- La destra finora ha vinto la battaglia culturale saldando assieme una sua maggioranza relativa, attorno all’idea della minaccia del presente e della paura del futuro. Ma la stessa destra ha difficoltà ad andare oltre.
- L’aver troppo sollecitato la paura e annunciato nuove apocalissi ha reso gli italiani (e gli europei) diffidenti, isolati, incerti se seguire la scienza, la tecnologia, l’istinto, le emozioni o altro.
- Di tale difficoltà ci offre la prova la destra stessa: più si rafforza e più cerca di moderarsi, consapevole che con l’allarme sociale e l’isteria di massa non si governa.
Ciò che serve al centrosinistra è un nuovo pensiero lungo che faccia da collante ad una coalizione sociale ampia e crei una nuova maggioranza nel paese. La destra finora ha vinto la battaglia culturale saldando assieme una sua maggioranza relativa, attorno all’idea della minaccia del presente e della paura del futuro. Ma la stessa destra ha difficoltà ad andare oltre: l’aver troppo sollecitato la paura e annunciato nuove apocalissi (migratorie, finanziarie, economiche, sociali, razziali, identitarie, ecc.) ha reso gli italiani (e gli europei) diffidenti, isolati, incerti se seguire la scienza, la tecnologia, l’istinto, le emozioni o altro. Di tale difficoltà ci offre la prova la destra stessa: più si rafforza e più cerca di moderarsi, consapevole che con l’allarme sociale e l’isteria di massa non si governa.
E’ qui che si apre per il centrosinistra la possibilità di costruire una nuova politica rassicurante che superi le attuali difficoltà: una nuova coalizione basata sull’unità e non sulla divisione, sulla solidarietà e non sulla tensione. Ciò sarebbe nelle sue corde ma purtroppo anche a sinistra molti sono intimiditi dalle apocalissi annunciate e ragionano spesso in maniera simile alle destre.
Esistono anche difficoltà che nascono da una concezione polverizzata della società in cui si affrontano in diritti in maniera parcellizzata e divisiva, instaurando una competizione tra di essi. Nella sinistra deve essere chiaro che nella frammentazione non si fonda nulla. Se si apre una lotta per la gerarchia dei diritti, nessuno sopravvive: ci si salva infatti soltanto assieme.
Contro lo sfilacciamento
Va dunque trovato un nuovo collante che non elimini i diritti né vi si sovrapponga, ma dia priorità a ciò che abbiamo in comune, alla costruzione di una nuova coalizione sociale, si potrebbe dire una nuova maggioranza di senso. Ciò serve al paese per reagire alla solitudine del contesto socio-economico risultante dal pensiero unico iper-liberistico, e alle artificiali separazioni d’odio introdotte dalla destra. Senza tale terreno comune sarà impossibile fondare stabilmente nuovi diritti particolari. Questo è il terreno su cui si deve cimentare una nuova alleanza di centrosinistra: centrosinistra e non solo sinistra perché occorre saldare assieme i bisogni degli ultimi con quelli del ceto medio disorientato.
Si tratta di una sfida molto importante per il M5s guidato da Conte: come rinnovare lo spirito pentastellato e la sua autenticità all’interno di una coalizione abbandonando il vecchio solipsismo? La domanda si rivolge anche al Pd: come produrre una nuova cultura dell’unità basata sui valori della Costituzione in una società divisa e rancorosa?
E’ qui che si apre la possibilità di altri contributi, attenti ad esempio all’aspetto della sostenibilità (la politica verde e/o green che in Italia è ancora in gestazione), della solidarietà sociale e umana (come democrazia solidale tenta di fare), del civismo o della territorialità diffusa.
Non basta ridursi a manovre di ceto politico, come il recupero di pezzi di Forza Italia su cui Azione e Italia Viva paiono ora prevalentemente impegnate, assieme a +Europa, allo scopo di costruire un nuovo centro liberal-democratico. Oltre al fatto che l’attuale polarizzazione non facilita tale compito, operazioni di tale tipo trovano sempre meno rispondenza nell’opinione pubblica, malgrado la presenza di leader di talento.
Ciò che le persone oggi cercano è una fuoriuscita dal mondo della paura, le ragioni cioè di una nuova unità, larga, profonda e di ampio respiro. Tale sarebbe il compito che si sono date le Agorà Democratiche che Enrico Letta sta per inaugurare. Il fatto che Articolo1 e Demos abbiano accettato di farne parte mette in luce l’aspirazione ad un’esigenza più larga, oltre le etichette: un nuovo collante sociale e solidale che si faccia tessuto politico. Al contrario di quello che pensava MargaretThatcher, la società esiste eccome e ne va curata la solidità e la tenuta.
Lo sfilacciamento attuale che, secondo l’immagine di Byung-chul Han, ha trasformato il corpo sociale in uno sciame composto da numerosissimi io urlanti, non produce nessun bene comune. Si tratta di provare a cercare insieme in quello spirito unitivo che valorizza tutto ciò che crea legame umano e sociale, senza lasciar indietro nessuno, che indichi obiettivi per gradare oltre la crisi pandemica e curare le sue conseguenze.
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