L'indagine dei pubblici ministeri non si limita a verificare la campagna di stampa "successiva". Segnala anche un'azione dì depistaggio anticipato che da un lato attesta l'ennesima capacità previsionale di ambienti in cui operavano coloro che più volte mostrarono di sapere che stava per accadere un evento clamoroso e dall'altro predispone l'opinione pubblica ad attendersi un attentato che ha già un ben definito colore
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti
La memoria ricorda che nell'Appunto Bologna il nome Tedeschi viene associato all'abbreviazione "artic.", ad una data (15.12.1980) e ad una somma (20.000, da intendersi dollari). La data non ha riscontro con alcuna specifica operazione contabile documentata; lo stesso per quella apposta prima dell'annotazione "RELAZ ZAFF".
L'identificazione del Mario Tedeschi, nel senatore della Destra Nazionale e prima del MSI, direttore del settimanale "Il Borghese", si desume da alcuni indizi univoci: il riferimento all'attività giornalistica ("artic."), gli stretti provati rapporti tra Gelli, estensore dell'appunto, e il direttore del settimanale. Mario Tedeschi viene "iniziato" alla Loggia P2 il 28.3.1980, per quanto risulta dagli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla Loggia P2 che si basa sull'inserimento nella lista e sulla ricevuta di versamento della quota di iscrizione.
Lo stesso Tedeschi nel corso del confronto con il Pazienza avanti al giudice istruttore di Milano Pizzi del 17 luglio 1986 conviene con l'interlocutore di avere ricevuto una telefonata da Gelli che lo sollecitava a favorire un incontro del Gelli con il Pazienza, dal che si possono desumere stretti rapporti personali che tra Gelli e il direttore de "Il Borghese".
Altrettanto provati sono gli ottimi rapporti tra Mario Tedeschi e Federico Umberto D'Amato, tra Tedeschi e Lando Dell'Amico, direttore dell'Agenzia Repubblica, personaggio quest'ultimo indicato dalla Procura generale come a libro paga del SISMI e del SISDE e ancor prima tra le fonti di D'Amato, che gli erogava una somma mensile, del quale era amico, come già detto, nonché tra Tedeschi e Francesco Pazienza.
Tutte queste persone si conoscono bene tra di loro e condividono interessi comuni: informazioni e attività di spionaggio.
L'erogazione di ventimila dollari a "Tedeschi", indicata nell'Appunto Bologna è correlata ad articoli; benché l'espressione sia generica, la Memoria ritiene di individuare tali articoli, in alcuni testi pubblicati su "Il Borghese", funzionali alla campagna di depistaggio orchestrata da Gelli.
Riportiamo qui di seguito l'insieme degli articoli del Borghese, e un breve sunto di ciascuno, che secondo gli inquirenti furono ispirati da Gelli, a sostegno della sua campagna per sviare le indagini verso la "pista internazionale".
La coerenza e la convergenza di tali articoli con la strategia di Gelli sono evidenti.
1. 6/7/1980. Titolo "Carlos sconfitto da Santillo". L'articolista celebra la buona riuscita del summit del G7 a Venezia affermando che, se tutto è andato liscio, lo si deve principalmente alla polizia italiana, grazie alla quale si è potuto sventare un attentato cui avrebbe dovuto partecipare "quasi sicuramente" Carlos, "il terrorista al soldo di Gheddafi". "Il terrorismo internazionale", prosegue l'articolo," ... è soltanto la parte visibile dell'iceberg della guerra ideologica, ispirata, alimentata e sostenuta nel mondo dall'Unione Sovietica" (...).
2. Nelle date 14.09 e 28.093.1980 seguono due articoli sulla strage di Bologna. Il primo, uscito un giorno prima del noto articolo di Barberi ispirato da Pazienza e Santovito, critica l'indagine della Procura bolognese, i cui magistrati corrono dietro a ipotesi investigative assurde. Il secondo, a firma Mario Tedeschi, rimprovera al Presidente del consiglio Francesco Cossiga di tacere davanti a chi insinua connivenze tra "pezzi dello Stato ed aree del terrorismo". Il Presidente deve rispondere a questi attacchi: essendo lui il responsabile dei Servizi, se la strage fosse di Stato, lui ne sarebbe il primo responsabile (…).
3. Nell'articolo del 5.10.1980, dal titolo "Quel gentiluomo di Abu Ayad", si parla dell'intervista rilasciata il 19.9.1980 al Corriere del Ticino dal braccio destro di Arafat. Si afferma che il vero centro del terrorismo internazionale si trova a Beirut-Ovest dove, nel campo di addestramento "alimentato dal KGB", pullulano membri del terrorismo d'ogni Paese, dalle BR alla Banda Baader, dall'ETA all'IRA, fino al terrorista Carlos, che è "uno degli uomini di Hadad" (…).
