- Nel libro ““Se la felicità...” si parla dell’incontro tra tre donne: Alessandra Bocchetti, Rossana Rossanda e Christa Wolf. Il tema sfidante è la felicità delle donne come strumento rivoluzionario contro il capitalismo.
- Pubblicarlo nel 1992 fu un atto rivoluzionario. Ripubblicarlo nel 2021, negli anni segnati dalla paura nera della malattia, dalle leggi emergenziali e dalla sopravvivenza come orizzonte esistenziale, lo è in egual misura.
- “Se la felicità...” ci invita a lasciare le nostre lamentose poltrone, agire e portare il nostro contributo, così come fecero le centinaia di donne che parteciparono all’incontro nel 1992 .
Questa è una di quelle volte che scrivo per il piacere di scrivere. Come è stato piacevole rileggere “Se la felicità... critica al capitalismo a partire dall’essere donna” la cronaca di un incontro tra donne: Alessandra Bocchetti, Rossana Rossanda e Christa Wolf. Il tema sfidante è la felicità delle donne come strumento rivoluzionario contro il capitalismo.
“Era il 1992” scrive Alessandra Bocchetti nella sua prefazione e a noi lettrici e lettori tornano in mente quegli anni. La sentenza della Cassazione sul maxi processo di Palermo le bombe di Capaci e via D'Amelio, i delitti della Uno Bianca, le inchieste della Procura di Milano. Sullo sfondo la caduta del Muro di Berlino. Furono anni nevralgici e delicati della nostra storia di particolare tensione psicologica, si intuiva che nuovi equilibri politici erano alla porta.
Dialogare sulla felicità delle donne era, senza dubbio, un atto rivoluzionario. Ripubblicarlo nel 2021, negli anni segnati dalla paura nera della malattia, dalle leggi emergenziali e dalla sopravvivenza come orizzonte esistenziale, lo è in egual misura.
La lettura di “Se la felicità ...” ci induce a cambiare prospettiva e passare dalla “nuda vita” alla “buona vita”. In questo passaggio che porta a ripensare il rapporto tra politico e il naturale, tra il sociale e l’organico entra in gioco la forza rivoluzionaria e generativa della felicità delle donne.
La felicità è la forza in grado di farci ritrovare fiducia nell’umanità, recuperare la voglia di lottare, disseppellire i propri ideali, uscire dalla disillusione del “tutto è inutile” a cui la società capitalista ci ha abituato.
Coltivare la felicità è l’antidoto dall’alienazione del capitalismo globalizzato. Alla idolatria del consumo si oppone la cultura e l’educazione, armi potenti per spingerci fuori dall’ignoranza e farci prendere coscienza sul fatto che ognuno di noi è essenziale per fronteggiare i problemi comuni e raccogliere le grandi sfide.
“Se la felicità...” ci invita a lasciare le nostre lamentose poltrone, agire e portare il nostro contributo, così come fecero le centinaia di donne che parteciparono all’incontro nel 1992 e a tanti altri che il “Centro Culturale Viriginia Woolf” realizzava per “riattraversare la cultura, produrre poltica e libertà femminile”. Partendo dalle donne e dalle loro esperienze di vita.
“Se la felicità...” ci riaccende la speranza e la voglia di condividere la nostra energia, coltivare le nostre passioni e credere che con la nostra forza è possibile invertire i fattori di sviluppo e coesistere in un mondo dove l’acqua è un bene comune accessibile a tutti e il cibo non è un privilegio per una parte dell’umanità.
“Se la felicità...” ci fa sognare. Facciamolo in più di una e si avvererà.
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