Mentre la capitale si trova a un bivio per il suo futuro, Stefano Boeri ha coordinato un gruppo di lavoro per immaginare l’evoluzione verso il 2050. Poi la regia vera delle trasformazioni dovrà essere pubblica, per realizzare un modello di «città aperta»
Richard Sennett ha chiuso la due giorni di lavori del Laboratorio Roma050 coordinato da Stefano Boeri con un appello a costruire la open polis, la città aperta, che fa dell’incompletezza un fattore di apertura al possibile e che si preoccupa dei bordi, dei margini non solo fisici ma anche delle persone spinte ai margini. È una visione che si adatta molto bene a una città come Roma, da sempre luogo di confluenza di uomini e donne di culture, lingue, religioni e tradizioni diverse.
Il Laboratorio Roma050 ha un compito importante: contribuire a costruire una comprensione di Roma che sia condivisa; comprendere la città è il presupposto essenziale per poterla governare, se non si vuole solo un fare casuale che insegue gli eventi e le emergenze, spesso solo presunte o indotte.
Una comprensione condivisa
Comprendere Roma è difficile ma è l’unico modo per ripensarla senza continuare a distruggerla, per questo ognuno ha il compito e il dovere di contribuire a una comprensione condivisa e il Laboratorio Roma050 ha l’arduo compito di riuscire a fare sintesi e indicare la visione.
Roma è in un momento decisivo per il suo futuro, è tornata al centro di interessi nazionali e internazionali, interesse che non era mancato neanche negli anni precedenti ma si valutava che non ci fossero le condizioni e non tanto per motivi di burocrazia amministrativa ma spesso per la carenza di partner privati locali interessati e affidabili e per i poteri di veto che si manifestavano.
Dello scenario in movimento è parte anche la fondazione Roma REgeneration costituita da Dea Capital RE SGR, Investire SGR e Fabrica Immobiliare SGR, tra i più importanti operatori immobiliari di Roma e del paese, che proprio in questa stessa settimana ha presentato il suo primo rapporto nella sede di Confindustria.
La mission della Fondazione è di “supportare Roma nella crescita e nella sostenibilità ambientale, sociale ed economica, con focus sullo sviluppo di un modello urbano che porti la città verso una visione organica di crescita strategica della Capitale”.
Il futuro della città
Laboratorio Roma050 traguarda il futuro di Roma al 2050 ma lo fa in un tempo e in una contingenza che impongono delle scelte e un posizionamento. Stefano Boeri in un suo intervento ha voluto precisare che la regia delle trasformazioni di Roma deve essere assolutamente pubblica individuando così il ruolo che il Laboratorio Roma050 dovrà giocare, costruire una visione condivisa del futuro della città e dare all’amministrazione pubblica uno strumento di governo e di indirizzo della trasformazione urbana che aiuti e orienti gli interessi degli investitori. Una posizione che ribadisce l’affermazione che La città è pubblica ma la costruiscono i privati con la Regia pubblica.
Lo stesso giorno della presentazione del rapporto di Roma REgeneration si svolgeva a Palazzo Valentini la conferenza di “Mosaico Roma”, l’iniziativa della Rete dei Numeri Pari che racconta l’altra città, quella dei margini a cui faceva riferimento Richard Sennett senza la quale è evidente che non ci potrà essere un futuro equo e sostenibile, per il semplice motivo, come ha detto Paola Viganò, che non c’è transizione ecologica senza la dimensione sociale, senza la tensione verso la giustizia sociale e il contrasto alle disuguaglianze.
Spetta all’amministrazione Gualtieri tenere insieme le cose, ma la cosa positiva è che a Roma cominciano ad accadere delle cose, non basta ancora per migliorare la vita quotidiana dei cittadini romani, e si intravvedono anche dei rischi, ma intanto è qualcosa.
© Riproduzione riservata