4. Il 1.2.1981 "Il Borghese" accoglie l'articolo di Vittorfranco S. Pisano, "professore incaricato al Department of Government dell'università di Georgetown ... (e) maggiore della Polizia, fa(cente) parte della riserva dell'Esercito americano", dal titolo: "Terrorismo all'italiana" (...). La tesi è che non ci sono prove di collegamenti tra l'estremismo di destra e i Servizi segreti. La pista di destra è sbagliata, la vera pista è il terrorismo internazionale: ''Non è nostro compito trarre una conclusione definitiva (per, n.d.r.) quanto accaduto a Bologna, ma l'ipotesi che l'esplosione sia avvenuta mentre il carico di materiale esplosivo era in transito, mentre cioè era diretto verso un altro obiettivo, può essere valida . . . Se così fosse ... , è ovvio che la assegnazione della responsabilità dell'attentato diventerebbe ancora più problematica".
5. La tesi è ripresa, con toni leggermente diversi, negli articoli del 15 e 22 febbraio 1981, sempre a firma Vittorfranco S. Pisano. In essi si accreditano le tesi del terrorismo "di passaggio" e della "pista internazionale «rosso-nera»". Nel secondo, a proposito dell'attentato alla stazione di Bologna, si dice che: "(...) i terroristi italiani, sia di destra che di sinistra, vengono addestrati in Libia, sotto la protezione del colonnello Gheddafi, con lo scopo di destabilizzare l'Italia. Tali notizie hanno portato a livelli internazionali l'ipotesi di una cooperazione terroristica «rosso-nera»". Altri articoli si susseguono, di simile tenore, il 15.03, il 22.03, il 5.04 e il 17.05.1981 (... in particolare per l'articolo 15.02.81, pag. 7; per l'articolo 22.02.81, pag. 7; per l'articolo 15.03.81, pag. 6; per l'articolo 22.03.81, pag. 24; per l'articolo 5.04.81, pag. 5 trafiletto; per l'articolo 17.05.81, pag. 17).
L'indagine dei pubblici ministeri non si limita a verificare la campagna di stampa "successiva".
Segnala anche un'azione dì depistaggio anticipato che da un lato attesta l'ennesima capacità previsionale di ambienti in cui operavano coloro che più volte mostrarono di sapere che stava per accadere un evento clamoroso e dall'altro predispone l'opinione pubblica ad attendersi un attentato che ha già un ben definito colore.
Leggiamo, dunque: "appare significativo il pezzo, dal sapore "premonitore", del 6/7/1980 (…): Carlos è il terrorista al centro di tutte le trame eversive internazionali. In nuce, c'è già l'indicazione della pista che, dopo la strage del 2 agosto, verrà periodicamente riproposta, senza mai elementi concreti di sostegno, per attaccare i risultati raggiunti dai giudici di Bologna. Vale, poi, soffermarsi sugli articoli successivi al 13/9/1980. Infatti, il 1°/911980 l'agenzia "Repubblica" di Lando Dell'Amico è già uscita con l'articolo "Aureola provvisoria per il SISDE" ispirato da Francesco Pazienza ed incentrato sulla critica alle indagini della Procura bolognese indirizzate verso la destra eversiva. Orbene, sulla medesima onda denigratoria, "Il Borghese" dal 14/9/1980 (...) inizia ad attaccare l'indagine felsinea, nel palese intento di smontare il collegamento tra la strage, l'eversione nera e le coperture istituzionali che quest'ultima riceve..
Il giorno dopo, ovvero il 15/9/1980, anche Barberi su "Panorama" pubblicherà l'articolo dettatogli da Pazienza e Santovito con la critica all'indagine in corso. La parola d'ordine è sempre la stessa: demolire la pista percorsa dai giudici di Bologna.
Ricomponiamo i pezzi del ragionamento.
Il giudicato dice che Gelli ha orchestrato un'imponente campagna di depistaggio attraverso il SISMI e ha bloccato l'azione del SISDE, che fino ad agosto aveva lavorato sulla pista dell'eversione di destra. Si veda la vicenda dell'ordine impartito da Gelli a Elio Cioppa e di conseguenza a Grassini, su cui si diffonde la sentenza "Albiani".
Abbiamo la prova che Gelli in tempi coerenti e compatibili eroga una somma non irrilevante a Tedeschi per imprecisati articoli (sappiamo che il SISMI erogherà a Tedeschi altro denaro, 60mila dollari).
Sappiamo che gli articoli effettivamente furono pubblicati in tempi utili e compatibili con le esigenze di depistaggio di Gelli. Possiamo concludere che Gelli e Tedeschi concordarono la campagna volta a bloccare le indagini verso la destra stragista che in effetti, come sappiamo, aveva eseguito la strage. Anche qui vale lo stesso quesito: a chi giova? Agli esecutori effettivi o ai loro mandanti? O a entrambi?
Secondo la memoria "gli "anticipi" di Gelli a Tedeschi di cui al documento "Bologna" e all'altro appunto rinvenuto addosso al gran maestro trovano, dunque, precisi riscontri nella campagna di stampa del giornale "Il Borghese" testé esaminata. Non deve, inoltre, stupire se gli articoli ispirati da Gelli a Tedeschi e da Pazienza a Dell'Amico e Barberi siano, tra loro, in perfetta sintonia anche temporale. L'armonia delle strategie, anche mediatiche, di Gelli e Pazienza si spiega non solo e non tanto con la loro comune appartenenza al medesimo ambiente massonico e con l'intraneità di Pazienza al SISMI diretto da un piduista controllato dal "venerabile maestro ", quanto con i precisi legami di entrambi i personaggi con gli ambienti politici dell'amministrazione USA.
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