«Noi, donne d'Europa, non staremo zitte». Inizia così il Manifesto che lo European Parliamentary Forum for sexual and reproductive rights, che riunisce parlamentari di tutta Europa attivi sui diritti sessuali e riproduttivi, ha scritto per sostenere le proteste delle attiviste polacche che da questa estate continuano a manifestare per il diritto all’aborto.
In Polonia il 27 gennaio, in seguito alla pubblicazione in gazzetta ufficiale della sentenza della Corte costituzionale, è diventato effettivo il divieto di interruzione di gravidanza anche in caso di malformazione del feto; in pratica è ormai sancito il divieto quasi totale di ricorrere all’aborto.
Oggi la situazione è particolarmente grave in quanto molte e molti attivisti sono stati denunciati per aver organizzato durante la pandemia le proteste che continuano ormai da mesi in quasi tutte le città polacche: la leader del movimento Strajk Kobiet (sciopero delle donne) Marta Lempart ad esempio rischia fino a otto anni di carcere.
Appuntamento in tutta Europa
La All-Poland Women's Strike l’8 marzo organizzerà una protesta intitolata “Giornata delle donne senza compromessi” dove le attiviste polacche raccoglieranno firme per il “Legal abortion without compromises bill”, una proposta di legge per il diritto all’aborto. Il movimento polacco chiede il sostegno di tutto il movimento delle donne europeo. Proprio per questo lo European Parliamentary Forum ha indetto un’azione coordinata proponendo di organizzare tanti flash-mob davanti alle ambasciate o consolati polacchi, da tenersi in ogni paese europeo lunedì 8 marzo dalle 16 alle 18. I presidi si svolgeranno in contemporanea con lo Strajk Kobiet, lo sciopero delle donne che avrà luogo alla stessa ora in Polonia.
In Italia Laura Boldrini e Lia Quartapelle che come parlamentari aderiscono a Epf, insieme a molte associazioni, organizzeranno un flash mob davanti all’ambasciata polacca a Roma e al consolato a Milano, Senonoraquando?Torino con organizzazioni e comitati per i diritti lo farà di fronte al consolato a Torino.
Manifestare questa solidarietà non è un’ azione solo simbolica, servirà a far capire al governo polacco che l’attenzione degli altri paesi europei è alta su questa vicenda, congiuntamente a iniziative di pressione che i nostri parlamentari dovrebbero intraprendere perché l’Unione europea tagli le risorse finanziarie a stati come la Polonia che violano lo Stato di diritto e negano l’autodeterminazione rispetto ai diritti sessuali e riproduttivi, a quelli Lgbt e rifiutano la protezione delle donne vittime di violenza (con la recessione dalla Convenzione di Istanbul).
L’arretramento dei diritti è la stretta conseguenza del controllo politico del governo polacco, dell’assoggettamento della Corte a tale controllo e della drammatica crisi dello stato di diritto di un paese sovranista e antidemocratico.
Ospitare per consentire un diritto
Quello che chiede il Polish Women's Strike è anche la disponibilità dei governi europei a ospitare le donne per poter accedere all’interruzione di gravidanza al di fuori del loro paese così come hanno già fatto alcuni governi del Nord Europa.
Nel Manifesto si evidenzia quanto i paesi estremisti e sovranisti, come la Polonia e l’Ungheria stiano diventando più forti ed erodano la democrazia per precipitare nell'autoritarismo, iniziando ad attaccare il diritto all’autodeterminazione degli individui, ma il pericolo c’è anche in altri stati dove partiti antidemocratici, reazionari e conservatori hanno iniziato campagne contro l’aborto, le unioni omosessuali, il diritto a cambiare sesso.
Quello che sta succedendo in Polonia è davvero grave e fa capire dove si può spingere un potere oscurantista per raggiungere i suoi obiettivi: costringere le donne a portare avanti gravidanze anche in presenza di gravissime malformazioni del feto che spesso possono sopravvivere solo qualche giorno o qualche mese e che sempre invece causano gravi sofferenze alle madri e alle famiglie. La risposta a questo dolore è la proposta dell’ala più destrorsa del governo di creare "stanze del pianto" affinché le donne piangano la loro perdita.
Il Manifesto termina con un’esortazione alle cittadine e ai cittadini europei: inquietante, ma che deve farci riflettere e agire.
«Noi europei siamo un'Unione di valori, non solo una comunità di interessi. Noi europee, sorelle delle donne polacche, chiediamo pieni diritti delle donne - il diritto all'interruzione sicura della gravidanza - il diritto all'educazione sessuale - il diritto alla dignità - e il diritto di essere rispettate.
Oggi la Polonia è diventata un inferno per le donne, domani potrebbe essere il nostro paese se non ci ribelliamo».
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