Anche quest'agguato, predisposto in piazzetta Dei Signori, centro della zona d'influenza del Contorno, venne attuato con l'uso di quell'arma micidiale usata già per gli omicidi di Stefano Bontate e Salvatore Inzerillo. Solo la prontezza di riflessi della vittima designata impediva ai killers di portare a termine l'ennesimo omicidio...
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino
Frattanto il giorno 8 giugno 1981, si registrava l'allontanamento di CHIAZZESE Filippo, amico e complice, in numerose imprese criminose del noto GRECO Giovanni, inteso “Giovannello”.
In quel periodo non si riusci a valutare la reale portata dell'ennesima “lupara bianca”, poiché si riteneva, sulla scorta di precedenti indagini, che il CHIAZZESE, al pari di GRECO Giovanni ed al cognato di quest'ultimo MARCHESE Pietro, facesse parte di quei gruppi di mafiosi che sino a quel momento non avevano subito alcuna perdita ed anzi incominciavano ad essere sospettati di essere i promotori della guerra.
I motivi dell'eliminazione di CHIAZZESE Filippo incominciarono ad intravedersi nel corso delle indagini relative al sequestro di Hajed Hagida Bent Mohammed, convivente di SPICA Antonio, quest'ultimo figlioccio di MARCHESE Pietro; trovarono ulteriore chiarimento con l'arresto, il 12 giugno 1981, a Zurigo, di MARCHESE Pietro, GRECO Giovanni, SPICA Antonio, GRECO Rosaria e FICANO Francesca; ebbero definitivo riscontro con l'uccisione, nel carcere di Palermo, di MARCHESE Pietro e nella città di Milano di SPICA Antonio. Ma di questi episodi delittuosi si parlerà diffusamente quando verrà ricostruito, nelle sue varie fasi l'evolversi della faida mafiosa.
Intanto, il 15 giugno 1981 , veniva ucciso GNOFFO Ignazio, elemento di spicco della famiglia INZERILLO, gravitante nella zona “Noce”, più volte sospettato di essere l'autore materiale di omicidi commissionati dalla famiglia di Passo di Rigano.
Nello stesso giorno SEVERINO Ignazio denunciàva la scomparsa dei figli Vincenzo Salvatore, asserendo che gli stessi si erano allontanati il 28 o il 29 maggio 1981, senza dare più notizie di loro. Anche i fratelli SEVERINO erano conosciuti dagli organi di Polizia quali killers al servizio del clan INZERILLO - DI MAGGIO e GAMBINO cd erano considerati gli autori di omicidi e di attentati dinamitardi perpetrati su indicazione della citata famiglia mafiosa.
Il fatto che i due fratelli siano scomparsi il 29 maggio, che fossero legati da vincoli di amicizia con GNOFFO Ignazio ed INZERILLO Salvatore come ha recentemente dichiarato il loro padre, che sporse denuncia proprio il giorno dell'uccisione di GNOFFO Ignazio, serve ad avallare ulteriormente la tesi che tutti e tre fossero stati eliminati per completare la decimazione del clan INZERILLO.
Sui motivi della loro morte si tornerà inseguito, quando verranno illustrate l'origine e la motivazione della terribile guerra di mafia scoppiata nel marzo millenovecentottantuno.
L'attuazione del programma di eliminazione dei maggiorenti della famiglia BONTATE proseguiva il 25 giugno 1981 con il tentato omicidio in pregiudizio di CONTORNO Salvatore, considerato il braccio destro operativo della famiglia di Villagrazia.
Anche quest'agguato, predisposto in piazzetta Dei Signori, centro della zona d'influenza del CONTORNO, venne attuato con l'uso di quell'arma micidiale usata già per gli omicidi di Stefano BONTATE e Salvatore INZERILLO. Solo la prontezza di riflessi della vittima designata, che certamente temeva una possibile azione violenta nel suoi confronti, impediva ai killers, muniti del solito Kalashincov, di portare a termine l'ennesimo omicidio.
