- «Il caso Qatar è un fatto gigantesco, che infanga tutta la sinistra, rende la parola “sinistra” presso l’opinione pubblica un marchio indelebile di corruzione affaristica. Un crimine morale, oltre ai crimini giuridici».
- «Se un dirigente non vede mai le “mele marce”, vuol dire che si è coperto gli occhi. Se di fronte a te succedono cose così e non ti accorgi di niente, non hai titoli per dirigere una forza politica».
- «I segretari del Pd, fino a Enrico Letta, non hanno fatto nulla per fare in modo che chi non è come la moglie di Cesare non possa entrare in lista. Le brave persone neanche si candidano più»
Dopo quasi quarant’anni, secondo Paolo Flores d’Arcais, direttore di MicroMega, «oggi si fa qualche timido accenno alla questione morale, che si è nel frattempo aggravata. Il Pd si è progressivamente berlusconizzato». L’oggetto dell’intervista è il caso Qatar, che coinvolge – fin qui – un ex europarlamentare del Pd, un’ex vicepresidente e un gruppo di collaboratori.
Perché la questione morale dal 1981, quando Enrico Berlinguer la denunciò a Eugenio Scalfari, si sarebbe aggravata?
La guerra contro i magistrati che avevano scoperchiato Tangentopoli e altro marciume è iniziata, anche a sinistra, pochissimo tempo dopo l’inchiesta Manipulite. Ho già raccontato di una cena sul terrazzo di casa mia, nell’estate del ‘96, in cui Massimo D’Alema diceva peste e corna di Manipulite. E mentre io sottolineavo il carattere di giustizia uguale per tutti di queste inchieste, di fronte alla sua violenza verbale contro tutti quei magistrati, uno per uno, mia moglie Anna disse “Paolo, forse Massimo sa delle cose che non ci vuole dire”.
Non so D’Alema, ma chi critica Manipulite ne critica ad esempio i metodi, i suicidi in carcere, gli interrogatori a caccia di confessioni. O i giustizialisti hanno sempre ragione?
Giustizialismo è un’espressione inventata da Berlusconi per delegittimare i magistrati che prendevano sul serio l’assunto che la legge è uguale per tutti. È la parola-manganello di Berlusconi, che a forza di leggi ad personam ha portato i suoi frutti, fino alla restaurazione del ministro Nordio. L’unica chiave obiettiva per dire se una procura si accanisce o no è verificare quante delle sue indagini e dei suoi processi finiscono in una condanna. E Manipulite ha il 10 per cento di assoluzioni, contro il 50 per cento nazionale, quindi la solidità delle accuse delle procura di Milano era infinitamente superiore a quella di tutte le procure del paese. Garantismo significa che ogni magistrato tratta con identica garanzia/severità il più potente degli eccellenti e l’ultimo degli emarginati.
Mi scusi, ma i metodi di interrogatorio che hanno portato a suicidi, i magistrati che svelano le loro aspirazioni politiche fondando partiti o buttandosi in politica: Manipulite è stata molte cose, molte quantomeno opinabili.
Giudico i magistrati per quello che hanno fatto da magistrati, il resto sono processi alle intenzioni. In questo momento al governo ci sono due ex magistrati, Nordio e Mantovano, e nessuno se ne lamenta.
Nel caso Qatar, c’è un ex europarlamentare di sinistra coinvolto. Significa che “la questione morale si è aggravata”?
Il caso Quatar evidenzia molto di più. Chi agisce politicamente giudica dai dati che ha, non deve aspettare il terzo grado di giudizio per farsi un’opinione. In questo caso abbiamo pacchi di soldi, valigione di banconote, e la confessione fiume di uno degli accusati. Vedremo le singole posizioni, ma altro che “un gruppo” di indagati, un giornale belga sostiene che i coinvolti sono una sessantina. Se le indagini non verranno fermate con qualche “porto delle nebbie”, sarà uno degli scandali più clamorosi della vita politica dell’Europa del dopoguerra. Viene fuori che gli italiani sotto inchiesta sono stati arruolati dai servizi segreti marocchini. Un fatto gigantesco, che infanga tutta la sinistra, in un modo che, anche per chi non ha avuto mai nulla a che fare con i partiti attuali, rende la parola “sinistra” presso l’opinione pubblica un marchio indelebile di corruzione affaristica. Un crimine morale verso tutta la sinistra, oltre ai crimini giuridici che verranno scoperti. E di fronte a questo, delle forze italiane di sinistra – Pd, Art.1, Sinistra italiana, non so neanche più come si chiamano – nessuna ha il coraggio di stigmatizzare come si deve questi obbrobri. Di dire “tutti fuori e da oggi cominciamo un’indagine per scoprire tutto il marcio che c’è dentro i nostri partiti e sradicarlo per il futuro”. Niente di tutto questo. Vuol dire che dai tempi di Berlinguer a oggi è avvenuta una mutazione antropologica. Ma non certo con Antonio Panzeri. La mutazione è avvenuta ai tempi di Massimo D’Alema, quelli di Palazzo Chigi “merchand bank dove non si parla inglese”, secondo la definizione di Guido Rossi, senatore indipendente nelle liste Pds, e quelli di “abbiamo una banca” di Piero Fassino.
