Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d'assise di Bologna che ha condannato all'ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti


La fase di vita dei movimenti eversivi neofascisti dopo il 1975 e in particolare nel periodo 1978-79, è di importanza fondamentale per comprendere, secondo l'impostazione che si intende seguire in questa sentenza, come e perché maturò la decisione di colpire la stazione ferroviaria di Bologna.

Per quanto attiene alla ricostruzione storica di questa fase si dispone di un coacervo dichiarativo e documentale davvero imponente, frutto di centinaia di verbali di interrogatorio e di dichiarazioni testimoniali rese in vari procedimenti e di decine di provvedimenti giudiziari inerenti il terrorismo di destra.

La scelta della Procura generale è stata quella, molto oculata, di restringere l'area dell'analisi, per ovvie ragioni e concentrarsi in particolare sulle dichiarazioni rese da taluni ex militanti, pentiti o collaboratori di giustizia, che furono protagonisti di primo piano di quella stagione, come Sergio Calore, Paolo Aleandri, Walter Sordi e lo stesso Vincenzo Vinciguerra, cui si sono aggiunti Domenico Magnetta, Mauro Ansaldi e Stefano Soderini, indicati invece dai difensori delle parti civili.

Per contro, questi ultimi hanno indicato un numero superiore di testimoni, talora indicati su circostanze non strettamente pertinenti al thema decidendum, con un maggiore rischio di dispersione, scongiurato in parte dalla rinuncia nel corso del dibattimento ad alcuni testimoni.

Alcuni ex terroristi sono comparsi a testimoniare in questo dibattimento (Aleandri, Sordi, Magnetta, Ansaldi, Vinciguerra), mentre altri sono deceduti (Calore) o sono divenuti irreperibili (Soderini) e i verbali delle loro dichiarazioni sono stati acquisiti ai sensi dell'art. 512 c.p.p.

Nei limiti di cui si è detto nella Parte li, quando corredate da altri elementi di conforto sui singoli punti trattati, saranno richiamate anche le sentenze irrevocabili emesse in processi che avevano direttamente ad oggetto la strage di Bologna e in alcuni casi anche altre sentenze irrevocabili emesse in procedimenti diversi, ma connessi.

Va premesso che il mutamento del contesto sociale, economico e politico a partire dall'anno 1975 aprì la strada anche ad un cambiamento dell'organizzazione e della strategia della destra eversiva, che sfociò nell'espressione terroristica del c.d. spontaneismo armato.

Rispetto a questo fenomeno vanno subito poste questioni con le quali occorre misurarsi: quanto lo "spontaneismo" fosse tale solo nelle enunciazioni e nelle condotte giustificative di esse, ma in realtà strumento di centri di potere occulto, come molte testimonianze dei suoi protagonisti, divenuti collaboratori lascerebbero intendere; quanto allo "spontaneismo" fu permesso di agire da parte di chi ne conosceva le mosse e avrebbe potuto prevenirle. Se sotto il profilo politico si era registrato un progressivo avvicinamento tra DC e PCI, con ovvie implicazioni politiche, dal punto di vista economico si stava aprendo una difficile fase di recessione, con un alto tasso d'inflazione, una flessione della produzione industriale ed un forte aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile.

Il c.d. "Movimento del '77" avrebbe costituito il culmine di tale difficile contesto.

Quanto alla "stato di salute" del movimentismo di estrema destra, nel novembre 1973 era stato decretato lo scioglimento dell'organizzazione di Ordine Nuovo, a seguito della condanna di trenta dirigenti ON per ricostituzione del Partito Fascista. Inoltre, dopo le stragi del 1974 (piazza della Loggia a Brescia e ltalicus), il governo Rumor assunse iniziative volte a smantellare i gruppi eversivi, che vennero vissute dagli estremisti neofascisti come una sorta di tradimento da parte delle istituzioni ( e dei carabinieri, in particolare: si veda la probabile destinazione della bomba di Brescia ai carabinieri; la vicenda dell'arresto di Carlo Fumagalli, leader del M.A.R. alcuni giorni prima della strage, da parte della magistratura di Brescia; la telefonata di Giancarlo Esposti al padre due giorni dopo la strage di Brescia: "i carabinieri ci hanno tradito").

Tutto ciò indusse un radicale mutamento di prospettiva, con l'affermarsi di una strategia non più genericamente conservatrice ed anticomunista, ma orientata contro le istituzioni dello Stato democratico, considerate nemiche del "Movimento" che aveva lavorato per difendere "la Civiltà Occidentale" dal comunismo.

