anche figlia, nipote, ho sentito perfino un Claudio Cecchetto, «che ti ascolta sempre?», pronunciato da colleghi o presunti tali. Mentre entravo alla pizzata col rapper napoletano ho finto di conoscere un tizio che diceva di essere in lista solo per il talento che dimostrava con l’addetto alla sicurezza. Una volta dentro anche lui ha chiesto il video per la nipote ed è stato cacciato, senza neppure l’assaggio di una mozzarellina in carrozza.
Aulin in sala stampa
Sono due le sale stampa, io mi trovo in quella dentro all’Ariston, definita Roof, in cui soggiornano un centinaio di giornalisti con potere di voto. Alcuni sono volti amici, altri no. Nascono anche storie d’amore, alcune già in corso, altre che risorgono e muoiono ogni anno, solo a Sanremo.
Sembra di essere al liceo, con la differenza che i posti vengono assegnati prima. Ogni giorno c’è la conferenza stampa di Amadeus e degli artisti in gara, e chi è davanti è privilegiato. Vedere ed essere visti, this is the question, direbbe Shakespeare se fosse qui. Slittare in avanti o indietro rispetto agli anni precedenti è considerato un punto all’onore, al pari di una retrocessione o del titolo di capocannoniere della stagione. Quando lunedì mi sono seduta nel posto considerato prestigioso, ho sentito sguardi e brusii, e ho quasi spaccato il cornetto rosso che mi era stato donato dalla napoletana Angelina Mango. Dopo cinque giorni non ho mai sentito la voce dei due colleghi a destra, mentre va meglio con i due a sinistra, ieri uno di loro mi ha chiesto se per caso avessi un Aulin.
Open bar
Sembra di vivere dentro al Truman Show. Artisti, stylist, uffici stampa, agenti, giornalisti e imbucati si trovano tutti negli stessi posti. Gli hotel dei famosi sono il De Paris, Londra e Miramare, dove ogni notte si va a letto alle 5. Il Royal sembra retrocesso rispetto agli anni scorsi. Tanta è la politica, dal Teatro Ariston è sparita Alba Parietti ed è entrato l’ex assessore di Viterbo, in quota Fratelli d’Italia, Marco De Carolis con la compagna Ilaria, amica mia. Poi c’è la nave Costa, dove giovedì sera la Regione Liguria ha dato una cena blindata.
Io sono salita a bordo invece per la festa di Vanity Fair. Nel privé c’erano Geolier, i Bnkr44, Il Tre, Mr.Rain e anche il suo manager Francesco Facchinetti che ho incontrato al secondo Skinny Beach, vodka e acqua minerale. Stavo per provarlo e ancora ringrazio chi mi ha fermata. La sera successiva abbiamo proseguito con il karaoke di Alessandra Amoroso e poi di nuovo via, all’altro party di Villa Noseda, sempre con open bar. Tra i momenti che vorrei rimuovere c’è la foto con Maninni in cui sono orrenda, i capricci di Dargen D’Amico fino ad allora il mio preferito, e la frase che ho detto ad Annalisa dopo il quarto calice di champagne: «La tua canzone è difficile, con tutti quei gerundi da ricordare». Pollice su invece all’abbraccio di Tedua, alla conversazione con Giuliano Sangiorgi e con l’amico storico Aristide, stylist de Il Tre, che mi ha rivelato dettagli del suo artista che porterò con me nella tomba. Ci sarà sicuramente altro, ma per fortuna non lo ricordo.
© Riproduzione riservata