Confesso di non essere portato per le fotografie. Sarà capitato a tutte e tutti di utilizzare il proprio smartphone cercando di voler immortale il momento visivo che si ha dinanzi, ma di non mettere a fuoco. Ecco, se dovessi descrivere quanto sta accadendo a questo governo in materia di migrazione, questa è la sintesi perfetta.

Tralasciando le uscite estemporanee del sottosegretario di turno, che addirittura immagina che qualcuno in questo paese rincorra le banlieue francesi, o qualcun altro che celebra la grandeur italica in Africa, la realtà è ben più effimera e desolante. Certo, stiamo assistendo a una metamorfosi genetica della destra italiana, che è passata senza colpo ferire dal blocco navale a “gli immigrati ci servono”, bentornati da Marte (Guzzanti docet).

Ci è stato detto che si vuole aumentare il numero dei centri di accoglienza. Tuttavia, l’intenzione dell’esecutivo non sembra essere quella di migliorare ed efficientare il sistema accoglienza, ma piuttosto quella di adottare un modello di business fruttuoso e semplice da gestire: affidamenti diretti e immediati sotto il loro controllo.

Il grande fallimento

Assistiamo ormai da qualche mese, al totale fallimento della gestione dei flussi migratori, iniziando dalla proclamazione dello stato di emergenza, che emergenza di certo non è. Per questo motivo abbiamo più volte chiesto al governo di dare una svolta al sistema di accoglienza, proponendo di efficientarlo attraverso l’assunzione di figure professionali specializzate che sono ormai sempre più indispensabili come assistenti sociali, traduttori e traduttrici, mediatori e mediatrici culturali, andando quindi verso la professionalizzazione della gestione del fenomeno.

Inoltre, abbiamo chiesto di non ragionare solo in termini di sicurezza quando si parla di immigrazione: è necessaria un’agenzia che si occupi della struttura dell’accoglienza al di fuori del ministero dell’Interno, che tenga conto delle implicazioni e delle opportunità sociali, economiche e culturali.  A tutto è stato detto un secco e chiaro no.

Lo spettro dell’invasione

Indubbiamente, molto poteva esser fatto in passato, ma così non è stato. Molti errori sono stati commessi, nessuno li nega, come il finanziamento della Guardia costiera libica nel tentativo di esternalizzare le frontiere – cosa che viene perpetuata ancora oggi –, il superamento della Bossi-Fini è stato sempre affrontato in maniera timida nonostante ci fosse la convinzione di superarla, come la mancata convinzione nello spingere una legge organica – diverse sono state depositate in questi anni – che desse una “normalità” a un fenomeno che di emergenziale ormai ha ben poco.

Ciò nonostante, si continua a brandire lo spettro dell’invasione incontrollata, anche se di incontrollato è rimasto ben poco. Gli arrivi sono esplosi nonostante la retorica da campagna elettorale e l’incapacità gestionale del fenomeno ora divide il governo. Speriamo che presto qualcuno o qualcuna prima o poi ci spiegherà qual è la posizione di questo esecutivo.

Chi detta la linea sulla gestione dei flussi migratori? Il partito della premier o la Lega di Salvini? Trovare una risposta a questa domanda chiarirebbe al paese, alle imprese e al sistema socioeconomico qual è la prospettiva da qui al prossimo decennio.

Infine, immaginare di escludere dal tavolo Francia e Germania, ipotizzando di lucrare una posizione di corto respiro, rischia di non centrare il focus necessario.


L’autore è un deputato del Partito democratico

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