Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


L’ulteriore affermazione del Pennino, secondo cui, dopo il suo primo incontro con il sen. Andreotti, il Ciancimino attendeva dall’imprenditore romano Caltagirone il versamento di una somma di denaro da destinare al pagamento delle quote relative al “pacchetto di tessere” da lui gestito, è coerente con le risultanze della relazione di perizia redatta dal dott. Giuseppe Bray e dal dott. Antonio Vellella su incarico del Giudice Istruttore presso il Tribunale di Palermo dott. Giovanni Falcone nel procedimento penale instaurato nei confronti dello stesso Ciancimino.

Dalla relazione in esame, infatti, si desume che furono versati su un libretto di risparmio al portatore di pertinenza dei Ciancimino, presso l’Agenzia B di Palermo del Banco di Roma, due assegni bancari, dell’importo di £. 20.000.000 ciascuno, recanti rispettivamente la data del 14 marzo 1977 e quella del 18 maggio 1977, tratti e girati in bianco da Gaetano Caltagirone sul proprio conto corrente intrattenuto presso la Succursale n.21 di Roma del Banco di Santo Spirito, e quietanzati da Giovanni Ciancimino (figlio di Vito Ciancimino).

La destinazione di questi importi pecuniari – ricevuti dal Ciancimino dopo il suo incontro con il sen. Andreotti - al pagamento delle quote relative al “pacchetto di tessere” gestito dal medesimo esponente politico palermitano, è perfettamente coerente con tre dati inequivocabilmente accertati:

- lo stretto rapporto di amicizia personale intercorrente tra il sen. Andreotti e Gaetano Caltagirone;

- il sostegno finanziario offerto da Gaetano Caltagirone alla corrente andreottiana;

- la consolidata prassi secondo cui, all’interno della Democrazia Cristiana siciliana, le quote relative al tesseramento degli iscritti venivano pagate dai vertici politici del partito.

Al riguardo, occorre rilevare che il sen. Andreotti, nell’esame reso davanti alla Corte di Assise di Perugia in data 5 ottobre 1998, ha riferito di essere amico di Gaetano Caltagirone, di conoscere lui ed i suoi fratelli “fin da ragazzi”, di avere preso parte al ricevimento organizzato il 4 giugno 1977 per festeggiare la nomina di Gaetano Caltagirone a Cavaliere del Lavoro, e di avere frequentato la sua casa.

Le dichiarazioni rese sul punto dall’imputato sono di seguito riportate:

P.M. dr. Cardella: sempre continuando sulle persone che lei ha conosciuto, quelle che interessano a noi, lei conosceva i fratelli Caltagirone, Camillo, Gaetano, Francesco?

Imputato Andreotti: certo li conosco fin da ragazzi.

P.M. dr. Cardella: la colloco nel tempo, a me interessa sempre l'arco '78, '79, 80, più che altro.

Imputato Andreotti: io... sa, siccome io sono preistorico posso andare anche più indietro, perché forse serve a spiegare perché li conosco. Io...

P.M. dr. Cardella: non per limitarla, ma per precisare quello che...

Imputato Andreotti: no, no. Siccome però spiega perché non solo li conosco, ma con uno, Gaetano, ero e sono amico, quindi perché loro erano nipoti di un nostro collega all'Assemblea Costituente, persona molto in vista, Gerolamo Bellavista, che poi fu anche nella prima Legislatura fece parte del Governo e durante l'Assemblea Costituente, siccome io come Sottosegretario mi occupai a fondo dell'approvazione da parte dell'Assemblea dello Statuto Speciale della Sicilia, che era stato varato

prima in via esecutiva, ma a condizione che poi la Costituente lo approvasse, e in quella occasione uno dei personaggi con cui fui parecchio in contatto fu proprio Gerolamo Bellavista e con il quale ho conservato amicizia... e conobbi i nipoti e in modo particolare Gaetano Caltagirone, con cui sono amico, e che, anzi, ritengo che probabilmente il fatto di essere stato mio amico gli abbia creato tutta una serie di guai da cui poi è uscito brillantemente, prima ha dovuto risarcire anche i danni.

