La vicenda Amazon, anche grazie allo sciopero del 22 marzo scorso, è stata recentemente oggetto di numerosi dibattiti legati al tema della precarietà dei contratti, del turnover esasperato, delle condizioni di lavoro negli stabilimenti e nella filiera. Qualche giorno fa l’azienda ha comunicato ai delegati sindacali dei dipendenti diretti di alcuni stabilimenti la variazione della maggiorazione retributiva applicata ai lavoratori part-time che svolgono esclusivamente prestazioni di lavoro notturno. Tale scelta è certamente corretta dal punto di vista della contrattazione collettiva (Ccnl Trasporto merci e logistica) e si colloca alla fine di un percorso di approfondimento della situazione contrattuale dei dipendenti degli hub logistici dell’azienda americana, che le organizzazioni sindacali portano avanti ormai da ottobre. Tuttavia, la scelta di applicare la maggiorazione corretta è stata comunicata ai delegati aziendali e alle agenzie interinali che provvedono al pagamento delle retribuzioni dei lavoratori in somministrazione, come una deliberazione unilaterale di Amazon che ha deciso, in splendida solitudine, di applicare un “trattamento di miglior favore”. Chissà perché tale trattamento non è stato erogato prima delle numerose segnalazioni delle organizzazioni sindacali, e chissà per quale motivo l’azienda ha deciso di pagarla anche retroattivamente a chi è ancora impiegato presso Amazon. L’azienda continua a promuovere un modello paternalistico e arcaico delle relazioni sindacali, che invece di risolvere i problemi, come Amazon crede di fare erogando liberalmente una voce della retribuzione prevista dal Ccnl, ne crea di nuovi, come quello di tutti i fuoriusciti che non percepiranno la variazione retributiva.
Il confronto sindacale
La strada per sanare gli errori fatti è quella del confronto sindacale con tutte le rappresentanze coinvolte nella filiera. Siamo estremamente stupiti dal fatto che la country manager di Amazon si sorprenda che Cgil, Cisl e Uil abbiamo scelto il piazzale antistante lo stabilimento di Passo Corese per festeggiare il primo maggio. Forse non si è accorta che c’è un problema Amazon. E che la frammentazione scientifica degli interessi dei lavoratori coinvolti nella filiera non mette la polvere sotto al tappeto, si limita a spargerla per la stanza. Vorrà dire che dovremo impiegare più energie per raccoglierla insieme. La country manager dovrebbe sedersi a un tavolo con le rappresentanze dei lavoratori e spiegare perché la metà della forza lavoro è impiegata con contratti che vanno da un mese a tre mesi e mezzo. Dovrebbe spiegare perché viene definito “trattamento di miglior favore” ciò che è stato pattuito in un contratto collettivo nazionale. Dovrebbe spiegare perché l’azienda abusa sistematicamente di strumenti contrattuali tradendone gli scopi per cui sono stati istituiti. Dovrebbe spiegare perché si usano due badge di colore diverso per interinali e diretti. Dovrebbe spiegare ai tantissimi fuoriusciti perché si è scelta un’organizzazione del lavoro che non porta a nessuna valorizzazione delle competenze e delle conoscenze dei lavoratori facilitandone ancor di più la sistematica sostituzione. La divisione architettata alla perfezione da Amazon investe il sindacato confederale del grande compito di ristabilire una solidarietà autentica tra tutti i lavoratori coinvolti: non solo tra diretti e interinali, non solo tra dipendenti o somministrati in Amazon e dipendenti o somministrati nelle ditte della filiera, ma anche tra chi non è più in forza e chi è ancora sotto contratto. Al divide et impera noi rispondiamo coniunge et conveni (unisci e scegli insieme). Come Federazione dei lavoratori somministrati della Cisl siamo pronti a fare la nostra parte insieme alle altre Federazioni coinvolte e con la Confederazione per dare una casa comune a chi ha visto con i propri occhi che forse non proprio tutto è “a posto”.
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