- L’emergenza sanitaria e i programmi di uscita dalla crisi rischiano di essere una straordinaria opportunità per corruttori e criminalità organizzata. Tanto che lo stesso segretario generale dell’Onu Antonio Gutierres ha avvertito dei rischi comportati dalla pandemia.
- A livello internazionale la Open government partnership ha lanciato una campagna per chiedere che siano fatti passi avanti nella trasparenza da parte dei decisori politici.
- Questi dovrebbero comprendere leggi di protezione dei whistleblower per incentivare il controllo diffuso ma anche semplificazione dell’accesso agli atti per i cittadini, una legge sul lobbying e infine più rigore negli appalti della pubblica amministrazione. In Italia si è già iniziato ad agire in deroga.
L’emergenza sanitaria e i programmi di uscita dalla crisi rischiano di essere una straordinaria opportunità per corruttori e criminalità organizzata. Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, ha invitato a prestare particolare attenzione ai rischi corruttivi ai tempi del Covid-19 evidenziando il contributo dei whistleblower e della tecnologia nel rendere tracciabili le policy dei governi in questa fase cruciale.
Un’occasione per il crimine organizzato
E l’Open government partnership – iniziativa internazionale che mira a ottenere impegni concreti dai governi in termini di promozione della trasparenza – ha lanciato la campagna “Open response + Open recovery” per tenere alta l’attenzione sulla lotta alla corruzione durante la crisi sanitaria, evidenziando i rischi che le organizzazioni criminali, i corruttori, (ma anche gli autocrati) sfruttino questa emergenza per fare affari insinuandosi nelle pieghe di normative emergenziali e regimi derogatori.
È per questo che il Recovery plan italiano dovrà accompagnarsi a enormi dosi di trasparenza che permettano di seguire i flussi di denaro, monitorare le decisioni delle istituzioni, conoscere i beneficiari delle allocazioni delle risorse del nuovo piano Marshall nazionale. Ma andiamo con ordine.
Una legge sul lobbying
Prima di tutto, l’Italia dovrebbe approvare una legge sul lobbying che garantisca costanti percorsi di consultazione delle parti sociali ed economiche favorendo l’inclusione nelle decisioni pubbliche di quei soggetti che pur difendendo l’interesse generale faticano a farsi ascoltare dalle istituzioni. Una legge sul lobbying dovrebbe rendere trasparenti e tracciabili le scelte compiute dalle istituzioni permettendo di capire chi ha contribuito a influenzare le decisioni pubbliche e chi, invece, è stato lasciato da parte.
Al fine di assicurare un utilizzo strategico del Recovery fund sarà poi indispensabile garantire piena trasparenza su entità e tempi dell’erogazione, sui beneficiari stessi, sul tipo di progetti finanziati. Negli ultimi anni vi sono stati esempi virtuosi di rendicontazione e monitoraggio trasparente di fondi pubblici da parte della società civile e degli enti pubblici (terremoti in Emilia Romagna e nel centro Italia). I dati disponibili dovranno essere in formato aperto, navigabile e scaricabile, per consentire a tutti di rielaborarli.
Il controllo diffuso
Il “controllo diffuso” è una delle armi principali per contrastare la corruzione. Per questo andrebbero potenziati whistleblowing e accesso generalizzato ai dati della pubblica amministrazione (Foia). Nel primo caso, l’Italia dovrà recepire entro la fine del 2021 la direttiva europea sulla protezione di chi segnala corruzione nei contesti di lavoro e potrà integrare le prescrizioni di Bruxelles con la legge 179/2017 che tutela i whistleblower.
Grazie al Foia i verbali del comitato tecnico scientifico
Sono stati pochi i casi di chi negli ultimi mesi ha evidenziato illeciti nel pieno dell’emergenza Covid; il ruolo di queste sentinelle civiche andrà rafforzato potenziando i canali di segnalazione di chi assisterà a disfunzioni nell’uso dei fondi pubblici. Ma anche il Foia andrà irrobustito: non dimentichiamo che nei mesi scorsi siamo venuti a conoscenza dei verbali del Comitato tecnico scientifico solo grazie a una domanda di accesso agli atti avanzata dalla Fondazione Einaudi.
Per permettere a tutti - ma in particolare agli attivisti e ai giornalisti - di sorvegliare l’operato della Pa serve personale pubblico formato a rispondere con efficienza alle richieste di accesso; occorre che le amministrazioni giustifichino in modo chiaro e circostanziato eventuali dinieghi permettendo così al richiedente di scegliere se ricorrere alla giustizia amministrativa sulla base di informazioni precise. Il ricorso è un altro tasto dolente: ha dei costi non alla portata di tutti. Andrebbe garantita una riduzione delle spese per giornalisti e associazioni che si avvalgono massicciamente del Foia.
Con la pandemia è diminuita la tracciabilità
La corruzione è favorita anche dalla scarsa tracciabilità del rapporto tra il privato e la Pa. Già con i decreti Cura Italia, Liquidità e Semplificazioni sono stati introdotti nuovi meccanismi semplificati in deroga che hanno ad esempio consentito alle Pa di assegnare a imprese private lavori fino a 150mila euro, con affidamento diretto e senza obbligo di motivare sempre la scelta del contraente individuato in maniera discrezionale.
Una simile impostazione, accompagnata da una de-responsabilizzazione dei pubblici funzionari con la parziale abrogazione del delitto di abuso d’ufficio e la creazione di una sorta di “scudo erariale” a protezione della stessa Pa, rischia di contrastare con il principio di trasparenza dell’attività amministrativa, creando i presupposti per fenomeni corruttivi.
* Direttore di The Good lobby
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