Si trattò di una svolta fondamentale, che avrebbe segnato l'ultima stagione del terrorismo neofascista, della quale l'omicidio del giudice Vittorio Occorsio nel luglio del 1976 costituì un vero e proprio punto di inizio. [In nota: L'omicidio Occorsio ha peraltro una più ampia complessità come è stata più volte segnalato in istruttoria e come risulta da riscontri concordi in sede storica, perché quel magistrato stava lavorando alla scoperta dei nessi tra criminalità politica fascista, la nuova criminalità organizzata romana (banda della Magliana), l'azione della banda dei marsigliesi che nei primi anni Settanta si era dedicata ai sequestri di persona a Roma e la P2, come punto di riferimento per il coordinamento di tutte quelle attività delittuose con l'impegno a riciclarne i profitti].

Oltre alla situazione generale, altri fattori concorsero a determinare il mutamento di indirizzo dei movimenti neofascisti. Primo fra tutti, la presa d'atto che terrorismo di sinistra si era manifestato in quegli anni in modo sempre più consistente ed agguerrito, ciò che per i militanti di estrema destra costituiva al contempo motivo di frustrazione e spunto per imitare quelle modalità.

In secondo luogo, all'interno della galassia neofascista vi era stato un forte ricambio generazionale, con l'affacciarsi ai movimenti di giovanissimi, i quali non avevano vissuto l'epoca del fascismo ed erano, per le loro idee rivoluzionarie, molto più vicini ai loro antagonisti di sinistra che alle impostazioni dei gruppi storici dell'estrema destra quali Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale.

Infine, la crisi di tali gruppi storici aveva determinato il venire meno di dogmi carattere ideologico, dando luogo ad una più feriva libertà di sperimentare espressioni organizzative nuove, essenzialmente volte a privilegiare l'azione sopra ogni altro aspetto. Azione intesa non più come mero scontro di piazza contro gli avversari politici, ma elevata ad una vera e propria attività politico-militare, il cui fine ultimo era quello di abbattere il sistema borghese.

Lo scioglimento dei più importanti movimenti politici (ON nel 1973 e AN nel I 976), dunque, avrebbe reso "orfana" una nuova generazione di neofascisti, ormai fuori controllo ed animata da un vero e proprio furore eversivo.

Occorreva, dunque, ricompattare le diverse frange in cui si era diviso l'estremismo di destra.

Molti furono i tentativi di unificazione o quanto meno di dare vita ad un coordinamento dell'attività dei vari gruppi.

Tale sforzo, sempre presente nella storia della destra eversiva, dimostra in modo efficace come le posizioni dei diversi gruppi fossero molto simili tra loro, scaturendo le divergenze esistenti più dalle logiche di potere dei loro dirigenti, che dal sentire effettivo della base.

Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale cercarono in vario modo di attuare una riunificazione, mediante alcuni incontri.

Nel settembre del 1975, dopo diversi contatti fra i plenipotenziari dei due movimenti, vi fu un incontro in una villa di Albano Laziale che avrebbe dovuto sancire l'unificazione dei due gruppi maggiormente impegnati sul fronte dell'eversione.

In merito a tale evento, si dispone delle dichiarazioni rese da Sergio Calore nel 1982 ed acquisite al dibattimento ex art. 512 c.p.p. (cfr. verbale di dichiarazioni rese il 9.12.1987, acquisite ex art. 512 c.p.p., nonché sentenza Assise Bologna 11.7.1988, 2.2.5.2).

Egli riferì che alla riunione di Albano Laziale parteciparono personaggi come Delle Chiaie, Tilgher, Pugliese, Concutelli, Fachini, Signorelli ed altri; che nel frangente venne stabilito un programma politico e designato un vertice, che si articolava in una direzione politica di cui facevano parte Signorelli e Delle Chiaie e in vari settori.

La struttura si doveva articolare in zone geografiche e si sarebbe presentata nella veste di Avanguardia Nazionale, che in quel momento era ancora legale (sarebbe stata però sciolta con decreto del Ministero dell'Interno in data 8.6.1976).

Lo scopo del movimento - che era ben chiaro a tutti i suoi partecipanti - era di svolgere attività eversiva e di guidare la lotta armata volta a colpire gli apparati istituzionali dello Stato (cfr. verbali di dichiarazioni rese il 15.12.1982 e il 28.12.1982 al G.I. di Firenze, confermate davanti alla Corte d'Assise di Bologna nel primo processo per la strage di Bologna).