(...)

P.M. dr. Cardella: allora a quel, ormai famoso perché evocato più volte, ricevimento del 04.06.77 in cui si festeggia la nomina a Cavaliere del Lavoro di Gaetano Caltagirone, lei c'era?

Imputato Andreotti: certamente sì, perché sono stato molte volte in quella occasione, ora io ero entrato nella nomina a Cavaliere del Lavoro, anzi personalmente ritengo, che se l'avessero ritardata qualche anno forse era un motivo di meno di polemica nei suoi confronti, è stata fatta dal Ministero dell'Industria; però certamente c'ero, come sono state altre volte, ero in ricevimenti con molta gente e tutta gente molto rispettabile.

P.M. dr. Cardella: lei lì a quel ricevimento partecipò, come potrei dire, in forma privata o in forma istituzionale?

Imputato Andreotti: no, no, privata, in forma istituzionale non...

P.M. dr. Cardella: le è capitato anche in altre occasioni, mi pare che lo ha detto ma glielo richiedo lo stesso, di frequentare il cosiddetto salotto dei Caltagirone? (...)

Imputato Andreotti: sì, guardi, io non ho frequentato molti salotti, ma la casa di Caltagirone l'ho frequentata perché ho sempre... a parte ripeto siamo amici, ma poi non ho mai trovato lì persone che potessi pensare che era meglio non incontrare.

Oltre ad intrattenere rapporti di amicizia personale con l’imputato, Gaetano Caltagirone corrispondeva spesso somme di denaro all’on. Evangelisti, al fine di finanziare la corrente andreottiana.

In proposito, Gaetano Caltagirone, escusso dal Pubblico Ministero di Perugia nel verbale di rogatoria internazionale del 15 dicembre 1994 (acquisito al fascicolo del presente dibattimento il 15 dicembre 1998) ha specificato: “avveniva di frequente che l'on. Evangelisti, con il quale ero in ottimi rapporti, mi chiedesse del denaro. Io acconsentivo quasi sempre, perché consideravo ciò una forma di finanziamento alla corrente della D.C. nella quale militava l'on. Evangelisti”.

Nel corso dell’esame reso davanti alla Corte di Assise di Perugia in data 5 ottobre 1998, il sen. Andreotti ha sostenuto di avere appreso dell’esistenza di questi finanziamenti soltanto quando la notizia era divenuta di pubblico dominio per effetto delle ammissioni compiute dallo stesso on. Evangelisti. Al riguardo, l’imputato ha riferito quanto segue:

P.M. dr. Cardella: Senatore, in tutta la produzione giornalistica di Pecorelli, l'ultimo è l'articolo del 04.07.78 del quale abbiamo parlato ieri, la cena di Gaetano Trimalcione, Mino Pecorelli la indica come il padrino politico, lo sponsor istituzionale della famiglia Caltagirone, di quella famiglia di costruttori e questa accusa viene anche estesa a talune persone che vengono indicate come a lei vicine, tra le quali anche l'allora Magistrato dottor Vitalone. Ecco, io le volevo chiedere: i fratelli Caltagirone - o comunque la famiglia Caltagirone - ha mai finanziato la sua corrente politica?

Imputato Andreotti: guardi, una volta Franco Evangelisti ha detto che Caltagirone lo aveva aiutato, anzi disse la famosa frase romanesca, dice: "Fra' che te serve?" questa ha fatto un po' il giro anche di spettacoli di varietà. Ma siccome io di questa parte, non per fare la mammola ma non mi sono mai occupato, certamente il mio tramite o me conscio non ha mai fatto erogazioni di questo genere.

P.M. dr. Cardella: lei...

