Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dal 29 luglio è iniziata la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna e ha squarciato il velo su alcuni mandanti


La vicenda del treno Torino-Roma si lega al successivo episodio del 12 aprile 1973 quando una manifestazione a Milano del MSI degenera in scontri che provocano la morte di un giovane agente di polizia, Antonio Marino, colpito da una bomba a mano scagliata da militanti della destra operanti sul crinale tra la destra extraparlamentare e il Movimento sociale che, a quel punto, sarà costretto a dissociarsi formalmente dalle sue costole esterne, espellendo dal partito i militanti di Ordine Nuovo e sospendendo Carlo Maria Maggi a tempo indeterminato.

Su Nico Azzi ha deposto all’udienza del 30 aprile 2021, Mirella Robbio, che nei primi anni Settanta frequentò il gruppo di Rognoni e Azzi di cui faceva parte il marito Mauro Meli. La deposizione avanti a questa Corte è stata solo l’ultima di una serie di deposizioni rese dalla Robbio a diverse autorità giudiziarie. Dal materiale disponibile sappiamo che Meli aveva frequentato il gruppo milanese de La Fenice: De Min, Battiston, Nico Azzi e Marzorati; Meli definiva La Fenice come un gruppo di copertura di Ordine Nuovo, che era stato dichiarato "fuorilegge", per cui occorreva agire sotto diverse sigle.

Il gruppo era anche interno all’Msi non perché ne condividessero la linea politica, ma per contattare elementi da portare sulle loro posizioni. Il gruppo veneto e il gruppo lombardo si scambiavano esplosivi; l’idea di collocare esplosivi sui treni o sui binari era un ’idea fissa del gruppo, che era munito di tutto il necessario per l’esplosione a tempo degli ordigni. La Meli ha ricordato una sera di Capodanno trascorsa col gruppo che festeggiò facendo esplodere un candelotto di esplosivo in una galleria dalle parti di Celle Ligure, dove Rognoni disponeva di un’abitazione; Nico Azzi in quel periodo era militare ed era esperto in esplosivi di cui riforniva il gruppo. Meli le mostrò più volte valige piene di candelotti.

Riportiamo un passaggio del controesame dell’Avvocato dello Stato che consente di comprendere in che contesto operasse il gruppo. Ricordiamo che Giancarlo Rognoni, pure assolto, era raggiunto da prove per la sua partecipazione alle stragi di Milano e di Brescia:

Parte civile, Avv. Cecchieri - .... Una sola domanda le chiedo: suo marito Meli, Mauro Meli, ebbe mai a confidarle o a parlare con lei di attentati sui treni e alle stazioni?

Testimone Robbio - Attentati sui treni?

Parte civile, Avv. Cecchieri- E alle stazioni ferroviarie?

Testimone Robbio - Sui treni si’, perché sui treni si’, perché mi parlava appunto che era un’idea sempre di Rognoni.

Parte civile, Avv. Cecchieri- Scusi, non ho sentito.

Testimone Robbio - Di Rognoni. E che era un’idea sua, che lui non condivideva ma era una sua fissazione praticamente.

Presidente - Lei diceva perché pensava ai treni Rognoni?

Testimone Robbio- Ma per creare terrore. E so dell’episodio di Nico Azzi che mentre stava per mettere un qualcosa di esplosivo in un treno, era seduto nel bagno e gli è scoppiato direttamente tra le gambe, praticamente. So solo di questo episodio, che mi ricordo perché è molto eclatante, poi! .....

Parte civile, A VV Cecchieri - Posso provare a rinfrescarle la memoria.

Testimone Robbio - Eh, mi dica.

Parte civile, A VV Cecchieri - Leggendole un passo?

Testimone Robbio - SI.

Parte civile, Avv. Cecchieri - Di una sua dichiarazione resa al Giudice Istruttore del Tribunale di Roma Dottor Napolitano, il giorno 13 del mese di marzo del 1982, verbale pagina 8: "Lo stesso Meli", è lei che parla, "Lo stesso Meli mi ha confidato di avere commesso alcuni attentati di lieve entità, almeno cosi’ credo, per la causa lui diceva di essere disposto a tutto, parlava spesso di attentati ai treni e stazioni ferroviarie, questi ultimi considerati obiettivi da privilegiare secondo gli insegnamenti dei vari Giancarlo Rognoni, Nico Azzi, Mauro Marzorati, Cinzia De Lorenzo, braccio destro di Rognoni quest’ultima, la moglie di Rognoni, Anna, ancora più accesa del marito, Francesco Zaffoni, Piero Battiston, tutti facenti parte del Circolo La Fenice, che era in sostanza una sigla di copertura del movimento politico di Ordine Nuovo per il gruppo lombardo". È vera questa affermazione?

Testimone Robbio - E si, ora che mi ricordo, Mauro aveva confezionato, non veramente con esplosivo, con della plastilina credo, una valigia, simile esplosiva, e l’aveva lasciata, mi pare, nella stazione di Genova. Perché poi era venuto sul giornale questa cosa.

Testimone Robbio - No, non era esplodente, no. Non era esplodente. L’aveva fatta così. E lui era molto eccitato dal fatto che sul giornale avessero scritto che era fatta alla perfezione, che era stata confezionata alla perfezione. Ecco, questa cosa me la ricordo.

Parte civile, A VV. Cecchieri - Ma i nomi che le ho fatto corrispondono a quello che lei ha dichiarato all’epoca?

Testimone Robbio- SI, sl si’, all’epoca li conoscevo bene.

Parte civile, A VV Cecchieri - Cioè se io dico il Circolo La Fenice, lei che cosa mi sa dire del Circolo La Fenice di Milano?

