Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo


Dal rapporto suppletivo della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Giudiziaria in data 19 dicembre 1963, risulta che Spadaro Vincenzo, inteso "Cecé Scagghidda" è un fedele gregario di Greco Salvatore "l'ingegnere" ed era legatissimo a Calcedonio Di Pisa, ucciso il 26 dicembre 1962 in Piazza Principe di Camporeale. 
Da semplice lavoratore portuale lo Spadaro é riuscito a raggiungere una buona posizione economica mediante l'acquisto di alcuni immobili - appartamenti, autorimessa e un bar - intestati alla moglie Adelfio Caterina. Sin dal 1955 il suo nome diviene note per attività di contrabbando agli organi della Polizia Tributaria, che nel 1957 lo arrestano a Napoli, insieme con Greco Salvatore "l'ingegnere", trovandoli entrambi armati di pistola, in relazione ad una intricata vicenda, in cui sarebbe stato anche implicato Gaspare Ponente.
Ripetutamente nel rapporto della Polizia Tributaria sul contrabbando in Sicilia dal 1955 al 1963, Spadaro Vincenzo é indicato come uno dei più attivi e abili contrabbandieri, associato con Greco Salvatore "l'ingegnere"; il suo nome ricorre in diversi episodi abbinato a quello del Greco, e particolarmente in occasione dell'affondamento della nave contrabbandiera "Zephirit".
Dello Spadaro devono essere messi in evidenza i frequenti viaggi in Italia e all'Estero, precisamente in Spagna, certamente effettuati allo scopo di mante nere contatti e realizzare i necessari accordi con le locali associazioni contrabbandiere, giacché è impossibile dare ad essi una diversa spiegazione.
Dallo stesso rapporto della Polizia Tributaria vengono lumeggiate le figure di Pennino Gioacchino, Davi Pietro e Mazzara Giacinto. Costoro, specialmente Pennino e Davì, appartengono notoriamente alle alte sfere della mafia risultano legati a Diana Bernardo, Vitrano Arturo, Antonino Camporeale, Greco Salvatore, Buscetta Tommaso, Mancino Rosario, La Barbera Angelo e Salvatore,
Di Pennino Gioacchino sono accertati, in occasione di viaggi a Roma, & S.Reno e Ragusa, gli incontri con Salvatore La Barbera, Greco Salvatore “l'ingegnere”, Mazzara Giacinto e Diana Bernardo, nonché i contatti telefonici mantenuti con Angelo Le Barbera, Mazzara Giacinto, Marchese Ernesto e Buscetta Tommaso.
Il suo numero telefonico viene trovato annotato nell'agenda tascabile rinvenuta addosso a Di Pisa Calcedonio.
Di Davi Pietro inteso "Jimmy l'americano" può dirsi in base alle complesse indagini della Polizia Tributaria, che é uno dei capi dell'associazione mafiosa. Per un certo tempo, prima dell'affermarsi dei fratelli La Barbera, era indicato come capo di una delle due forti organizzazioni contrabbandiere esistenti a Palermo, delle quali l'altra era capeggiata da Gaspare Ponente, al quale poi subentrò Greco Salvatore.
Davì Pietro, sin dagli anni anteriori alla seconda guerra mondiale, viene sospettato di contrabbando di tabacchi e stupefacenti; nel 1950 viene implicato in Germania in un traffico di cocaina per l'ingente quantitativo di 300 Kg., scoperto da quell'Autorità di Polizia in collaborazione col Servizio Narcotici degli Stati Uniti. Nel 1952 partecipa ad una sanguinosa rissa con altri mafiosi, in cui viene ferito da colpi di arma da fuoco, rissa provocata da motivi rimasti oscuri e probabilmente da una "resa di conti”.
Secondo notizie non controllate risulta legato anche al mafioso Leopoldo Cancelliere.
Nel periodo 1951-1957 compie numerosi viaggi all'Estero, seguito con attenzione oltre che dalla Polizia Tributaria, anche dalla Polizia americane, francese e tedesca, a causa dei gravi sospetti che gravano sul Davì quale trafficante di droga.
Nel 1960 Pietro Davi, Mancino Rosario e La Barbera Angelo, si recano insieme a Città del Messico, da dove, dopo aver tentato inutilmente di penetrare negli Stati Uniti, proseguono in aereo per Montreal. Pietro Davì e Mancino Rosario vengono però espulsi dal Canadà, perché indesiderabili e dopo alcuni mesi entrambi ritornano nel Messico.
Mazzara Giacinto é indicato come elemento di fiducia di Davi Pietro. Vengono, accertati i suoi incontri, in occasione di viaggi a Roma, San Remo e Venezia con Buscetta Tommaso, Marchese Ernesto, La Barbera Angelo, Pennino Gicacchino nonché i suoi contatti telefonici con Pennino Gioacchino, Greco Salvatore “l'ingegnere”, La Barbera Salvatore e Marchese Ernesto.
Gli stretti rapporti esistenti tra Pennino Gioacchino e Mazzara Giacinto vengono anche messi in evidenza dal rapporto suppletivo della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri in data 12 Ottobre 1964.
È da notare che i predetti imputati, pur non essendo stati oggetto di un rapporto di denunzia, si resero conto o ebbero, comunque, sentore che si sarebbe proceduto nei loro confronti, per cui si resero subito irreperibili.
Il loro prolungato stato di latitanza si spiega con i mezzi di cui dispongono largamente e con gli appoggi e le protezioni di cui godono e conferma il loro grado di pericolosità e la loro appartenenza alla delinquenza organizzata.

© Riproduzione riservata