Imputato Andreotti: poi do... no scusi, ma siccome lì lei ha citato nella frase dicendo che io ero padrino di questo, per la verità né Gaetano Caltagirone né i fratelli, che conoscevo meno, Gaetano lo conoscevo bene, mi ha mai chiesto di alzare un dito per aiutarlo in cose... questo è importante.

P.M. dr. Cardella: quello che io vorrei chiarire, magari se nel caso lei la pregherò di ripetere, è se i Caltagirone finanziavano la sua corrente in particolare, o persone della sua corrente, o il partito al quale lei apparteneva? Se lei era a conoscenza di questo fatto, se non lo era, se ne è mai venuto a conoscenza? Escludiamo ovviamente, perché lei lo ha appena detto, che per il tramite suo direttamente possano essere...

Imputato Andreotti: no, ma vede, sono venuto a conoscenza quando venne fuori quella polemica e Franco disse che Caltagirone gli diceva: "Fra' che te serve?" e parlò di qualche aiuto, non so assolutamente di che entità, ma non credo di entità rilevanti per quello che riguarda, perché poi del resto la nostra corrente... la sua attività che svolgeva non aveva bisogno nemmeno di gran finanziamenti o di finanziamenti.

P.M. dr. Cardella: solo in occasione di quella, diciamo, diffusione giornalistica pubblica della famosa frase ormai, lei è venuto a conoscenza di questa cosa.

Imputato Andreotti: esatto.

PM Dr. Cardella: quando lei il 25 maggio, suppongo che sia '93, dice: "mi risultano, invece, che con l'Onorevole Evangelisti vi fosse un rapporto anche politico, nel senso che qualche volta Evangelisti è stato da lui Caltagirone Gaetano aiutato" è una dichiarazione che lei ha fatto al Pubblico Ministero di Roma, me la può chiarire, illustrare?

Imputato Andreotti: fa parte di quello che poi era venuto fuori, più o meno è la cosa che ho detto prima, che cioè quando Franco aveva detto che l'altro era a disposizione, dice "Fra' che ti serve?", ma non ho né allora né adesso notizie particolari su questo.

P.M. dr. Cardella: quindi, vorrei cercare di capire, posto che lo stesso Caltagirone ha dichiarato di avere talvolta dato dei, non vogliamo chiamarli finanziamenti, chiamiamoli contributi, elargizioni all'Onorevole Evangelisti, che senso avevano o potevano avere avuto queste elargizioni, un contributo personale ad Evangelisti? Un contributo destinato al gruppo del quale Evangelisti faceva parte?

Imputato Andreotti: ma, io credo per il fatto che fossero amici, anche con Evangelisti erano amici, quindi non che ci fossero né corrispettivi, anzi poi dopo forse su questi Caltagirone ci dobbiamo tornare, perché quando la storia dell'ITALCASSE, della nomina del direttore dell'ITALCASSE, su questo si sono scritte cose...

P.M. dr. Cardella: ci torneremo. No, ma io le vorrei leggere, Senatore, un passo delle dichiarazioni di Caltagirone il quale dice, la domanda era: "risulta che il ..." stiamo parlando dei trenta milioni famosi; la risposta: "avveniva di frequente che l'Onorevole Evangelisti, con il quale ero in ottimi rapporti, mi chiedesse del denaro. Io acconsentivo quasi sempre, perché consideravo ciò una forma di finanziamento alla corrente della D.C. nella quale militava l'Onorevole Evangelisti. Diedi all'Onorevole Evangelisti" ecc., ecc..

Imputato Andreotti: va bene, ma Evangelisti si occupava, per esempio, anche di un giornale sportivo Il Tifone per cui andava cercando degli aiuti. Quindi, adesso io non contesto che possa avere raccolto per qualche iniziativa di carattere politico, però certamente noi non avevamo un'impostazione di spese, di correnti che richiedeva di avere dei sostegni particolari, questo è fuori di dubbio.

P.M. dr. Cardella: mi consenta di insistere un attimo per chiarezza. Lei non ne sapeva nulla di questi contributi che arrivavano dai Caltagirone all'Onorevole Evangelisti, ne ha saputo qualcosa solo in un determinato momento.

