Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino


Come é stato evidenziato, anche il clan del boss BADALAMENTI Gaetano era stato duramente colpito; contemporaneamente nel territorio prima sottoposto alla sua esclusiva pertinenza, si andava registrando la progressiva influenza dei fratelli mafiosi PIPITONE Angelo Antonino e Giovanbattista di Villagrazia di Carini, la cui manifesta presenza fisica nella zona ha assunto, per occhi esperti il significato di una presa di potere.

Di contra si registrava la prolungata assenza di vari componenti della famiglia BADALAMENTI, allontanatasi dalle rispettive abitazioni sin dall'omicidio di BADALAMENTI Antonino, per non parlare dell'assenza del boss BADALAMENTI Gaetano che, sebbene assolto in fase istruttoria nell'estate del millenovecentottantuno dall'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nella quale invece rimaneva imputato BONTATE Giovanni, non rimetteva piede a Cinisi.

Ma l'essere riusciti a scampare alla morte allontanandosi da Palermo, non garantiva di certo la incolumità come era dimostrato dall'uccisione di INZERILLO Pietro (fratello del boss Salvatore ucciso il giorno 11 maggio 1981 e di Santo, scomparso con lo zio DI MAGGIO Calogero il 25 maggio 1981) perpetrata il 15 gennaio 1982 a Mont Laurel nel New Jersej.

Il cadavere, rinvenuto tre giorni dopo all'interno di una autovettura del cugino GAMBINO Erasmo di Rosario, ricercato in Italia, veniva trovato con una banconota da cinque dollari in bocca e un'altra da un dollaro sui genitali alla luce di concordanti notizie, recepite in via informale da più parti, relative ai motivi che avevano scatenato là persecuzione nei confronti delle cosche BONTATE ed INZERILLO, accusate di essersi appropriate di denaro appartenente all'intero sodalizio mafioso, sembra chiaro il senso della macabra sceneggiata: cinque dollari in bocca per placare la sete di denaro, un dollaro sui genitali per indicare che il morto era un uomo da poco.

Sui presunti autori dell'assassinio, fonte vicina alla famiglia INZERILLO indicava LI VOTI John Richard, specificando che lo stesso aveva agito su mandato di BUSCEMI Salvatore e MONTALTO Salvatore segnalati come i traditori del boss INZERILLO Salvatore.

Il giorno 11 febbraio del corrente anno si concretizzava il paziente lavoro investigativo iniziato all'indomani dell'irruzione nella villa di via Valenza; quel giorno infatti, seguendo gli spostamenti dell'autovettura usata da VERNENGO Pietro, militari del locale Gruppo Carabinieri localizzavano nella via Messina Marine numero 66/H il laboratorio per la raffinazione della morfina base, indicato già il 30 ottobre 1981 nell'anonimo pervenuto alla Questura e al Tribunale di Palermo.

Nel corso del sopralluogo riuscivano a sottrarsi all'arresto DI SALVO Nicola, proprietario dell'immobile ove era stata impiantata la raffineria ed ALFANO Paolo Giuseppe, proprietario della villa attigua al primo.

Gli accertamenti tecnico scientifici consentivano di acclarare che il laboratorio aveva una notevole capacità di raffinazione (circa cinquanta chili di eroina alla settimana) e che il prodotto finale aveva elevatissimo grado di purezza (dallo 84 al 92 %); lo stesso procedimento di raffinazione, singolare ma ingegnoso, lasciava dedurre una buona capacità professionale.

Dalle indagini immediatamente esperite si concretizzarono elementi di responsabilità in testa a DI SALVO Nicola e la moglie […], visto che i due abitavano al piano terra ed il laboratorio era stato impiantato al primo piano del medesimo villino; ad ALFANO Paolo che era stato visto passare, al momento dell'intervento dei Carabinieri, da un immobile all'altro con il chiaro intento di avvertire il DI SALVO di darsi alla fuga; a VERNENGO Pietro, notato a bordo della Renault mentre usciva dalla villa del DI SALVO; a VERNENGO Giuseppe per gli accertati rapporti che intratteneva con il DI SALVO; ad AGLIERI Giorgio per i legami di parentela con il VERNENGO Pietro e per le riscontrate mansioni di cassiere dell'or8anizzazione. […].

Nel corso della perquisizione domiciliare effettuata all'interno della villa di via Messina Marine, venivano rinvenute una rivoltella calibro trecentocinquantasette magnum con matricola abrasa, una polizza di assicurazione ed altro a nome di VERNENGO Giuseppe e numero tre cambiali da lire duecentomila ciascuna a firma di PULLARA' Ignazio emesse a favore di DI SALVO Nicola. […] Si accertava cosi che il DI SALVO aveva sempre orbitato nell'organizzazione contrabbandiera dei VERNENGO, TINNIRELLO, LO NARDO, SAVOCA e SPADARO, subendo anche una condanna a tre anni di reclusione per contrabbando di tabacchi lavorati esteri, da parte del Tribunale di Castrovillari (CS), zona della Calabria nella quale i VERNENGO hanno da sempre operato ed anche risieduto. Risultava altresì che il DI SALVO era stato identificato sull'autovettura di VERNENGO Antonino fu Cosimo, unitamente a VERNENGO Pietro (che aveva documenti falsificati intestati a LANZETTA Alfonso), a LO NARDO Carlo e ad altro latitante che si nascondeva sotto le false generalità di GAMBINO Andrea.

