Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza della Corte d’appello sulla condanna dell’ex senatore Tonino D’Alì, ex sottosegretario agli interni di Forza Italia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa


Ed invero, le dichiarazioni del Sinacori e del Cannella, con riferimento a tale primo periodo della vicenda fino alle elezioni del 1994, oltre a riscontrarsi vicendevolmente si riscontrano con quelle di Birrittella Antonino (sulla cui attendibilità si tornerà in seguito). Anche costui ha infatti sostenuto che il D’Alì era stato appoggiato da Cosa Nostra nelle elezioni del 1994.

Con riferimento a tale tornata elettorale, Pace Francesco (succeduto a Virga Vincenzo a capo della famiglia mafiosa di Trapani dopo l’arresto di quest’ultimo e di suo figlio Virga Francesco) gli aveva riferito (sempre al Birrittella) di un incontro del D’Alì con Virga Vincenzo ed esponenti mafiosi di Paceco “nel corso del quale si concordarono i termini dell’appoggio elettorale” (cfr. pag. 173 della sentenza di primo grado). A ben vedere, anche tali dichiarazioni si saldano perfettamente con quelle del Cannella, che aveva indicato proprio nel Virga il principale fautore dell’appoggio elettorale di Cosa Nostra in favore del D’Alì, sempre in relazione alle votazioni politiche dei 1994.

Orbene: visti gli stretti rapporti del D’Alì con esponenti, anche di massimo livello, della Cosa Nostra trapanese (i Messina Denaro, Messina Francesco, Virga Vincenzo e, come si vedrà suo figlio Virga Francesco, nonché Genna Francesco);

visti i rapporti preesistenti con Virga Vincenzo – tant’è che era stato proprio quest’ultimo ad indicare il D’Alì come candidato da inserire nella lista di Sicilia Libera (che, come già evidenziato, avrebbe dovuto operare come una sorta di partito politico di Cosa Nostra) e tant’è che, tramontato il progetto di costituire detto nuovo soggetto politico lo stesso Virga aveva dato indicazioni di votare D’Alì una volta che quest’ultimo era stato inserito nelle liste di Forza Italia;

nonché tenuto conto che il medesimo Virga Vincenzo era allora – nel 1994 – ai vertici di Cosa Nostra a Trapani da circa 10 anni, è da ritenersi ovvio che il D’Alì fosse consapevole di incontrare, in quella riunione di Paceco riferita dal Pace al Birrittella, esponenti di Cosa Nostra e quindi l’imputato era certamente consapevole dell’appoggio offertogli da Cosa Nostra, chiaramente ricambiato con quella stessa disponibilità già dimostrata - per anni - dall’imputato medesimo verso il sodalizio ed i suoi adepti.

Sempre in relazione alla tornata elettorale del 1994 (politiche per il rinnovo del parlamento nazionale) il Birrittella ha aggiunto che Virga Francesco – figlio di Vincenzo e pure lui appartenente a Cosa Nostra – gli aveva dato indicazione (sempre al Birrittella, all’epoca già intraneo al sodalizio in questione, seppure era allora agli inizi della sua “esperienza mafiosa” e quindi rivestiva un ruolo marginale nelle dinamiche associative, certamente inferiore a quello poi riconosciutogli dal Pace, che lo aveva reso suo “luogotenente”) di appoggiare il D’Alì nelle elezioni al Senato della Repubblica, cosa che lo stesso Birrittella fece;

circostanza invero confermata dalle dichiarazioni del Treppiedi, il quale ha riferito di aver saputo dal medesimo D’Alì che il Birrittella aveva appoggiato la sua candidatura nel 1994.

Lo stesso Birrittella ha anche riferito che il suo appoggio elettorale al D’Alì, nel 1994, si era concretizzato in un attivismo meno intenso rispetto alle energie profuse (sempre in favore del D’Alì) in relazione alle elezioni politiche del 2001 e che ciò era dovuto al fatto che, allora, nel 1994, aveva ancora un ruolo secondario in Cosa Nostra, mentre era stato il Pace – al momento della sua ascesa, agli inizi del XXI secolo – ad attribuirgli un ruolo ed una responsabilità di maggior rilievo nel sodalizio (e non si rileva alcuna incongruenza diversamente rispetto a quanto sostenuto dalla Difesa nel fatto che i Virga avessero mantenuto il Birrittella in un ruolo secondario nell’ambito del sodalizio, nonostante frequentazioni assidue).

Comunque, gli elementi fin qui esposti hanno portato correttamente il Gup Del Tribunale di Palermo ad affermare (cfr. pag. 255 della sentenza di primo grado) che, con certezza, il D’Alì aveva -peraltro scientemente e nell’ambito di un patto politico/mafioso- ricevuto l’appoggio elettorale di Cosa Nostra per le elezioni politiche del 1994.