Imputato Andreotti: esatto.

P.M. dr. Cardella: parliamo prima; penso che possiamo escludere, comunque glielo chiedo ma è una domanda retorica, che l'Evangelisti, l'Onorevole Evangelisti, ricevesse questi contributi per un uso personale, non lo so. Avevano un fine se non proprio istituzionale certamente un fine.

Imputato Andreotti: no, io...

P.M. dr. Cardella: Caltagirone era convinto, lo dice lui, di dare queste forme di aiuto all'Onorevole Evangelisti considerandolo un aiuto alla corrente, come dice, non voglio usare parole sbagliate, come dice: alla corrente della D.C. nella quale militava l'Onorevole Evangelisti. E' così la situazione?

Imputato Andreotti: Presidente, lei mi domanda una cosa a cui io non so dare una risposta, perché certamente se mi domanda un giudizio, che chiamiamo anche morale, che Evangelisti poi adoperasse questo, non so, per andare con le ragazze, direi di no, che non credo, però non ne so assolutamente niente.

P.M. dr. Cardella: credo di avere fotografato, secondo quelle che sono le dichiarazioni che risultano agli atti, Caltagirone dà dei contributi ad Evangelisti convinto di finanziare la corrente della quale l'Onorevole Evangelisti... escludiamo che l'Onorevole Evangelisti ne facesse un uso improprio, personale, lei non ne sapeva nulla fino al momento nel quale la cosa è diventata pubblica.

Imputato Andreotti: esatto.

P.M. dr. Cardella: è una ricostruzione. Allora, le chiedo se questa è la situazione, quando Pecorelli, con le sue asprezze, con le sue malevolenze, affermava che alcuni settori del partito e in particolare alcune personalità erano vicine alla famiglia dei costruttori Caltagirone, forse tutto sommato non diceva una cosa completamente inesatta.

Imputato Andreotti: scusi, ho detto già prima, io di Gaetano Caltagirone ero e sono amico anche personale ed anche familiare, sono stato testimone alle nozze di sua figlia, quindi non ci sono... non c'è nessun risvolto politico. Certamente lui era classificato, perché infatti, nel fare le polemiche, quando prima ho detto secondo me è stato, anzi, danneggiato da queste coloriture che è stato ...

L’assunto che il sen. Andreotti ignorasse il sostegno finanziario offerto alla sua corrente da Gaetano Caltagirone è assolutamente inverosimile, se si tiene conto degli intensi rapporti personali che lo legavano sia all’on. Evangelisti sia allo stesso Caltagirone.

Il sostegno offerto da Gaetano Caltagirone all’on. Andreotti era ben noto anche all’on. Giacomo Mancini, il quale, esaminato come teste all’udienza del 31 ottobre 1996, ha reso le seguenti dichiarazioni:

P.M.: Lei sa se vi erano rapporti tra Giulio Andreotti e Gaetano Caltagirone?

MANCINI G.: Sicuramente rapporti politici certamente, era un sostenitore di Andreotti di certamente. Un po' della sua fortuna dipende da Andreotti, ma devo dire che anche tutta la sua sfortuna dipende da Andreotti.

P.M.: In che senso?

MANCINI G.: Nel senso che ... i fatti romani, sempre sono valutazioni mie, intendiamoci, personalissime.

PRESIDENTE: Però Onorevole, dobbiamo stare attenti, lei è un teste e deve raccontare dei fatti, non dei giudizi. (...)

