La sua voce metallica è stata voce per molti nella battaglia contro ogni proibizionismo nella ricerca scientifica
- Il 20 febbraio 2006 muore Luca Coscioni, perché non vuole la tracheotomia, rifiuta di continuare a vivere attaccato ad una macchina. Dimostra così che nonostante la malattia è ancora un uomo libero in grado di scegliere.
- Con Luca nasce lo slogan: dal corpo dei malati al cuore della politica, diventato il faro che guida l’azione dell’Associazione che porta il suo nome.
- In 15 anni l’associazione ha ottenuto lo smantellamento della legge 40 sulla fecondazione assistita, la legalizzazione del testamento biologico e del suicidio assistito in Italia. Ma la sua azione va avanti.
“C’era un tempo per i miracoli della fede. C’è un tempo per i miracoli della Scienza. Un giorno, il mio medico potrà, lo spero, dirmi: Prova ad alzarti, perché forse cammini. Ma, non ho molto tempo, non abbiamo molto tempo. E, tra una lacrima ed un sorriso, le nostre dure esistenze non hanno certo bisogno degli anatemi dei fondamentalisti religiosi, ma del silenzio della libertà, che è democrazia. Le nostre esistenze hanno bisogno di una cura, di una cura per corpi e spiriti. Le nostre esistenze hanno bisogno di libertà per la ricerca scientifica. Ma, non possono aspettare.
Non possono aspettare le scuse di uno dei prossimi Papi.
Il 20 febbraio 2006 moriva Luca Coscioni, verrà ricordato oggi 20 febbraio nel corso del Consiglio Generale in diretta sulle pagine facebook e You Tube della “sua” associazione Luca Coscioni, attiva a livello internazionale a tutela del diritto alla Scienza e alla Salute. Al ricordo del coraggioso attivista verranno annunciate le prossime sfide da affrontare con lo spirito lasciato in eredità dal suo fondatore. 15 anni fa i messaggi di cordoglio del mondo politico lo battezzano eroe, testimone di speranza. In vita però è stato personaggio scomodo. Scomodissimo. E sul suo nome sono pesati troppi veti, da parte di quella stessa politica che lo ha salutato commossa. Luca scriveva così in un celebre appello rivolto alla Scienza e agli scienziati.
“Sono impegnato, in prima persona, nella lotta per la libertà della scienza e delle terapie, in particolare della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Oggi in Italia quella ricerca è proibita, e con essa è proibita la speranza per milioni di persone affette da gravissime e diffusissime patologie, per le quali oggi non esistono terapie realmente efficaci. Cinque anni fa sono stato colpito dalla sclerosi laterale amiotrofica.
Questa malattia può, forse, essere curata ricorrendo alle cellule staminali. Se e come, ce lo potrebbe dire la ricerca scientifica. Però questa possibilità di cura è preclusa alle migliaia di concittadini che, come me, lottano quotidianamente per la propria sopravvivenza per l’ingerenza della Chiesa cattolica notoriamente contraria alla clonazione terapeutica e all’utilizzo degli embrioni soprannumerari a fini di ricerca.
Questi ultimi sono embrioni comunque destinati ad essere distrutti, ma se fossero impiegati nella sperimentazione potrebbero invece contribuire a salvare la vita a milioni di persone. Secondo il Rapporto Dulbecco sulle cellule staminali (il documento che contiene le raccomandazioni dei 25 Saggi incaricati dal Ministro della Sanità di fare chiarezza sulla materia) sono infatti 10 milioni gli italiani che potrebbero essere curati e anche guarire, se trattati con terapie basate su tali cellule.
Sono i malati affetti da diverse patologie, e tra queste: morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, atrofia muscolare spinale, lesioni traumatiche del midollo spinale, distrofia muscolare, tumori e leucemie, diabete, infarto, ictus. Sono tutte persone sofferenti in attesa di una legge sulla clonazione terapeutica. Mentre in altri paesi come Stati Uniti e Gran Bretagna hanno detto sì alla clonazione terapeutica, oggi in Italia stiamo ancora discutendo se sia etico o meno utilizzare embrioni congelati, prossimi alla scadenza, se non già inutilizzabili”.