Vano appare, invece, il tentativo della Difesa di screditare le dichiarazioni del Cannella contrapponendogli quelle di Milazzo Francesco Giuseppe (mafioso di Paceco, che ha riferito di non sapere nulla circa le vicende elettorali del 1994). Ed invero, il Cannella, in relazione alle elezioni del 1994, aveva notizie di “prima mano”, in quanto era stato lo stesso Virga Vincenzo a riferirgli, in prima persona, che in un primo momento – era sua intenzione (sempre del Virga) proporre la candidatura del D’Alì – per le elezioni del 1994 in Sicilia Libera e poi che la candidatura del D’Alì andava comunque sostenuta da Cosa Nostra, pure dopo la candidatura dell’imputato nelle liste di Forza Italia.

Invece Milazzo Francesco Giuseppe ha sostenuto di non aver saputo nulla al riguardo (ha riferito solo di pregressi appoggi di Cosa Nostra alla Democrazia Cristiana ed al Partito Socialista; si era quindi ancora ai tempi della “Prima Repubblica”) ma ciò perché nel 1994 era stato sostanzialmente “posato” e perché, quindi, con l’ascesa di Virga Vincenzo al vertice del mandamento di Trapani, lo stesso Milazzo (a causa dei suoi attriti col citato Virga) era stato isolato e non riceveva più comunicazioni dai sodali.

Pertanto tra un soggetto (il Cannella) allora ben inserito nelle dinamiche di Cosa Nostra e che ha appreso informazioni dal vertice del mandamento di Trapani ed un altro soggetto (il Milazzo) ormai isolato (sempre allora), emarginato dal sodalizio e tenuto all’oscuro delle iniziative e delle dinamiche di Cosa Nostra, certamente deve riconoscersi maggiore attendibilità al primo circa le informazioni afferenti a come Cosa Nostra intendesse “muoversi”, a Trapani, in occasione della tornata elettorale del 1994.

Non risulta, poi, o almeno non è stato rinvenuto tale accenno, che il Cannella abbia indicato il D’Alì come un soggetto candidato in Forza Italia per il suo trascorso politico e comunque, una eventuale notizia non corretta al riguardo (e non è dato neppure sapere in che modo il Cannella si sarebbe fatto tale convinzione circa le pregresse esperienze politiche dell’imputato) non può inficiare il dato rilevante che lo stesso Cannella aveva appreso dalle dirette parole del Virga che quest’ultimo voleva che Cosa Nostra supportasse la candidatura del D’Alì al Senato (sempre in occasione della tornata elettorale del 1994).
Irrilevante in senso favorevole a D’Alì Antonio è, poi, il dato riferito da Milazzo sul fatto che, parecchio tempo prima del 1985, un altro membro della famiglia D’Alì – diverso dall’odierno imputato – fosse “in mano” a Messina Denaro Francesco.

Ed invero fermo restando che tale dato evidenzia comunque i fortissimi collegamenti tra le due famiglie di sangue (quella dei Messina Denaro e quella dei D’Alì) e rende più che plausibile che vi siano state, anche nel corso dei decenni, strette relazioni tra diversi esponenti dell’una famiglia con diversi esponenti dell’altra, va comunque rimarcato come il fatto che un membro della famiglia D’Alì, in tempi remoti, fosse stato “nelle mani” di Messina Denaro Francesco non esclude che un altro membro della famiglia D’Alì (cioè, questa volta, l’odierno imputato) possa essere stato, successivamente, anche lui “vicino” ad esponenti di rilievo della Cosa Nostra trapanese, tanto più che è stato proprio D’Alì Antonio il protagonista della vicenda Zangara, tanto più che è stato lui a ricevere un telegramma da Virga Francesco, tanto più che è stata la sua candidatura al Senato ad essere stata supportata da Cosa Nostra nel 1994 è nel 2001 e tanto più che è stato lui a manifestare una duratura e multiforme disponibilità nei riguardi del sodalizio mafioso e di imprenditori “collusi” con Cosa Nostra.

In definitiva, tali dati, da un lato, forniscono un primo riscontro positivo sull’attendibilità del Birrittella e, dall’altro, evidenziano una seria disponibilità del D’Alì verso Cosa Nostra (che ha caratterizzato i decenni ’80 e ’90 del secolo scorso), ricambiata dal sodalizio che ha appoggiato il medesimo imputato nelle elezioni politiche (per il Senato) del 1994 nella prospettiva di godere di quella stessa disponibilità pure nel campo politico.

In sostanza con la candidatura del 1994 e con il sostegno ricevuto da Cosa Nostra al riguardo, il D’Alì ha capitalizzato la disponibilità già ripetutamente dimostrata (peraltro fino a poco tempo prima dato che la vicenda Zangara si era chiusa, dopo circa un decennio, appena poche settimane prima delle elezioni politiche del 1994) in modo multiforme verso il sodalizio e verso diversi suoi esponenti anche di massimo rilievo.

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