MANCINI G.: Allora il fatto principale per me è sicuramente questo, che l'ostilità della Cassa di Risparmio di Roma e contro Caltagirone è collegata ad uno scontro molto forte che in quegli anni c'era tra Andreotti e Fanfani. Caltagirone paga per questo, ed è il solo imprenditore italiano che ha pagato fra l'altro, perchè in effetti è stato dichiarato un fallimento che era coperto da montagne di case che Caltagirone aveva costruito a Roma, e che dopo il suo fallimento sono state smantellate e sono diventate di nessun valore. E' uno degli aspetti purtroppo di un tipo di lotta politica che si faceva anche all'interno della DC, in questo periodo che chiamiamo il periodo della Prima Repubblica. C'erano dei legami politici che erano anche legami ... anche questo non è un mistero della Prima Repubblica, che erano anche legami di finanziamento nei confronti dei partiti e anche nei confronti delle correnti politiche, perchè non solo era finanziato il partito nel suo complesso, ma poi all'interno dei partiti, le correnti non avrebbero mai avuto vita autonoma se non avessero trovato finanziamenti. Questo e in modo macroscopico nella Democrazia Cristiana, ma in modo più ridotto all'interno anche degli stessi partiti.

P.M.: I Caltagirone erano finanziatori della corrente andreottiana? Erano tra i finanziatori della corrente andreottiana?

MANCINI G.: Io direi che hanno sostenuto tutta la DC nel suo complesso con particolare riguardo al deputato del Lazio, Ministro laziale romano che era Andreotti.

La consolidata prassi secondo cui, all’interno della Democrazia Cristiana siciliana, le quote relative al tesseramento venivano pagate dai vertici politici del partito, è evidenziata dalle seguenti dichiarazioni del teste on. Campione: [...]

Le restanti dichiarazioni del Pennino, secondo cui in seguito l’on. Lima avrebbe versato gli importi pecuniari relativi al “pacchetto di tessere” del gruppo del Ciancimino, non hanno invece trovato specifico riscontro in altri elementi di convincimento.

Dagli elementi di prova sopra riassunti si desume, quindi, che:

- il Ciancimino (il quale era da lungo tempo strettamente legato ad ambienti mafiosi) nel 1970, quando si candidò alla carica di Sindaco del Comune di Palermo, fu energicamente ostacolato prima dall’on. Lima e poi, su impulso di quest’ultimo, dallo stesso sen. Andreotti;

- tale opposizione era motivata da ragioni di opportunità politica, connesse all’accesa polemica già sviluppatasi in ordine alla figura del Ciancimino;

- nel 1976 il gruppo facente capo al Ciancimino, pur mantenendo la propria autonomia, instaurò un rapporto di collaborazione con la corrente andreottiana;

- su richiesta del Ciancimino, venne organizzato un incontro con il sen. Andreotti a Roma; nel corso della riunione, il sen. Andreotti prestò il suo assenso all’intesa raggiunta con il Ciancimino dall’on. Lima, il quale per giustificare l’opportunità dell’operazione aveva addotto ragioni tattiche legate alla necessità di non perdere la maggioranza all’interno del Comitato Provinciale di Palermo della Democrazia Cristiana; il Ciancimino, nell’intento di beneficiare dell’autorevole protezione del sen. Andreotti, gli consegnò un dossier nel quale esponeva le sue ragioni rispetto alle accuse che gli venivano mosse in sede politica;

- dopo questo incontro, furono versati su un libretto di risparmio al portatore di pertinenza dei Ciancimino due assegni bancari, dell’importo di £. 20.000.000 ciascuno, recanti rispettivamente la data del 14 marzo 1977 e quella del 18 maggio 1977, tratti e girati in bianco da Gaetano Caltagirone;

- queste somme erano destinate al pagamento delle quote relative al “pacchetto di tessere” gestito dal Ciancimino;

- il 20 settembre 1978 il sen. Andreotti incontrò nuovamente il Ciancimino;

- il 7 giugno 1979, quando il sen. Andreotti tenne, presso il cinema Nazionale di Palermo, un discorso di sostegno alla candidatura dell’on. Lima per il Parlamento europeo, il Ciancimino si trovava sul palco, vicino al sen. Andreotti, ed esprimeva il proprio consenso al discorso del Presidente del Consiglio sorridendo e plaudendo alle sue parole;