Il CONTORNO forse leggermente ferito, trovava scampo rifugiandosi in una delle vicine abitazioni e rimanendo nascosto nella zona per un certo periodo presso persone di fiducia e parenti appartenenti allo stesso clan mafioso.
La mancata realizzazione del programma delittuoso e la indiscussa personalità criminale del CONTORNO avrebbero poi provocato, nei mesi - successivi, un'altra serie di omicidi che venivano a colpire quanti potevano essere sospettati di aver dato rifugio al CONTORNO stesso.
Il clima di terrore instaurato nella zona di Brancaccio, via Conte Federico e via Giafar da chi stava lucidamente portando a compimento lo sterminio della cosca di Villagrazia, induceva i sopravvissuti ad allontanarsi precipitosamente da Palermo, spesso con tutto il gruppo familiare e ad abbandonare anche le attività apparentemente lecite.
Ci si intende riferire all'allontanamento dei fratelli GRADO, cugini di Salvatore CONTORNO, i quali abbandonavano il cantiere sito nelle adiacenze di via Oreto Nuova per la costruzione di un edificio di civile abitazione; all'allontanamento di TERESI Pietro cognato dei citati fratelli GRADO e loro socio nell'impresa edilizia, nonché socio di Stefano BONTATE e di Girolamo TERESI nella Centralgas; all'allontanamento di D'AGOSTINO Rosario già denunciato con CONTORNO Salvatore ed a lui particolarmente legato anche da vincoli di parentela per avere il primo sposato una LOMBARDO, cugina della moglie del secondo; all'allontanamento di D'AGOSTINO Emanuele, sulla cui esistenza in vita si nutrono forti dubbi, non potuti immediatamente dissipare in quanto latitante, ma che recentemente voce confidenziale ha riferito essere stato soppresso ad opera del noto boss di Partanna RICCOBONO Rosario; all'allontanamento del costruttore edile CAPITUMMINO Filippo nei cui cantieri, siti nei pressi del corso Dei Mille, non viene più notato dall'estate dello scorso anno, perché ufficialmente portatosi fuori Palermo per cure oculistiche.
A proposito di D'AGOSTINO Emanuele altra fonte ha specificato che il 28 maggio 1981 il predetto era stato prelevato dalla sua abitazione dopo che, per ben due volte, aveva declinato, con scuse varie, l'invito a partecipare a riunioni chiarificatrici, l'ultima delle quali era stata indetta per il 26 maggio 1981 e si era rivelata fatale per GIROLAMO Teresi ed i tre che lo accompagnavano.
Detta ultima fonte, opportunamente richiesta, asseriva che il D'AGOSTINO era il pupillo di Rosario RICCOBONO In perfetta aderenza logica con la motivazione sopra esposta circa la fuga dei superstiti, va evidenziata la puntuale soppressione dei congiunti delle persone sopra citate fuggite da Palermo.
Infatti nel gennaio del corrente anno, tra il giorno 8 e 11, venivano uccisi nella zona di Villagrazia, Bonagia e via Conte Federico, TERESI Francesco Paolo, fratello del già citato TERESI Pietro, GRADO Antonino cugino dei menzionati fratelli GRADO e D'AGOSTINO Ignazio, padre di Rosario. Questi delitti e molti altri di cui si parlerà in seguito evidenziano la ferocia e la determinazione spietata delle famiglie mafiose emergenti, uscite vittoriose dalla lotta per il predominio che non hanno esitato a coinvolgere nella faida persone non direttamente interessate in fatti di mafia, ma responsabili unicamente di essere congiunti di quelli che erano sfuggiti al massacro. Ciò é stato inconfutabilmente evidenziato nel corso di alcune conversazioni telefoniche intercettate tra parenti di D'AGOSTINO Ignazio i quali, commentavano il suo assassinio, asserendo che era stato soppresso per l'allontanamento del figlio da Palermo, specificando che quest'ultimo apparteneva al CONTORNO.
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