- Città, elettrificazione, sicurezza e transizione ecologica dell’industria automotive al centro della ripresa economica post-Covid. Le soluzioni sostenibili devono essere messe al centro della “lista della spesa” del piano nazionale di ripresa e resilienza.
- Servono 41,15 miliardi di euro del Next generation Eu, circa il 20 per cento del fondo, da ripartire tra la spesa “climatica” e la spesa “Infrastrutture per la mobilità” del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
- Per la governance la nostra proposta include anche l’istituzione di un Comitato Consultivo di Responsabilità Ambientale, al fine di garantire che la quota green del fondo sia spesa a favore della transizione ecologica.
L’Italia sta per ricevere 209 miliardi di euro tra sovvenzioni e prestiti grazie al nuovo strumento finanziario Next Generation Eu, ideato e lanciato dall’Europa per poter rispondere alla grave recessione economica scatenata dalla pandemia covid19 e che vede il nostro paese primo beneficiario del fondo. Per l’Italia, questa cifra ingente - circa il 10 per cento del Pil - rappresenta un’opportunità storica. Se canalizzata nel modo giusto, essa ha le capacità di farci uscire dalla crisi con un’economia rinnovata e più resiliente, una forza lavoro preparata alle sfide del domani, nonché città vivibili e sane.
I trasporti e la sostenibilità
In particolare, per il settore trasporti, tali risorse offrono l’occasione di colmare finalmente il divario rispetto ai principali paesi europei in termini di sostenibilità, qualità dell’aria, elettrificazione, ciclabilità, riqualificazione dello spazio pubblico, trasporto collettivo, sicurezza stradale e logistica sostenibile.
Il sistema dei trasporti italiano è una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane. Studi dimostrano che metà delle città italiane hanno superato i limiti di qualità dell’aria con conseguenze devastanti per la salute dei cittadini, i quali hanno espresso chiaramente la necessità di un trasporto più pulito nelle loro città. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, i dati non sono meno preoccupanti: producendo ben il 26 per cento delle emissioni di CO2, ovvero circa 100 milioni di tonnellate di CO2, il settore dei trasporti si colloca al primo posto per emissioni climalteranti nel nostro paese. Eppure, tali emissioni dovranno essere ridotte almeno del 90 per cento nei prossimi 30 anni, visti gli impegni climatici dell’Italia a raggiungere le zero emissioni nette entro la metà del secolo.
Si tratta di una sfida colossale e necessaria per trasporti e mobilità, a cui si aggiunge quella dell’urgente innovazione industriale e riconversione della forza lavoro. L'industria dell’auto europea, infatti, cambierà̀ più nei prossimi 5 anni di quanto non abbia fatto negli ultimi 100. Pensiamo ai nuovi standard di CO2 per le auto che verranno fissati dall'Europa l’anno prossimo e che favoriranno lo sviluppo e la diffusione dei veicoli elettrici. Per questo motivo, si rendono necessarie politiche industriali mirate ed investimenti decisi che assicurino che l’Italia non venga tagliata fuori dalla rivoluzione elettrica della mobilità, avviando la trasformazione del comparto produttivo del nostro settore automotive, in crisi già da prima della pandemia, soprattutto per mancanza di innovazione.
Come? Presentando alla Commissione europea un Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (Pnrr) - la “lista della spesa” che specifica come l’Italia intenda investire i fondi in arrivo – che metta al centro della ripresa le “città", insieme ad una green and just transition del settore produttivo del comparto trasporti, mobilità ed infrastrutture.
La proposta
Servono 41,15 miliardi di euro, circa il 20 per cento del fondo, da ripartire tra la spesa “climatica” e la spesa “Infrastrutture per la mobilità” del Pnrr e che dovranno essere investiti in tre ambiti prioritari: mobilità urbana e regionale (29,7 mld), elettrificazione (7,95 mld) e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali (3,5 mld). La manutenzione di ponti e viadotti per la messa in sicurezza della rete stradale Anas è una vera priorità, mentre le Concessionarie Autostradali dovranno provvedere alla propria rete.
È questa la proposta che le nostre organizzazioni hanno messo a punto nel rapporto “Un Piano di Ripresa e Resilienza per la mobilità sostenibile”, illustrato in occasione del convegno annuale di Kyoto Club sull’anniversario dell’Accordo di Parigi.
Purtroppo, però, sia la bozza di Piano illustrata in sede di Consiglio di Ministri il 7 Dicembre scorso, che quella più recente del 29 dicembre, non sembrano andare al momento nella stessa direzione, prevedendo la mobilità urbana e l’elettrificazione in modo marginale e senza alcun accenno all’avvio di una filiera di valore della mobilità elettrica.
Per non parlare della questione della governance del Piano. Si tratta della maggiore somma di fondi ricevuta dall’Europa in tempo di pace, fondi pubblici che usiamo oggi per ripartire e superare la crisi, e che dovranno essere restituiti dalle generazioni future tra il 2028 e il 2058. Il tema è di interesse pubblico “per eccellenza” e merita di essere trattato con la dovuta trasparenza e partecipazione da parte di tutti i soggetti interessati, quali città, regioni, parti sociali, sindacali, e associazioni ambientali. Per questo motivo, la nostra proposta include anche l’istituzione di un Comitato Consultivo di Responsabilità Ambientale, al fine di garantire che la quota green del fondo sia spesa a favore della transizione ecologica e che il 100 per cento sia stanziato nel rispetto dei criteri della sostenibilità.
Abbiamo il dovere di assicurare che la nostra eredità per le prossime generazioni sia la costruzione di nuove e solide fondamenta per lo sviluppo sostenibile e la giusta transizione ambientale e sociale di cui abbiamo urgente bisogno.
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