- alla fine del 1979 Piersanti Mattarella decise di chiedere al Segretario nazionale del partito, on. Zaccagnini, il commissariamento del Comitato Provinciale di Palermo della Democrazia Cristiana, anche a causa del rilevante ruolo politico acquisito dal Ciancimino nel periodo in esame;

- all’inizio del 1980 il gruppo facente capo al Ciancimino si inserì formalmente nella corrente andreottiana, ed il Ciancimino partecipò al Congresso Nazionale della Democrazia Cristiana, svoltosi a Roma dal 15 al 20 febbraio 1980, come delegato del gruppo che faceva riferimento all’on. Lima;

- in seguito, dopo un periodo di forti contrasti con l’on. Lima (per la cui soluzione erano stati interpellati anche esponenti mafiosi), il Ciancimino si staccò dalla corrente andreottiana;

- il Ciancimino, nel Congresso Nazionale del 1982 della Democrazia Cristiana, appoggiò, con i propri delegati, la lista capeggiata dall’on. Mazzotta;

- in occasione del Congresso Regionale di Agrigento della Democrazia Cristiana, svoltosi nel 1983, l’on. Lima appoggiò la proposta – poi respinta per l’opposizione dell’on. Sergio Mattarella - di formare una lista unitaria, nella quale sarebbero state incluse tutte le correnti (compreso il gruppo del Ciancimino, che così avrebbe potuto essere rappresentato nel Comitato Regionale), ma non accettò di inserire il Ciancimino nella lista della corrente andreottiana;

- nello stesso congresso, comunque, il Ciancimino riuscì a fare eleggere alcuni componenti del suo gruppo come delegati al Congresso Nazionale della Democrazia Cristiana, dove essi votarono per la corrente andreottiana;

- l’accordo tattico concluso tra il Ciancimino e l’on. Lima in funzione del congresso di Agrigento, e riguardante la confluenza verso la corrente andreottiana dei voti congressuali di cui il Ciancimino poteva disporre, ricevette l’assenso del sen. Andreotti nel corso di un incontro tra quest’ultimo ed i predetti esponenti politici siciliani.

Non può pertanto ritenersi credibile la riduttiva versione dei fatti prospettata dal sen. Andreotti, il quale all’udienza del 28 ottobre 1998 ha reso le seguenti dichiarazioni spontanee: «voler legare i nomi di CIANCIMINO e di LIMA per ricondurre il primo nella cosiddetta corrente andreottiana, è una clamorosa forzatura. È vero che in una delle tante vicende congressuali si ebbe una momentanea convergenza e il CIANCIMINO volle venire a Roma con LIMA e qualche altro dirigente democristiano per rendermene edotto, anche se tutti sapevano che delle questioni regionali non mi interessavo, fu un incontro una tantum durato poco minuti e che definirei di cortesia. Per il resto non ho elementi diretti per poter valutare la persona e ricordo solo che in un mio comizio tenuto a Palermo figura alla tavola della presidenza nell’ultimo posto a destra e quindi accanto al foglio (rectius podio: n.d.e.) dell’oratore. La relativa fotografia viene di tanto in tanto riesumata anche dopo che L’Ora ha cessato le pubblicazioni. In un saggio del 1991 che raccoglie, edito da Il Foglio omonimo dell’attuale quotidiano di Milano stampato qui in Palermo, che raccoglie vari studi sulla vita politica siciliana ho trovato questa pagina in polemica con una frase di Michele RUSSOTTO nei giorni di Palermo, che aveva parlato di un gioco delle parti tra LIMA e CIANCIMINO. CIANCIMINO, è scritto, ha avuto rapporti di incontri e scontri con tutti gli esponenti della Democrazia Cristiana, parlamentari e non, e quindi anche con LIMA. Ma parlare di un’asse tra i due significa non ricordare lo svolgersi dei fatti. Quando CIANCIMINO, continua questa nota, comincia la sua carriera LIMA è assolutamente fuori dal suo orizzonte, poi passa con GIOIA e qui si trova nella stessa corrente di LIMA. Con i due però rompe e incentiva la rivolta di LO FORTE, posa LO FORTE e ritorna con GIOIA e LIMA dopo aver avuto la delega all’Assessorato dei Lavori Pubblici e per alcuni anni è effettivamente nelle Giunte di LIMA, anche se rispetto a lui rivendica la pari dignità e sottolinea il suo collegamento con GIOIA e con MATTARELLA senza tramite alcuno. Quando LIMA si dimette da Sindaco CIANCIMINO pone la sua candidatura alla successione ma LIMA appoggia BEVILACQUA. Quando GIOIA e LIMA rompono CIANCIMINO sta con GIOIA e ne determina la vittoria. Pone la candidatura a Sindaco e riesce ma gli votano contro LIMA, NICOLETTI e ALESSI. CIANCIMINO è poi e non ne fa un mistero il fattore determinante delle clamorose bocciature di PURPURA e di MARTELLUCCI amici e candidati ufficiali di LIMA. Naturalmente, conclude questa nota, in quel caleidoscopio che è il movimento dei vari personaggi DC tra le correnti maggiori e minori, chiunque ha avuto incontri con chiunque ma di assi è difficile parlare in questo come negli altri casi. Potrei anche citare qualche passo della testimonianza del dottor PENNINO ma mi sento piuttosto estraneo a queste vicende tutte interne di un partito che non può essere certo ricordato solo per questi risvolti».

