È capitato a Dick Fosbury quando si mise in testa di scavalcare di schiena l’asticella del salto in alto: tu sei matto, gli dissero, l’asticella si supera passandoci sopra con il ventre, si è fatto sempre così. È capitato pure a Bjorn Borg quando si mise a colpire il rovescio con le due mani: tu sei matto, gli fecero, lascia stare, anzi, piegati meglio con ’ste ginocchia, porta dietro il braccio, non lo sai che si è fatto sempre così?

Succede a chi vede qualcosa che non c’era. Capita agli innovatori di sperimentare l’immane fatica per convincere chi ti circonda che invece si può, statemi a sentire, se non si è mai fatto non è un buon motivo per non farlo. «Una pura follia» dissero per esempio a Luca Bassani quando lo sentirono predicare la necessità di spostare la cabina dell’armatore a prua. In caso di mal tempo, obiettavano, si balla troppo. «E invece no. A poppa non si possono avere le aperture, cioè i tambucci, ed è il motivo per cui c’è poca areazione dall’esterno: non circola aria fresca naturale e perciò si è obbligati a dover installare l’aria condizionata. Se poi la barca non è molto grande, c’è pure bisogno di un generatore per far funzionare il condizionatore, che a sua volta è rumoroso. Io invece preferisco il 98% di aria fresca, avere più silenzio mentre sono disteso a letto o mi ritiro in cabina».

È forse questo il passaggio chiave nelle quasi 200 pagine del libro in cui il fondatore di Wally si racconta, accompagnato dalla scrittura solida e leggera di Lia Capizzi (Un sogno chiamato Wally, Piemme, 20 euro). È il momento della consapevolezza in una parabola a cavallo tra imprenditoria, design, passione per il mare, sport. Il tempo gli ha dato ragione. Oggi il 99 percento delle barche a vela ha la cabina a prua. Altre innovazioni sarebbero arrivate, da quella volta in poi con meno scetticismo e meno diffidenze da scavalcare. Quando Bassani spiega perché vede arrivare le cose prima che arrivino, dice che «la verità è che prima di essere un imprenditore io sono stato <CW-10>un cliente Lo hanno chiamato presuntuoso, rivoluzionario, e alla fine per la necessità di infilare tutti dentro un cliché è diventato il Che Guevara delle barche di lusso. Lo stridore del contrasto è imparabile marketing. Ma il Bassani più vero è quello più intimo, l'uomo che racconta le sue belle stagioni passate da adolescente a Portofino, dove i genitori si sono scambiati il primo bacio. Anche i cuori battono a prua.

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