La sua voce metallica è stata voce per molti nella battaglia contro ogni proibizionismo nella ricerca scientifica. Profeta muto, ha sedotto il premio Nobel Josè Saramago che non ha esitato a riconoscerlo come “forza nuova” e a schierarsi al suo fianco coinvolgendo, nel 2001, scienziati e altri Nobel per appoggiare la sua candidatura alle elezioni politiche italiane.
Luca muore soffocato perché non vuole la tracheotomia, rifiuta di continuare a vivere attaccato ad una macchina. Dimostra così che nonostante la malattia è ancora un uomo libero in grado di scegliere.
Non può parlare, è bloccato su una sedia a rotelle e completamente dipendente nei movimenti, eppure rivendica e mette in atto il diritto dell’individuo di decidere liberamente sulla propria vita e la propria morte. Con Luca nasce lo slogan: dal corpo dei malati al cuore della politica, diventato il faro che guida l’azione dell’Associazione che porta il suo nome, l’Associazione Luca Coscioni che prosegue le sue battaglie e l’azione a livello internazionale a tutela del Diritto alla Salute e alla Scienza.
“Alcune persone, si contano sulla punta delle dita, sostengono che io sia stato strumentalizzato. A questi, rispondo che proprio io, muto, ho, in realtà, restituito la parola a 50 premi Nobel, e a centinaia di scienziati di tutto il mondo, anche loro resi muti, in Italia, dal silenzio della politica ufficiale e del sistema informativo, su temi fondamentali per la vita, la salute, la qualità della vita, e la morte, dei cittadini italiani".
Luca Coscioni non si occupava di genericamente di scienza, ma di scienza al servizio delle libertà fondamentali e quindi della democrazia. Oggi, tenendo a mente il coraggio della sua azione, non c'è solo da innovare la sanità o la ricerca, ma c'è anche da rafforzare lo Stato di diritto e innovare la democrazia, ad esempio istituendo supporto scientifico ai decisori, rafforzando il ruolo dei Parlamenti, del servizio pubblico dell'informazione, anche in Rete, creando assemblee di cittadini estratti a sorte per cercare soluzioni di lungo periodo, liberando i dati in possesso dell'amministrazione pubblica, rilanciando un'integrazione europea più democratica dell'attuale e l'effettivo rispetto su scala globale del diritto umano fondamentale a "godere dei risultati del progresso scientifico e delle sue applicazioni" stabilito dall'ONU, come abbiamo chiesto al Congresso mondiale per la libertà di ricerca tenutosi ad Addis Abeba un anno fa.
Portiamo avanti l’azione e la lezione di Luca per, citandolo, "portare istanze delle quali nessuna forza politica, vuole essere portatrice”. Esistono però altri strumenti per fare avanzare l'agenda delle libertà e su queste concentreremo come sempre gli sforzi: i referendum, le azioni di disobbedienza civile, le iniziative giudiziarie.
E' così che in questi 15 anni dalla morte di Luca abbiamo ottenuto lo smantellamento della legge 40 sulla fecondazione assistita, la legalizzazione del testamento biologico e del suicidio assistito in Italia. In questa legislatura la libertà di ricerca, i diritti civili, l'autodeterminazione della persona sono nuovamente rimasti al margine del dibattito politico. Le emergenze che il Paese si trova ad affrontare faranno sì che questi temi non saranno inclusi nei programmi neanche dell'Esecutivo presieduto da Mario Draghi.
Il Consiglio generale del 20 febbraio è l'occasione per discutere un pacchetto referendario per il prossimo anno su temi che vanno dall'eutanasia, alle droghe, passando dalla riforma del diritto di famiglia, l'aborto, la gestazione per altri. Proposte nate per dar voce alle persone che si rivolgono all'associazione Luca Coscioni e protagoniste di battaglie personali e giudiziarie per ottenere il rispetto diritto dei rispettivi diritti umani calpestati nel disinteresse generale.
L'Italia ha perso anni preziosi per non aver ascoltato per tempo Luca Coscioni. Il nostro impegno, come associazione che porta il suo nome, è di recuperare almeno in parte il tempo perduto.
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