In merito a detta riunione ha riferito anche Giorgio Cozi, appartenente ad AN, le cui dichiarazioni sono state acquisite ai sensi dell'art. 512 c.p.p. ( cfr. verbale in data 3.1.1982 davanti al G.I. dott. R. Minna; verbale del 17.12.1983 davanti al P.M. dott. Pierluigi Vigna e verbale in data 8.2.1984 davanti al G.I. Dott. Chelazzi). Nel primo verbale, in particolare, Cozi riferì in merito ai partecipanti alla riunione ed ai temi che vennero trattati nell'occasione.

Come emerge dalla sentenza emessa nel primo processo sulla strage, resero dichiarazioni sul punto anche Stefano Delle Chiaie, (il quale riferì di essere rientrato dalla Spagna nel 1975 per partecipare alla riunione di Albano Laziale; sentenza Assise Bologna 11.7.1988, l'11.4.11), Aldo Stefano Tisei, sentenza cit., par. 2.2.5.3) e Paolo Signorelli (udienza del 6.5.1987 nel primo processo sulla strage).

Seguì un ulteriore incontro a Nizza sempre nell'autunno 1975, del quale ha parlato lo stesso Giorgio Cozi. Tuttavia, il progetto di unificazione non ebbe seguito, probabilmente anche in ragione dell'avvenuto arresto in data 13.2.1977 di Pierluigi Concutelli, l'autore dell'omicidio del dr. Occorsio, considerato elemento fondamentale ai fini dell'unificazione, poiché costituiva un trade d'union per tutte le componenti neofasciste.

Dopo il fallimento del tentativo di unificazione con AN, si verificò una sorta di diaspora tra gli ex appartenenti a Ordine Nuovo ( cfr. anche la sentenza emessa dalla Corte d'Assise di Roma in data 28.5.1990 (cfr. pagg. 250 e segg.).

Pierluigi Concutelli diede vita ai Gruppi di Azione Ordinovista (GAO), ma l'esperimento ebbe breve vita, posto che venne arrestato in data 13.2.1977.

In seguito, dalle ceneri del disciolto Ordine Nuovo nacquero una serie di formazioni, tra le quali Costruiamo l'Azione, Movimento Rivoluzionario Popolare, Terza Posizione, Lotta di Popolo e i Nuclei Armati Rivoluzionari. Tali formazioni, tutte in qualche modo riconducibili all'idea di spontaneismo armato, ebbero breve durata.

Nei pochi anni di attività questi gruppi diedero però vita a una stagione di delitti gravissimi ed efferati, contro rappresentanti delle forze dell'Ordine, cittadini comuni, avversari politici e magistrati, lasciando sul campo a loro volta alcuni morti (altri per effetto di faide interne), omicidi, rapine, traffico di armi ed esplosivo, violenze di ogni genere, riciclaggio e messa in circolazione di una massa di documenti falsi con tutto il contorno di connivenze, protezioni e collusioni che le sentenze hanno evidenziato.

Nonostante alcune diversificazioni sul piano ideologico e programmatico, le impostazioni di tali gruppi eversivi erano sostanzialmente analoghe, avendo tutte un unico denominatore comune, quello di colpire lo Stato attraverso la lotta armata.

Il movimento politico Costruiamo l'Azione (CLA) venne costituito nel 1977, da alcuni ex esponenti di spicco di ON. Esso prese le mosse dalla fondazione di una rivista, denominata appunto Costruiamo l'Azione, nella quale venivano pubblicati articoli di carattere politico e ideologico.

I suoi appartenenti si dotarono in un secondo momento di un proprio braccio armato, denominato Movimento Rivoluzionario Popolare (MRP), che si rese protagonista tra il 1978 e il 1979 di gravi attentati mediante l'uso di esplosivi.

La linea politica-eversiva del gruppo poneva in secondo piano le ideologie e metteva al primo posto l'azione; posto che l'obiettivo era colpire le istituzioni statali; la dottrina del gruppo si caratterizzava per un'apertura verso i movimenti della sinistra, che avevano analoghe finalità, auspicando una collaborazione con essi.

Gli arresti nel 1979 di Sergio Calore e di Fabio De Felice, che costituivano gli ideologi del movimento, decretò la fine di tale gruppo.

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