Pur potendosi convenire sul rilievo che nel corso del tempo il Ciancimino stabilì, di volta in volta, legami politici con diverse correnti della Democrazia Cristiana, deve osservarsi – sulla base degli elementi di prova acquisiti – che il Ciancimino, in un periodo in cui era stato raggiunto da pesanti accuse in sede politica ed in cui era ampiamente nota la sua vicinanza con ambienti mafiosi, instaurò rapporti di collaborazione con la corrente andreottiana, sfociati poi in un formale inserimento in tale gruppo politico, e che i medesimi rapporti ricevettero, su richiesta dello stesso Ciancimino, l’assenso del sen. Andreotti nel corso di un incontro appositamente organizzato a questo scopo. A ciò fecero seguito – pur tra alterne vicende – ulteriori manifestazioni di cointeressenza, sia sotto il profilo dei finanziamenti finalizzati al pagamento delle quote relative al “pacchetto di tessere” gestito dal Ciancimino, sia sotto il profilo dell’appoggio dato dai delegati vicini al Ciancimino alla corrente andreottiana in occasione dei congressi nazionali del partito svoltisi nel 1980 e nel 1983.

Le risultanze dell’istruttoria dibattimentale non dimostrano, però, che il sen. Andreotti, nell’ambito dei predetti rapporti politici sviluppatisi con il Ciancimino, abbia espresso una stabile disponibilità ad attivarsi per il perseguimento dei fini propri dell’organizzazione mafiosa, ovvero abbia compiuto concreti interventi funzionali al rafforzamento di "Cosa Nostra".

Il complessivo contegno tenuto dal sen. Andreotti nei confronti del Ciancimino denota certamente la indifferenza ripetutamente mostrata dall’imputato rispetto ai legami che notoriamente univano il suo interlocutore alla struttura criminale, ma non si traduce inequivocabilmente in una adesione all’illecito sodalizio.

Lo stesso collaboratore di giustizia Gioacchino Pennino, che pure ha avuto una diretta conoscenza del modo di operare del Ciancimino in sede politica, non ha indicato alcuna richiesta rivolta da quest’ultimo al sen. Andreotti per il perseguimento degli interessi di "Cosa Nostra". Deve dunque rilevarsi che la prova dei ripetuti contatti intercorsi tra l’imputato ed il Ciancimino non è sufficiente a dimostrare la realizzazione di condotte penalmente rilevanti.

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