In altra circostanza veniva identificato unitamente al GRAVIANO Michele, ucciso il 7 gennaio 1982 in questo centro, ritenuto uno dei finanziatori dell'attività contrabbandiera e dell'attività edile di vari gruppi mafiosi. […] Risultava invece dalle indagini successive al rinvenimento del laboratorio che il DI SALVO aveva acquistato da due anni la villa intestandola ai figli e, sin dall'ottobre millenovecentottantuno, aveva iniziato i lavori per la ristrutturazione della Villa per i quali aveva, fino al febbraio millenovecentottantadue, sborsato la somma di lire trenta-trentacinque milioni in parte in contanti ed in parte in assegni. […] Pertanto si deve ritenere che, già nel novembre del millenovecentottantuno, esistesse il disegno di impiantare il laboratorio nella villa di via Messina Marine o che già in quell'epoca il laboratorio vi fosse impiantato, visto che il DI SALVO disponeva di altra abitazione sito nel corso Dei Mille. […] Vale la pena di aggiungere che a seguito di un recente processo sono stati condannati, per associazione per delinquere, ricettazione, falso in titoli di credito e possesso ingiustificato di valuta estera i componenti del clan MARINO MANNOIA. Orbene uno dei condannati, MARINO MANNOIA Francesco é coniugato con VERNENGO Rosa, figlia di VERNENGO Giuseppe, la quale é pure proprietaria di un lotto di terreno in via Valenza , attiguo alla villa intestata a VERNENGO Ruggiero. Ciò dimostra che, come nel caso dello AGLIERI, i VERNENGO usano affidare il compito di riciclare la valuta italiana ed i dollari che provengono dal traffico degli stupefacenti alle persone con le quali hanno tessuto rapporti di parentela.

Ritornando invece alla loro collocazione nell'ambito del crimine organizzato di tipo mafioso non può sfuggire di certo il rapporto che intrattengono con il clan dei corleonesi e con RIINA Salvatore in particolare, ove si consideri che il ragioniere MANDALARI Giuseppe, pro- curatore speciale di MONDI' Vincenza, quest'ultima moglie di VERNENGO Giuseppe e socia dell'Agrisicula S.p.A., é azionista di maggioranza della Zoosicula Risa S.p.A. nella cui sede venne tratto in arresto BAGARELLA Leoluca, cognato di RIINA Salvatore.

[…] Va comunque sottolineato che la raffineria di via Messina Marine era ubicata a cinquecento metri dalla piazza Torrelunga fulcro dell'attività criminosa del clan MARCHESE – TINNIRELLO – ZANCA, che la pompa di benzina gestita dagli ZANCA in piazza Scaffa e la loro originaria abitazione di corso Dei Mille si trovano a non più di duecento metri dall'abitazione a dalla fabbrica di ghiaccio dei fratelli VERNENGO, sita in piazza Ponte Ammiraglio.

Del resto il rinvenimento delle cambiali a firma PULLARA' Ignazio in favore del DI SALVO comprova l'esistenza di rapporti di dare - avere poggiati certamente sull'illecito. Circa la posizione dei fratelli PULLARA' ed i loro collegamenti nel contesto delle famiglie emergenti, é stato ampiamente detto a proposito della riunione interrotta nella villa di VERNENGO Ruggiero, alla quale era presente il Giovanbattista, ivi arrestato, mentre Ignazio riuscì a dileguarsi insieme a MARCHESE Filippo, Carmelo ZANCA ed altri. Orbene come é stato dimostrato anche in precedenti indagini, il PULLARA' Ignazio é complice abituale di MARCHESE Filippo e VERNENGO Giuseppe fratello di Pietro, tanté che è stato colpito da mandato di cattura emesso dal Giudice Istruttore dell'ottava sezione del Tribunale di Palermo perché imputato di associazione per delinquere ed altro nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria relativa agli omicidi di BORIS Giuliano ed Emanuele BASILE. Anche i rapporti intessuti per anni con il gruppo dei contrabbandieri della Kalsa facenti capo ai fratelli SPADARO ed ai fratelli SAVOCA sono dimostrabili attraverso i riscontrati rapporti che i VERNENGO hanno intrattenuto ed intrattengono con i TINNIRELLO di via Nicolò Cervello.

[…] Ebbene alla luce dei collegamenti che sono stati esposti e della rispondenza tra le notizie fornite con l'anonimo e quelle accertate dalle indagini, si deve dedurre che la raffineria in argomento fosse gestita da una societas sceleris, già sperimentata per la realizzazione della strage, composta dai VERNENCO, dai MARCHESE, dagli ZANCA e dai contrabbandieri della Kalsa facenti capo agli SPADARO ed ai SAVOCA. […] Dal giorno della localizzazione della raffineria di via Messina Marine e sino alla prima decade del mese di marzo del corrente anno si registrava, come era avvenuto con l'irruzione nella villa di via Valenza, una stasi nella prosecuzione del disegno di sterminio del clan BONTATE e dei favoreggiatori di CONTORNO Salvatore.

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