Più di dieci anni dalla prima legge che li regola e una media dell’80 per cento circa di occupati entro un anno dalla fine del ciclo di studi, eppure è raro che il dibattito pubblico si occupi di Istituti tecnici superiori. La loro notorietà è così limitata, che spesso occorre chiarire che non si tratta delle scuole secondarie per futuri geometri o ragionieri.
No, gli Its - questo il loro acronimo – sono parte della cosiddetta “formazione terziaria professionalizzante”, un mondo post diploma scuola secondaria che comprende per ora sei aree tecnologiche (efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie della vita, nuove tecnologie per il made in Italy, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e il turismo) e centinaia di percorsi formativi attivi.
Ieri l’aula di Montecitorio ha approvato quasi all’unanimità un testo di riforma degli Its. Un lungo lavoro in Commissione cultura ha permesso di raggiungere una preziosa e rara convergenza che è anche una spinta ideale rispetto al possibile futuro formativo e lavorativo di migliaia di ragazze e ragazzi.
Attualmente ai nostri Its sono iscritti circa 18mila studenti e studentesse. Pochi. Parte del significato di questa cifra ce lo può dare una comparazione con gli omologhi tedeschi (più di quaranta volte i nostri) e francesi (più di dieci volte i nostri). Un divario tanto più serio se si pensa che l’Italia, pur essendo il secondo paese industriale d’Europa, è arrivata a concepire questo percorso tecnico-formativo con un ritardo di almeno vent’anni.
La spinta del Recovery
Agli Its il Recovery Plan attribuisce risorse a fondo perduto per 1,5 miliardi di euro, importo al quale si aggiunge un Fondo presso il ministero dell’Istruzione di 68 milioni di euro per il 2021 e di altri 48 milioni di euro nel 2022. Il notevole ammontare d’investimenti serve a incrementarne il numero, a potenziare i laboratori con tecnologie 4.0, a formare i docenti, a sviluppare una piattaforma digitale nazionale, ad aumentare del 100 per cento il numero degli iscritti (obiettivo più che plausibile visti i dati di partenza).
Tutto questo anche per collegarsi ai piani d’intervento del Pnrr, in particolare alla transizione digitale ed ecologica, alla cultura, alla mobilità sostenibile, all’innovazione e alla competitività. Al tempo stesso era però necessario il supporto di una legge di riforma, un testo che soprattutto ne semplificasse la governance e ne favorisse l’attrattiva verso i nostri giovani, tradizionalmente meno disposti a impegnarsi nelle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e digitali.
Con il testo approvato ieri, gli Its diventeranno dunque “ITS Academy”, dovranno accreditarsi periodicamente al fine di vincolare i risultati formativi alla concessione di fondi pubblici, avranno percorsi strutturati su due livelli (4 e 6 semestri), avranno un coordinamento nazionale, subiranno una semplificazione degli organi preposti a governarli, dovranno impiegare almeno il 60 per cento dei docenti provenienti dal mondo del lavoro, daranno la possibilità di riscattare gli anni di formazione ai fini pensionistici (come avviene per la laurea), daranno crediti formativi spendibili anche all’università.
Un’altra alternativa
Insomma, gli Istituti Tecnici Superiori già danno ottimi risultati. La legge, tuttavia, serve a dargli una spinta definitiva. Dopo il diploma dev’essere chiaro che università e lavoro non sono le uniche alternative e che anzi l’esperienza degli ITS Academy può coniugare alto sapere ed esperienza pratica. Come in molti altri campi, ce la faremo anzitutto se sapremo puntare sulla parità di genere.
Secondo l’ultimo dato disponibile (2019), solo il 27,4 per cento degli iscritti agli Its è infatti donna. Considerando i dati generali sull’occupazione femminile in Italia, questo tipo di formazione potrebbe essere l’opportunità in più che prima mancava o più semplicemente non era considerata.
Ingenti investimenti, accreditamento pubblico, costante monitoraggio, nuove aree tecnologiche e più informazione verso le classi del ciclo secondario ci permetteranno di fare degli ITS Academy un pilastro formativo dell’Italia che verrà.
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