Gli esempi che hai fatto non sono reati. A Bruxelles invece i magistrati stanno accertando reati, la cui responsabilità è personale. O l’intera storia della sinistra è una storia criminale?
La mutazione è iniziata a quei tempi. Un partito di sinistra dovrebbe avere come stella polare la lotta contro la diseguaglianza. Invece queste frasi esprimevano già la mutazione radicale. E non sono disposto ad accettare la metafora delle “mele marce”. Se un dirigente non vede mai le “mele marce”, vuol dire che si è coperto gli occhi. Se di fronte a te succedono cose così e non ti accorgi di niente, non hai titoli per dirigere una forza di sinistra. Casi di “mele marce” nella sinistra italiana ce ne sono stati tantissimi. E non sono stati affrontati mai più con il rigore “berlingueriano”. La sinistra deve scegliere i suoi dirigenti perché sono campioni di lotta per la giustizia e l’eguaglianza. E devono essere come la moglie di Cesare, che non solo è onesta, ma deve anche sembrarlo.
Se un indagato viene assolto, è innocente. O resta marchiato per sempre dall’indagine?
L’assoluzione stabilisce che non devi andare in galera, non il diritto a diventare parlamentare della sinistra. Un segretario di partito valuta le accuse: se anche gli elementi accertati non sono sufficienti per una condanna, possono bastare per decidere che una persona così non merita di rappresentare il popolo dei lavoratori. Non debbono essere le condanne penali a decidere chi può essere candidato o no.
Ragionando così basta un’indagine per impedire di candidarsi.
Ma non ho detto che un’indagine basta a allontanare una persona dalla politica. Ho detto che bisogna valutare sempre gli elementi.
A quanto si sa fin qui, i colleghi degli indagati di Bruxelles cadono dalle nuvole. Non è possibile, secondo te? Si dovrebbero tutti trasformare nei poliziotti gli uni degli altri?
Domanda palesemente capziosa. Un partito di sinistra dovrebbe creare, con i comportamenti quotidiani, un clima per cui il minimo contatto con personaggi equivoci sia sufficiente a dire “non ti candido”. E invece questo clima non c’è. Da anni. Penso al caso di Nichi Vendola, la telefonata da presidente della Puglia con il braccio destro dei Riva, fu una cosa indecente, lo scrissi su MicroMega. Prima della condanna penale, se una cosa del genere non provoca un allontanamento dalla vita politica, vuol dire che c’è un clima di assuefazione. E i segretari del Pd, fino a Enrico Letta, non hanno fatto nulla per fare in modo che chi non è come la moglie di Cesare non possa entrare in lista.
La calunnia è un venticello. Se un dirigente sta dietro a tutte le chiacchiere, siamo tutti in balia dei portierati.
Stai parlando d’altro. Non ho detto che il dirigente deve prendere per buona qualsiasi calunnia. Ma se uno viene beccato con un mafioso, o in atteggiamenti opachi, è ovvio che deve essere allontanato. Un dirigente deve saper distinguere fra una calunnia architettata e un comportamento da zona grigia. E comunque la calunnia architettata è un caso su mille. Il caso Piccioni negli anni 50, ad esempio. La storia della sinistra e del Pd invece è disseminata di persone ambigue candidate ed elette. La tua domanda presuppone che ci sia una complottistica per impedire alle persone di candidarsi. È vero il contrario: le brave persone ormai neanche provano più a candidarsi.
Le brave persone non si candidano più, la politica di sinistra è “disseminata” di “innocenti che sono in realtà colpevoli non ancora scoperti”?
Questa tua è una citazione diffamante verso Piercamillo Davigo per una frase che non ha mai detto. Sì, la politica di sinistra è “disseminata” di ombre, opacità e qualche volta omertà, “disseminate” in modo crescente, purtroppo. Dopo Berlinguer, nessuno ha cercato di utilizzare anticorpi energici per combattere questi fenomeni. C’è una grande cattolica condiscendenza verso i “peccatori”. Sia chiaro, oggi la destra ne approfitta per dire che nella sinistra c’è una questione morale. Ma la politica come questione criminale è nella storia della destra, tutta. Ha ragione Roberto Scarpinato, che questa tesi ha sostenuto in più saggi su MicroMega: dai tempi dello scandalo della Banca Romana la politica in Italia è soprattutto politica criminale.
© Riproduzione riservata