- Durante il lockdown i servizi di Telefono Azzurro hanno registrato un aumento del +21% di casi gestiti per disagi afferenti la salute mentale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
- Sul tema della salute mentale dei minori si potrebbe fare di più: secondo l’ISTAT, in Italia solo il 3,5% delle spese sanitarie è dedicato alla salute mentale.
- Alla luce di queste carenze, aggravate dall’impatto della pandemia sulla socialità, privare i minori dello spazio di dialogo e confronto offerto dalla scuola costituisce un ulteriore peso emotivo, con conseguenze potenzialmente serie e di lungo termine.
La pandemia che stiamo affrontando e la relativa comunicazione ci hanno da subito abituato alla sovranità dei numeri. La quotidianità è appesa a sottili equazioni che tengono assieme indici di contagio, posti letto nelle terapie intensive e vittime di questo nemico invisibile.
Un altro dato, sempre più presente nella discussione pubblica, riguarda i flussi di persone che viaggiano e si spostano, specie servendosi del trasporto pubblico. È così dunque che i giovani studenti – e gli adulti che spesso li accompagnano a lezione – diventano un insieme di unità in circolazione, un valore statistico.
Se affrontato secondo lo stesso approccio metodologico e matematico il tema della didattica, in presenza o a distanza, rischia di ridurre la scuola a mero luogo di contatto fisico e a un possibile moltiplicatore di contagi. Una fredda valutazione che non mette però in luce alcuni aspetti fondamentali della scuola, che vanno ben oltre la gestione dell’emergenza sanitaria: quanta vita si costruisce in un’aula? Quante barriere si abbattono? Quanto benessere immateriale e impatto sociale positivo si creano?
Restando sui numeri, durante il lockdown i servizi di Ascolto e Consulenza di Telefono Azzurro (attraverso la linea telefonica gratuita 1.96.96) hanno registrato un aumento del +21% di casi gestiti per disagi afferenti la salute mentale, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nello specifico, sono aumentate le chiamate legate alla paura e all’ansia (+8%), all’ideazione suicidaria (+29%), agli atti autolesivi (+27%), ai disturbi alimentari (+22%) e alla percezione dell’immagine corporea (+22%).
Inoltre, sempre nel periodo del confinamento, abbiamo registrato un incremento del +26% delle richieste di aiuto tramite chat: un canale introdotto dall’Associazione per dialogare in modo diretto con i giovani, consentendo un accesso più pratico anche nelle situazioni in cui è difficile avere momenti e spazi di riservatezza.
La salute mentale dei minori, da anni centrale nell’attività di Telefono Azzurro (i dati dell’anno 2019, ci dicono che l’1.96.96 ha gestito 514 casi, ovvero quasi 43 al mese), è un tema su cui a livello di Paese si potrebbe fare di più.
Secondo l'ISTAT, in Italia solo il 3,5% delle spese sanitarie è dedicato alla salute mentale, mentre negli altri stati membri del G7 la percentuale si aggira tra l'8 e il 15%.
Alla luce di queste carenze, aggravate dall’impatto della pandemia sulla socialità, privare i minori dello spazio di dialogo e confronto offerto dalla scuola costituisce un ulteriore peso emotivo, con conseguenze potenzialmente serie e di lungo termine.
Si consideri poi che non tutte le abitazioni sono ugualmente ospitali in termini di metratura, e una logistica difficile può appesantire i rapporti interpersonali tra adulti, caricando il minore di stress e angoscia. Per questo e per altri aspetti, la didattica a distanza risulta una modalità poco inclusiva, che amplifica le disuguaglianze.
Le lezioni online, infatti, finiscono per svantaggiare proprio gli studenti con possibilità socio-economiche limitate (spesso senza dispositivi e connessione) o con esigenze specifiche legate all’apprendimento.
Con questo Telefono Azzurro non intende certo demonizzare la tecnologia che è anzi oggetto di un importate progetto formativo dell’Associazione (“Cittadinanza Digitale”), volto a un uso consapevole del web.
D’altro canto è giusto riconoscerne gli aspetti negativi, tenendo sempre conto del fatto che l’Italia è al 25° posto, sui 28 Paesi dell’Unione Europea, per la digitalizzazione della società (indice DESI) e che il digital divide influisce negativamente sull’accessibilità della didattica online.
A causa delle doverose restrizioni sanitarie e della paura del contagio, i ragazzi hanno già dovuto sacrificare molti momenti di socialità, rimanendo più a lungo in casa, rinunciando allo sport e trovando rifugio nel rapporto con la tecnologia.
Pertanto lasciare aperte le scuole in questo momento storico, soprattutto primarie e secondarie di primo grado, significa tutelare il benessere psicologico dei più giovani e supportarli nella prevenzione e nell’identificazione di eventuali criticità.
Sulla scia delle decisioni di Francia e Germania di mantenere aperte le scuole, il nostro auspicio – come Telefono Azzurro, ma ancora di più come cittadini – è che le istituzioni italiane, anche nel caso di restrizioni più aspre, tengano in considerazione la crucialità della didattica in presenza per il benessere psicologico di bambini e adolescenti.
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