Testimone Robbio - E so che appunto era quello sotto cui si raggruppavano quelli di Milano, ma poi ora non mi ricordo nient’altro, non li ho mai frequentati, non sono mai neanche stata su.

[...]

In una delle annotazioni dell’ispettore Cacioppo all’a.g. bresciana si trovano dichiarazioni di Graziano Gubbini all’a.g. di Milano e Bologna del 24.1.1994. Vengono definite un "eccezionale contributo alla ricostruzione delle attività di Ordine Nuovo". I passaggi della testimonianza provengono dall’interno dell’organizzazione eversiva e sono stati richiamati nei relativi provvedimenti giudiziari.

Egli fa riferimento, tra l’altro, al Gruppo La Fenice, che chiama "i bombaroli", ai rapporti di Bistocchi e Bertazzoni con il SID, alla strage di Brescia che aveva la funzione di fermare le attività di Fumagalli, all’ambiguità di Fachini, all’organizzazione voluta da Spiazzi di una struttura comprendente militari e civili che era stata chiamata "Operazione Patria", della quale aveva già riferito Roberto Cavallaro.

Per la sua rilevanza vengono riportati stralci della deposizione: "Faccio presente che il movimento politico Ordine Nuovo, fino alla data del suo scioglimento, cioè sino al 1973, era sostanzialmente organizzato per bande, nel senso che c’erano dei gruppi locali con caratteristiche anche diverse tra loro che mantenevano reciproci contatti.

Ordine Nuovo era nato nel dopoguerra attorno ad alcune operazioni anticomuniste, di particolare rilevanza simbolica, come quella concernente la nave scuola Cristoforo Colombo, che doveva essere ceduta all’unione Sovietica e che invece venne fatta saltare nel porto di Taranto. Ordine Nuovo era già in origine legato ad ambienti militari. Tutti i suoi componenti venivano da esperienze belliche e soprattutto Rauti aveva importanti legami con ambienti militari. ON era un gruppo con evidenti caratteri di anticomunismo e perciò era facile preda dei servizi segreti.

Nel 1969 Rauti rientrò nel Movimento Sociale, in quanto cercava in quel partito una forma di protezione da iniziative di Polizia e giudiziarie contro i gruppi della destra che erano date per imminenti e che, evidentemente, dovevano essere state preannunciate al Rauti".

"Passava poi a riferire sui rapporti con gli apparati istituzionali: "effettivamente mi risulta che il Bistocchi venne contattato da un ufficiale del Carabinieri e sia lui che il Bertazzoni mantennero contatti con questa persona, io stesso fui avvicinato, precedentemente, da un sedicente ufficiale dei Carabinieri che mi propose di collaborare organicamente nell’ambito di una struttura anticomunista. Questa persona mi disse che avremmo avuto a disposizione armi e quant’altro fosse servito"".

Quindi sui rapporti con Cauchi: "Circa i rapporti con la Toscana, faccio il nome di Cauchi. Questi appena lo conobbi mi propose di compiere un ’aggressione contro un gruppo di sinistra, mi parve "Servire il Popolo", di spaccare tutto durante un loro comizio e quindi sottrarsi allo scontro fisico, coperti dai Carabinieri del servizio d’ordine. A dire del Cauchi un ufficiale che lui conosceva ci avrebbe assicurato la sua protezione. Questo discorso mi produsse un’impressione negativa e rifiutai di dare spazio al Cauchi. Faccio presente che era interesse del gruppo milanese - dirò poi chi fossero i componenti di questo gruppo – costituire un gruppo in Toscana. Cauchi era sicuramente in contatto con i milanesi".

Poi alle sue conoscenze sui gravi fatti terroristici avvenuti nella Penisola: "Chiestomi se sia a conoscenza di qualche elemento circa l’attentato al treno Italicus, dico che i bombardieri veri sono quelli del gruppo della Fenice. Ricordo il caso di Nico Azzi. Ricordo che LA FENICE aveva contatti con i servizi segreti (i quali avevano tutto l’interesse di alzare il livello di scontro). Faccio presente che il Battiston era notoriamente un personaggio spietato capace di commettere qualsiasi cosa. Capo della Fenice, com’è noto, era Rognoni e del gruppo facevano parte certamente l’Azzi e il Battiston. La Fenice era un’organizzazione che di volta in volta attraeva e allontanava vari personaggi ... ".

’’Per quanto concerne il Gruppo La Fenice posso aggiungere una notizia che mi diede Fabrizio Zani relativa ad una circostanza che egli mi disse di aver appreso direttamente da Nico Azzi durante la comune detenzione. Azzi gli aveva detto che ad alcuni degli attentati commessi dal suo gruppo era presente personalmente un ufficiale dei Carabinieri. Azzi non gli aveva specificato se si trattasse dell’attentato al treno di cui egli fa imputato o di un attentato precedente. Zani negli ultimi anni aveva espresso il timore che Azzi, se messo alle strette, avrebbe potuto parlare dell’attività del Gruppo La Fenice in quanto si era ricostruito un ’attività lavorando con i/fratello e poteva aver timore di perderla".

In sostanza possiamo affermare che nel giro di Ordine Nuovo vi erano sufficienti elementi in grado di dare corso al programma di attentati per sconvolgere l’ordine pubblico e consentire contraccolpi autoritari per ripristinarlo, coinvolgendo figure anche istituzionali interessate ad attribuire la crisi del Paese alla mancata definitiva messa fuori legge delle organizzazioni di destra, ma anche di quelle di sinistra la cui esistenza "giustificava" il terrorismo della destra e viceversa. Anche le dichiarazioni di Digilio sulla situazione nel 1973, riportate in diversi provvedimenti giudiziari sono significative.

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