Crosetto e Nordio vogliono che il parlamento indaghi sulla presunta fughe di notizie. Per il magistrato Alfonso Sabella il caso «è una tempesta in un bicchiere d’acqua»
Il ministro della Difesa Guido Crosetto spinge per creare una commissione d’inchiesta parlamentare affinché indaghi sulla presunta fuga di notizie di cui si sta occupando la procura di Perugia. «Sono convinto che sia molto importante portare avanti il percorso di audizioni, di lavoro e di analisi che la commissione Antimafia e il Copasir hanno iniziato, a seguito della richiesta di audizione da parte dei magistrati Cantone e Melillo in relazione al caso dossier iniziato da una mia denuncia», ha detto Crosetto in una nota.
L’inchiesta su cui sta indagando il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, trae infatti origine da un esposto del ministro della Difesa in seguito a un’inchiesta pubblicata da Domani documentata e verificata sui suoi conflitti di interessi per via dei compensi milionari ricevuti da Leonardo e altre aziende dell’industria bellica fino a pochi giorni prima dell’insediamento del governo Meloni.
Nella nota Crosetto scrive che concorda «pienamente» con la proposta del ministro alla Giustizia Carlo Nordio, cioè «valutare se sia necessaria l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta, ai sensi dell’art. 82 della Costituzione, che possa approfondire i temi più rilevanti e oscuri che sono emersi finora, indagando sull’abuso nell’utilizzo delle banche dati, sulle regole che ne possono consentire il controllo, sull’esistenza di un sistema di dossieraggio, su eventuali mandanti o beneficiari, sui poteri necessari per difendere lo stato e i controlli per evitare l’abuso di tali strumenti». Frenano i capigruppo della maggioranza che in una nota hanno specificato che la commissione d’inchiesta sarà valutata al termine delle indagini per non avere «sovrapposizioni politiche». Intanto, il procuratore generale di Perugia Sergio Sottani ha sottolineato che l’inchiesta è delicata e c’è la necessità «di verificare il corretto bilanciamento tra il doveroso diritto dell’opinione pubblica a essere informata nella fase delle indagini ed il rispetto della presunzione di innocenza».
L’intervento di Sabella
Sul caso è intervenuto anche il magistrato Alfonso Sabella, in un’intervista rilasciata a Radio Cusano Campus: «È una tempesta in un bicchiere d’acqua. Buttare giù dei numeri così non dimostra assolutamente nulla. Gli accessi abusivi alle banche dati di cui dispongono le forze di polizia sono qualcosa che andrebbe regolamentato prevedendo dei controlli periodici sulle ragioni degli accessi, ma non credo che in questa vicenda ci siano delle ombre così nere. Bisogna ora capire come e se erano realmente abusivi questi accessi, ma ripeto, la mia cancelleria fa molti più accessi di Striano». Per Sabella è prematuro discutere della proposta del ministro Nordio per l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta: «Istituire una commissione parlamentare d’inchiesta, in una fase ancora iniziale delle indagini, è una mancanza di fiducia nei confronti della magistratura». Infine, Sabella ha sottolineato l’importanza delle banche dati finite nel mirino: «Senza questi dati saremmo paralizzati. Spero che questa cosa si sgonfi in fretta e tutto questo allarmismo finisca. Ora possiamo solo avere fiducia nei pm che stanno indagando per cercare di capire che cosa realmente sia successo, però prima di creare questo allarmismo nel paese ci avrei pensato bene».
Berlusconi al Colle
Il quotidiano romano Il Tempo ha accusato Domani di aver provato a minare la corsa al Colle di Silvio Berlusconi pubblicando, nei giorni dell’elezione, un’inchiesta su alcune segnalazioni dell’antiriciclaggio riguardanti un pagamento di Berlusconi a una giovane donna albanese. La notizia, così come riportata dal Tempo, ha scatenato l’ira di diversi parlamentari di Forza Italia, tra cui la vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli: «Qui non siamo più nel campo dell’esercizio della libertà di stampa, ma in quello del killeraggio politico su commissione». Le ha fatto eco Maurizio Gasparri, che ha parlato di «persecuzione giudiziaria e mediatica» e ha accusato una «regia occulta» di aver «lavorato per impedire l’elezione al Quirinale» del fondatore di Forza Italia.
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